8° Racconto Bendato _ Vittoria _ seconda parte
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Description
"Dalla cima del grattacielo Vittoria si sentiva sicura e sola. Come fosse nata quello stesso giorno. Era il giorno perfetto per morire. Immaginava il suo corpo scomposto al suolo, il...
show moreEra il giorno perfetto per morire.
Immaginava il suo corpo scomposto al suolo, il momento dell'impatto con il cemento e quell'espressione tragica che hanno i volti dei suicidi nei film. “Il problema non è la caduta ma l'atterraggio” si diceva tra se e se. Immaginava i pensieri veloci che le avrebbero attraversato la testa durante la discesa dei 39 piani, a testa in giù, forse, come un tuffo carpiato. Oppure il nulla, magari per la prima volta la sua testa avrebbe smesso di formulare ragionamenti su ragionamenti e si sarebbe spenta finalmente. Che rumore avrebbe fatto, forse impercettibile, in mezzo ai clacson e alle sirene. Spalmata sul marciapiede come un animale sventrato il giorno di Pasqua.
Chissà se gli occhi, come biglie, sarebbero rotolati per qualche centimetro, chissà se avrebbero conservato quel velo di tristezza e insolenza. Forse durante la caduta avrebbe intonato quella canzone, quella che dice “Eri nello splendore della vita e non vedesti che notte infinita, la notte dei dolori e della fame che incombe sull'immenso uman carname”, oppure un lungo silenzio. Si chiedeva se si sarebbe pisciata addosso come gli impiccati.
D'improvviso ricordava le botte in testa da far sanguinare, il rumore dei gas che toccavano terra. E a quanto le mancava quella sensazione di correre con il sangue in gola e gli occhi che bruciavano e intorno l'odore acre dei lacrimogeni. Ricordava gli occhi rossi, i piedi che pestavano il fango alle feste senza mai fermarsi, i sorrisi chimici tirati, le mascelle strette che - aveva promesso quel capodanno - non avrebbe voluto rivedere mai.
Ricordava il dolore delle perdite, lo sgradito colore delle giornate di addio.
Ricordava l'odore delle case di chi la casa la stava perdendo. La testa che girava chiedendosi "chi-come-perché". I ricordi di Facebook sono tante facce che ridono.
Pensava alle orchidee di casa sua con cui parlava, al suo amico con gli occhi di pasta sfoglia il sabato sera.
There is a light that never goes out... Pensava a quando la cantavano insieme, stonati, felici, leggeri e a quando la cantavano da soli, ma straordinari e eterei come allora e immortali, erano immortali in quegli istanti, ma non lo sapevano e non gliene fregava nulla e sentivano che c'era tutto il mondo lì, in quel presente, ora passato, in cui si ballava. In cui si ballerà. In altri presenti. Si ballerà. Sognare orologi che s'infrangono, dormire seduti sul letto, svegliarsi avvolti dalla nebbia. Smettere di sperare, perdere tutti i pullman e ascoltare ancora una volta "Rise Above" dei Black Flag, prima di veder sorgere il sole. Dalla seconda cintura al centro, in viaggio.
Pensava a suo padre, al fatto che stava lentamente cancellando ogni ogni giorno qualcosa di lui, come una goccia che cade su una tela disegnata e si porta via il colore. Le erano venute delle fitte allo stomaco come dopo un'abbuffata. Pensava che in effetti era riuscita raramente ad alzarsi da tavola con un poco di appetito. Era il momento di saltare."
Racconti Bendati scritti da Stephania Giacobone.
Reading con la splendida voce di Tamara Malgaroli.
Le illustrazioni di ciascun episodio sono opere di Simonetta Pedicillo della serie dei Disegni Bendati.
Tre donne. Scrittura, lettura, disegno. Tre arti che si uniscono con passione.
Information
Author | Stephania Giacobone |
Organization | Stephania Giacobone |
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