#22 Mettersi in gioco e il flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
May 2, 2022 ·
7m 6s
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Description
Attraverso il gioco, l'essere umano esplora, conosce la realtà, si confronta con il presente e con l'ambiente, si esprime. Questo lo fa il bambino, ma l'adulto cosa fa? Lo stesso!...
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Attraverso il gioco, l'essere umano esplora, conosce la realtà, si confronta con il presente e con l'ambiente, si esprime. Questo lo fa il bambino, ma l'adulto cosa fa? Lo stesso! Il nostro cervello si evolve ma non butta via ciò che ha guadagnato nel corso della sua esperienza. Perciò anche per l'adulto mettersi in gioco significa tanto: significa accettare di essere veramente presente e di imparare da ciò che ho davanti.
Ogni volta che siamo nel fenomeno flamenco, che stiamo ballando, suonando o cantando flamenco, ci mettiamo in gioco perché non sappiamo che cosa succederà esattamente: non si può essere certi che tutto andrà nel verso preventivato, che tutto verrà "bene". Certamente, se le nostre capacità tecniche sono più precise, sono più elevate, sarà meno rischioso e magari l'errore (sempre tra virgolette, perché poi errore a volte è una variante, comunque interessante, accettabile, anzi, magari tante volte è pure migliore rispetto a ciò che avevamo preventivato).
Quanto più la nostra tecnica è evoluta e tanto più sarà possibile recuperare di fronte ad un errore o di fronte all'imprevisto. Il fatto stesso che la musica nel flamenco sia totalmente dal vivo e che sia totalmente legata all'improvvisazione e alla risposta che un musicista dà all'altro ci dice chiarissimamente che bisogna tenere attenzione tantissimo al momento presente ed essere dentro di sé.
Se io mi aspetto che i musicisti suonino una certa cosa, poi rimango spiazzata se devo ballare o se devo cantare. Allora mi conviene non aspettarmi niente e semplicemente godermi la famosa crema di fagioli che trovo davanti a me, o di cioccolato, che trovo davanti a me e vedere un po' che cos'è!
Il flamenco non è scritto! Perciò, qual è lo spartito? Lo spartito è il sentire, è la comunicazione, la lettura dei segnali della comunicazione e quindi la conoscenza, l'abitudine. Ci sono dei segnali che i ballerini inviano, che i musicisti stessi inviano tra di loro e tutto questo ha molto a che fare con l'intenzione: se l'intenzione mi è chiara, allora ci riuscirò ad esprimere con chiarezza attraverso il mio gesto, attraverso il mio suono, qual è appunto la mia intenzione.
E' chiaro che se non ho il coraggio di essere, non ho il coraggio di esistere, anche la mia intenzione non sarà chiara e non riuscirò quindi a godermi la situazione, non riuscirò a "estar a gusto", come si dice in Spagna (e fra l'altro questa espressione che si riferisce proprio al gusto mi piace molto).
Metterci in gioco è una cosa davvero particolare che spesso ci fa molta paura perché significa mettersi come nudi di fronte a qualcosa e non nasconderci più. Tirar fuori esattamente ciò che siamo. Il flamenco ci chiede tantissimo di metterci in gioco, fuori dalla nostra abitudine fuori dalla nostra zona di comfort, fuori da quella zona in cui ci sentiamo protetti da una maschera.
Schiller diceva che l'uomo è davvero serio solamente quando gioca. In effetti è proprio così: solamente quando ci mettiamo in gioco possiamo imparare. Imparare a vivere! La vita è una scuola, è una scuola di se stessa. Ogni volta che ci mettiamo in gioco impariamo delle cose su di noi e sulla vita stessa e questo ci aiuta a trovare degli strumenti che ci permettono di andare avanti sul nostro percorso, e di imparare. Soprattutto di evolverci.
Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Accanto a questo mi occupo di tantissime altre materie, tra cui la psicologia, l'anatomia, la neurologia, le neuroscienze. Nella mia formazione universitaria ho frequentato la scuola di psicomotricità dell'Ospedale Policlinico di Milano, e questo mi pone sempre da un punto di vista terapeutico: sarà una deformazione professionale? Mettersi in gioco ha molto a che fare con la psicomotricità e quindi per me è una modalità di vita.
Trovare nel flamenco questo aspetto di mettersi in gioco è molto prezioso per me. Da psicomotricista affermo la necessità di mettersi in gioco. Il gioco come forma di apprendimento, il gioco come scuola di vita. Nel momento in cui stiamo giocando, stiamo sperimentando, ed è attraverso questa esperienza della vita che impariamo.
Il flamenco significa metterci in gioco, buttarci, improvvisare, trovare tutto ciò che ci permette di esprimere quella parte di noi che altrimenti rimarrebbe totalmente in silenzio. Nel momento in cui sto agendo, se ho sempre in mente che cosa dovrei ottenere e non mi godo che cosa c'è, molto spesso la cosa non funziona! Non solo nel flamenco, in generale direi nella vita!
