01: “I fatti di Rovereta,” ovvero la storia del golpe contro il governo social-comunista di San Marino
May 10, 2021 ·
15m 42s
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San Marino, 19 settembre 1957. Alle ore 15 si dovrebbero eleggere i due Capitani Reggenti, la principale carica istituzionale sammarinese. Una nuova maggioranza si presenta al palazzo del Governo dove...
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San Marino, 19 settembre 1957. Alle ore 15 si dovrebbero eleggere i due Capitani Reggenti, la principale carica istituzionale sammarinese. Una nuova maggioranza si presenta al palazzo del Governo dove trova la Forza Pubblica, con le armi in pugno, a impedirgli l’ingresso. Sul colonnato antistante l’ingresso del Palazzo è visibile un comunicato, affisso 3 minuti prima, per ordine dei Capitani Reggenti, secondo cui il Consiglio Grande e Generale è da considerarsi sciolto e vengono indette nuove elezioni.
Cominciano così i fatti di Rovereta.
Pochi ricordano che alla fine degli anni ‘50 San Marino è stata al centro di un vero e proprio intrigo internazionale. Stati Uniti e Italia, con la minaccia delle armi e con un embargo militare, hanno fatto crollare nel 1957 l’unico governo a guida socialcomunista a ovest della cortina di ferro: quello sammarinese.
Malgrado i continui boicottaggi, infatti, la piccola repubblica è stata guidata da governi socialcomunisti dal 1945 al 1957, vincendo tutte le tornate elettorali. Alle elezioni del 1955, le ultime svoltesi prima dei fatti di Rovereta, il fronte popolare formato da comunisti e socialisti era riuscito a prendere il 60% dei voti, confermando la subalternità della Democrazia cristiana locale.
Sfruttando le divisioni interne al movimento operaio internazionale dopo i fatti di Budapest del 1956, la Dc riesce però a causare la defezione di un pezzo di maggioranza rossa: un gruppo di 5 deputati socialisti decide di abbandonare il governo e di andare all’opposizione, guidata dai democristiani — fatto che innescherà la crisi costituzionale del 19 settembre.
Nell’estate del 1957 il segretario della Dc sammarinese Bigi è invitato nientemeno che dal vicepresidente Richard Nixon a visitare gli Stati Uniti. Al suo ritorno, con l’aiuto del governo statunitense e quello italiano, la Democrazia Cristiana sammarinese è risoluta a finire lo stallo che si trascina dalla crisi d’Ungheria e a dare la spallata decisiva alla giunta rossa. Con le buone o con le cattive.
Testi di Peter Kleckner
con Laura Salvi e Peter Kleckner
registrazione Federico Cuscunà
produzione di Federico Cuscunà e Stefano Colombo
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Cominciano così i fatti di Rovereta.
Pochi ricordano che alla fine degli anni ‘50 San Marino è stata al centro di un vero e proprio intrigo internazionale. Stati Uniti e Italia, con la minaccia delle armi e con un embargo militare, hanno fatto crollare nel 1957 l’unico governo a guida socialcomunista a ovest della cortina di ferro: quello sammarinese.
Malgrado i continui boicottaggi, infatti, la piccola repubblica è stata guidata da governi socialcomunisti dal 1945 al 1957, vincendo tutte le tornate elettorali. Alle elezioni del 1955, le ultime svoltesi prima dei fatti di Rovereta, il fronte popolare formato da comunisti e socialisti era riuscito a prendere il 60% dei voti, confermando la subalternità della Democrazia cristiana locale.
Sfruttando le divisioni interne al movimento operaio internazionale dopo i fatti di Budapest del 1956, la Dc riesce però a causare la defezione di un pezzo di maggioranza rossa: un gruppo di 5 deputati socialisti decide di abbandonare il governo e di andare all’opposizione, guidata dai democristiani — fatto che innescherà la crisi costituzionale del 19 settembre.
Nell’estate del 1957 il segretario della Dc sammarinese Bigi è invitato nientemeno che dal vicepresidente Richard Nixon a visitare gli Stati Uniti. Al suo ritorno, con l’aiuto del governo statunitense e quello italiano, la Democrazia Cristiana sammarinese è risoluta a finire lo stallo che si trascina dalla crisi d’Ungheria e a dare la spallata decisiva alla giunta rossa. Con le buone o con le cattive.
Testi di Peter Kleckner
con Laura Salvi e Peter Kleckner
registrazione Federico Cuscunà
produzione di Federico Cuscunà e Stefano Colombo
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