266 - L’UMILTÁ L’Umiltà in Genere
Nov 5, 2022 ·
8m 38s
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Description
Chi si esalta sarà umiliato; chi si umilia sarà esaltato. Queste parole le “grida la divina scrittura” dice san Benedetto, le grida così forte e chiaro si può dire, che...
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Chi si esalta sarà umiliato; chi si umilia sarà esaltato. Queste parole le “grida la divina scrittura” dice san Benedetto, le grida così forte e chiaro si può dire, che non si può dubitare che, seguendole fedelmente si raggiungerà con sicurezza alle vette della santità.
Modificando il detto di Demostene, dichiara sant’Agostino: “Se mi chiedi qual è la virtù la più importante, rispondo l’umiltà; se mi chiedi qual è la seconda più importante, rispondo l’umiltà; se mi chiedi la terza, rispondo l’umiltà, e così via.” Lo stesso santo insegna che se vogliamo che l’edificio spirituale sia alto, si deve basare su fondamenta profonde; e più alto lo vogliamo, più profonde devono essere le fondamenta; e queste fondamenta sono l’umiltà.
Tuttavia l’umiltà non è fine a sé stessa, bensì mezzo per un fine, che è la carità, la Regina di tutte le virtù. L’umiltà opera in questo modo: removens prohibens, togliendo gli ostacoli, ossia gli ostacoli alla carità.
Si può definire la superbia come guardare un dono di Dio come se fosse qualcosa di proprio. I doni si distinguono in naturali come l’intelligenza, i talenti, la bellezza, una natura amichevole, e sovrannaturali: la virtù della speranza per esempio. Perché mi vanto dunque della mia natura amichevole ad esempio? “Cos’hai che non hai ricevuto? chiede san Paolo, “e se l’hai ricevuto, perche ti vanti come se non lo avessi ricevuto?”
Sul livello più profondo, la superbia consiste nel dirigere la volontà via da Dio verso sé stessi: per compiacersi non di Dio, Bene Infinito, donatore di tutti i doni, bensì di sé stessi, beni finiti. Questo era il dramma di Lucifero, il dramma di Adamo e di Eva, ed è il dramma pure di ognuno di noi.
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Modificando il detto di Demostene, dichiara sant’Agostino: “Se mi chiedi qual è la virtù la più importante, rispondo l’umiltà; se mi chiedi qual è la seconda più importante, rispondo l’umiltà; se mi chiedi la terza, rispondo l’umiltà, e così via.” Lo stesso santo insegna che se vogliamo che l’edificio spirituale sia alto, si deve basare su fondamenta profonde; e più alto lo vogliamo, più profonde devono essere le fondamenta; e queste fondamenta sono l’umiltà.
Tuttavia l’umiltà non è fine a sé stessa, bensì mezzo per un fine, che è la carità, la Regina di tutte le virtù. L’umiltà opera in questo modo: removens prohibens, togliendo gli ostacoli, ossia gli ostacoli alla carità.
Si può definire la superbia come guardare un dono di Dio come se fosse qualcosa di proprio. I doni si distinguono in naturali come l’intelligenza, i talenti, la bellezza, una natura amichevole, e sovrannaturali: la virtù della speranza per esempio. Perché mi vanto dunque della mia natura amichevole ad esempio? “Cos’hai che non hai ricevuto? chiede san Paolo, “e se l’hai ricevuto, perche ti vanti come se non lo avessi ricevuto?”
Sul livello più profondo, la superbia consiste nel dirigere la volontà via da Dio verso sé stessi: per compiacersi non di Dio, Bene Infinito, donatore di tutti i doni, bensì di sé stessi, beni finiti. Questo era il dramma di Lucifero, il dramma di Adamo e di Eva, ed è il dramma pure di ognuno di noi.
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