05 Hanfu, social nazionalismo nella ridistribuzione cinese e lesa maestà in Siam
Jan 24, 2021 ·
34m 4s
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In Thailandia in discussione è l'istituzione della monarchia, ma perché una rivoluzione è già stata compiuta, ma dall'attuale sovrano, che ha preteso di gestire come proprio il tesoro dello stato,...
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In Thailandia in discussione è l'istituzione della monarchia, ma perché una rivoluzione è già stata compiuta, ma dall'attuale sovrano, che ha preteso di gestire come proprio il tesoro dello stato, poi ha assunto il diritto di nominare le alte cariche religiose e infine ha assunto il controllo delle forze militari di Bangkok. Dal paragone tra i due monarchi si è sollevata una sorta di Rivoluzione Culturale. Ecco, cominciamo la puntata di oggi 21 gennaio con la condanna per lesa maestà a 43 anni di carcere a una 65enne, Anchan Preelert, rea di aver insultato la famiglia reale su Facebook e YouTube nei giorni del colpo di stato di Prayuth nel 2014; aveva già patito la carcerazione dal 2015 al 2018 per lo stesso reato e la pena a 87 anni di galera è stata dimezzata, perché si è dichiarata colpevole. Quella legge simbolo del retaggio dell'antico regno del Siam, che ci ricorda che la Thailandia è ancora una monarchia assoluta, è tra gli obiettivi del Free Youth Movement che ha portato in piazza migliaia di giovani il cui mondo di riferimento è completamente avulso da quello della monarchia, pur vivendo la cultura e i ritmi tailandesi. Sabrina Moles ce ne parla anche alla luce dell'aumento del numero di arresti e con nelle cuffie i pezzi dei Rap Against Dictatorship.
Sempre sull’onda dei sovrani siamo passati all’impero del sol levante per affrontare la modalità nipponica di reazione al Covid: il ministro incaricato a occuparsi del piano vaccinale non è quello della Sanità, ma quello delle Riforme, Kono Taro, perché è uno di cui i giapponesi si fidano, perché ha un significato relativo alal considerazione della pandemia che evidentemente viene considerata un’occasione per applicare riforme del sistema socio-sanitario e poi soprattutto perché... Kono Taro è un lobbysta con molti agganci all’estero e nella corsa al vaccino innescata tra i paesi più potenti – e l’ingresso prepotente nella competizione per accaparrarsi più vaccini si è inserita l’America di Biden... Dal Giappone proviene anche la questione nucleare e lo studio di fonti rinnovabili sullo sfondo di Fukushima.
Ma anche la politica cinese guarda al proprio vaccino come potenziale Soft Power Vaccine Diplomacy che può far entrare definitivamente nell’orbita cinese molti paesi più poveri che non vengono considerati da Pfizer o Astra Zenica che intendono trarre il massimo profitto e quindi privilegiano la distribuzione presso chi può pagare. Dunque il vaccino cinese si va diffondendo come profeta di politica e accordi commerciali futuri nei paesi vicini del Sudest asiatico e in Africa; anche sottraendo dosi al fabbisogno interno. Intanto è in corso una campagna di sensibilizzazione dei cittadini cinesi a evitare spostamenti per il Capodanno cinese (la luna nuova tra l’11 e il 12 febbraio) che l’anno scorso aveva contribuito a diffondere il contagio.
Quando si comincia ad affrontare la politica cinese si deve mettere in relazione al rapporto con gli Usa. L’ultimo gesto dell’amministrazione Trump è stato quello di accusare di “genocidio” i sistemi applicati dal regime di Xi nei confronti delle popolazioni dello Xingiang. Ma anche i primi gesti di Biden sono risultati altrettanto muscolari: Avril Haines, ex vicedirettrice della Cia, candidata alla guida della National Intelligence, ha rilasciato un discorso che lascia presagire il proseguimento di una linea dura nei confronti di Pechino. «Il nostro approccio deve evolvere e sostanzialmente adattarsi alla realtà che oggi vede la Cina particolarmente assertiva e aggressiva», ha inoltre sottolineato la necessità di stanziare più risorse per fronteggiare la superpotenza soprattutto in riferimento agli attacchi informatici. E questo ci porta a riprendere la questione delle piattaforme social così diffuse in Cina e attraverso le quali passa ogni gesto quotidiano: lavoro, svago, spostamenti, informazione, accordi, relazioni... come se si trattasse autenticamente di un paese socialista è stata avanzata la proposta di tassare i proventi pubblicitari dei social e ridistribuirli agli utenti che li producono con il loro uso delle piattaforme. E forse non è un caso che sia riapparso Jack Ma, però anche come testimonial di come e quanto è ammessa l’esposizione pubblica (e quindi politica) di un tycoon a Pechino.