Il flamenco prepotentemente ci obbliga ad essere presenti. Se poi immaginiamo di metterci su un palcoscenico e di esibire il nostro flamenco di fronte a delle altre persone, allora sì che mettiamo in discussione tutto il nostro essere e ci mettiamo a nudo, prendendoci un rischio tremendo: quello di mostrare davvero profondamente al mondo chi siamo.
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Ogni volta che siamo nel fenomeno flamenco, che stiamo ballando, suonando o cantando flamenco, ci mettiamo in gioco perché non sappiamo che cosa succederà esattamente: non si può essere certi che tutto andrà nel verso preventivato, che tutto verrà "bene". Certamente, se le nostre capacità tecniche sono più precise, sono più elevate, sarà meno rischioso e magari l'errore (sempre tra virgolette, perché poi errore a volte è una variante, comunque interessante, accettabile, anzi, magari tante volte è pure migliore rispetto a ciò che avevamo preventivato).
Quanto più la nostra tecnica è evoluta e tanto più sarà possibile recuperare di fronte ad un errore o di fronte all'imprevisto. Il fatto stesso che la musica nel flamenco sia totalmente dal vivo e che sia totalmente legata all'improvvisazione e alla risposta che un musicista dà all'altro ci dice chiarissimamente che bisogna tenere attenzione tantissimo al momento presente ed essere dentro di sé.
Se io mi aspetto che i musicisti suonino una certa cosa, poi rimango spiazzata se devo ballare o se devo cantare. Allora mi conviene non aspettarmi niente e semplicemente godermi la famosa crema di fagioli che trovo davanti a me, o di cioccolato, che trovo davanti a me e vedere un po' che cos'è!
Il flamenco non è scritto! Perciò, qual è lo spartito? Lo spartito è il sentire, è la comunicazione, la lettura dei segnali della comunicazione e quindi la conoscenza, l'abitudine. Ci sono dei segnali che i ballerini inviano, che i musicisti stessi inviano tra di loro e tutto questo ha molto a che fare con l'intenzione: se l'intenzione mi è chiara, allora ci riuscirò ad esprimere con chiarezza attraverso il mio gesto, attraverso il mio suono, qual è appunto la mia intenzione.
E' chiaro che se non ho il coraggio di essere, non ho il coraggio di esistere, anche la mia intenzione non sarà chiara e non riuscirò quindi a godermi la situazione, non riuscirò a "estar a gusto", come si dice in Spagna (e fra l'altro questa espressione che si riferisce proprio al gusto mi piace molto).
Metterci in gioco è una cosa davvero particolare che spesso ci fa molta paura perché significa mettersi come nudi di fronte a qualcosa e non nasconderci più. Tirar fuori esattamente ciò che siamo. Il flamenco ci chiede tantissimo di metterci in gioco, fuori dalla nostra abitudine fuori dalla nostra zona di comfort, fuori da quella zona in cui ci sentiamo protetti da una maschera.
Schiller diceva che l'uomo è davvero serio solamente quando gioca. In effetti è proprio così: solamente quando ci mettiamo in gioco possiamo imparare. Imparare a vivere! La vita è una scuola, è una scuola di se stessa. Ogni volta che ci mettiamo in gioco impariamo delle cose su di noi e sulla vita stessa e questo ci aiuta a trovare degli strumenti che ci permettono di andare avanti sul nostro percorso, e di imparare. Soprattutto di evolverci.
Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985. Accanto a questo mi occupo di tantissime altre materie, tra cui la psicologia, l'anatomia, la neurologia, le neuroscienze. Nella mia formazione universitaria ho frequentato la scuola di psicomotricità dell'Ospedale Policlinico di Milano, e questo mi pone sempre da un punto di vista terapeutico: sarà una deformazione professionale? Mettersi in gioco ha molto a che fare con la psicomotricità e quindi per me è una modalità di vita.
Trovare nel flamenco questo aspetto di mettersi in gioco è molto prezioso per me. Da psicomotricista affermo la necessità di mettersi in gioco. Il gioco come forma di apprendimento, il gioco come scuola di vita. Nel momento in cui stiamo giocando, stiamo sperimentando, ed è attraverso questa esperienza della vita che impariamo.
Il flamenco significa metterci in gioco, buttarci, improvvisare, trovare tutto ciò che ci permette di esprimere quella parte di noi che altrimenti rimarrebbe totalmente in silenzio. Nel momento in cui sto agendo, se ho sempre in mente che cosa dovrei ottenere e non mi godo che cosa c'è, molto spesso la cosa non funziona! Non solo nel flamenco, in generale direi nella vita!
Il flamenco prepotentemente ci obbliga ad essere presenti. Se poi immaginiamo di metterci su un palcoscenico e di esibire il nostro flamenco di fronte a delle altre persone, allora sì che mettiamo in discussione tutto il nostro essere e ci mettiamo a nudo, prendendoci un rischio tremendo: quello di mostrare davvero profondamente al mondo chi siamo.
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Author | Sabina Todaro |
Organization | Sabina Todaro |
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