39 - Rimborsabilità di durvalumab più gemcitabina e cisplatino in prima linea nel tumore delle vie biliari non resecabile o metastatico
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A cura di Valentina Zanuso (MI) Il carcinoma delle vie biliari rappresenta un gruppo eterogeneo di patologie che comprende il colangiocarcinoma intra ed extraepatico, il carcinoma della colecisti e dell’ampolla...
show moreIl carcinoma delle vie biliari rappresenta un gruppo eterogeneo di patologie che comprende il colangiocarcinoma intra ed extraepatico, il carcinoma della colecisti e dell’ampolla di Vater. Viene generalmente diagnosticato in stadio avanzato e l’associazione di cisplatino e gemcitabina ha rappresentato lo standard di cura nell’ultimo decennio. L’immunoterapia ha cambiato lo scenario terapeutico di molte neoplasie solide, incluso il carcinoma delle vie biliari.
Il 17 febbraio 2024 durvalumab ha ottenuto da parte di AIFA la rimborsabilità in associazione a cisplatino e gemcitabina per il trattamento di prima linea di pazienti affetti da carcinoma delle vie biliari non resecabile o metastatico.
A supporto di questa approvazione i dati dello studio di fase III TOPAZ-1 che randomizzava pazienti non pretrattati a ricevere durvalumab o placebo in associazione a cisplatino e gemcitabina. Il vantaggio di sopravvivenza è risultato statisticamente significativo a favore del braccio sperimentale con una median overall survival (mOS) di 12,8 versus 11,5 mesi e una median progression-free survival (mPFS) di 7,2 versus 5,7 mesi. Il beneficio è stato osservato indipendentemente dalla sede della neoplasia e dall’espressione di PD-L1. Le principali tossicità immuno-mediate di qualsiasi grado sono state rappresentate da ipotiroidismo (5,9%) e rash (3,6%), con un tasso di eventi avversi immuno-mediati di grado 3-4 del 2,4%.
Quale è la rilevanza pratica di questa nuova rimborsabilità?
Per la prima volta, una combinazione a base di chemioimmunoterapia ha mostrato un beneficio clinicamente significato in termini di miglioramento della sopravvivenza globale nel carcinoma avanzato delle vie biliari. Durvalumab è entrato nello scenario terapeutico come standard di prima linea in associazione a chemioterapia. Con l’introduzione dell’immunoterapia in questo setting risulterà fondamentale definire nuovi biomarcatori sulla base dei quali selezionare i pazienti in grado di beneficiare maggiormente del trattamento.
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