Da ultimo affrontiamo il fenomeno dell’Hanfu, cioè il recupero dei costumi delal tradizione classica dell’era Han, che al di là del folklore ha un valore nazionalista, di appartenenza etnica han e soprattutto di... business
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Sempre sull’onda dei sovrani siamo passati all’impero del sol levante per affrontare la modalità nipponica di reazione al Covid: il ministro incaricato a occuparsi del piano vaccinale non è quello della Sanità, ma quello delle Riforme, Kono Taro, perché è uno di cui i giapponesi si fidano, perché ha un significato relativo alal considerazione della pandemia che evidentemente viene considerata un’occasione per applicare riforme del sistema socio-sanitario e poi soprattutto perché... Kono Taro è un lobbysta con molti agganci all’estero e nella corsa al vaccino innescata tra i paesi più potenti – e l’ingresso prepotente nella competizione per accaparrarsi più vaccini si è inserita l’America di Biden... Dal Giappone proviene anche la questione nucleare e lo studio di fonti rinnovabili sullo sfondo di Fukushima.
Ma anche la politica cinese guarda al proprio vaccino come potenziale Soft Power Vaccine Diplomacy che può far entrare definitivamente nell’orbita cinese molti paesi più poveri che non vengono considerati da Pfizer o Astra Zenica che intendono trarre il massimo profitto e quindi privilegiano la distribuzione presso chi può pagare. Dunque il vaccino cinese si va diffondendo come profeta di politica e accordi commerciali futuri nei paesi vicini del Sudest asiatico e in Africa; anche sottraendo dosi al fabbisogno interno. Intanto è in corso una campagna di sensibilizzazione dei cittadini cinesi a evitare spostamenti per il Capodanno cinese (la luna nuova tra l’11 e il 12 febbraio) che l’anno scorso aveva contribuito a diffondere il contagio.
Quando si comincia ad affrontare la politica cinese si deve mettere in relazione al rapporto con gli Usa. L’ultimo gesto dell’amministrazione Trump è stato quello di accusare di “genocidio” i sistemi applicati dal regime di Xi nei confronti delle popolazioni dello Xingiang. Ma anche i primi gesti di Biden sono risultati altrettanto muscolari: Avril Haines, ex vicedirettrice della Cia, candidata alla guida della National Intelligence, ha rilasciato un discorso che lascia presagire il proseguimento di una linea dura nei confronti di Pechino. «Il nostro approccio deve evolvere e sostanzialmente adattarsi alla realtà che oggi vede la Cina particolarmente assertiva e aggressiva», ha inoltre sottolineato la necessità di stanziare più risorse per fronteggiare la superpotenza soprattutto in riferimento agli attacchi informatici. E questo ci porta a riprendere la questione delle piattaforme social così diffuse in Cina e attraverso le quali passa ogni gesto quotidiano: lavoro, svago, spostamenti, informazione, accordi, relazioni... come se si trattasse autenticamente di un paese socialista è stata avanzata la proposta di tassare i proventi pubblicitari dei social e ridistribuirli agli utenti che li producono con il loro uso delle piattaforme. E forse non è un caso che sia riapparso Jack Ma, però anche come testimonial di come e quanto è ammessa l’esposizione pubblica (e quindi politica) di un tycoon a Pechino.
Da ultimo affrontiamo il fenomeno dell’Hanfu, cioè il recupero dei costumi delal tradizione classica dell’era Han, che al di là del folklore ha un valore nazionalista, di appartenenza etnica han e soprattutto di... business
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Author | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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