#9 La tecnica nel flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
Mar 18, 2022 ·
8m 56s
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Description
Quando ci si avvicina al flamenco appare immediatamente molto difficile tecnicamente sia dal punto di vista della danza che della musica. Questa difficoltà ci colpisce e ci porta a ritenere...
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Quando ci si avvicina al flamenco appare immediatamente molto difficile tecnicamente sia dal punto di vista della danza che della musica. Questa difficoltà ci colpisce e ci porta a ritenere che sia proprio questa la migliore qualità del flamenco.
Spesso soprattutto gli stranieri che praticano il flamenco si dedicano a raffinare la propria esecuzione tecnica senza curarsi di alimentare invece le proprie capacità espressive, che vengono invece date per scontate, una volta acquisita, appunto, la tecnica, quasi come se l'interpretazione dovesse o potesse venire incollata su questa base. E se invece fosse vero il contrario?
Ogni persona che si avvicina a questa forma d'arte non più come spettatore ma come artista, o come praticante, immediatamente si ritrova di fronte ad una barriera molto grande, che è quella della difficoltà tecnica, e molte persone si focalizzano tanto sulla difficoltà perché noi occidentali siamo proprio educati a vedere la difficoltà prima di tutto il resto, come se fosse sotto una lente d'ingrandimento, per il nostro cervello, il nostro modo di intendere la vita.
Ma cosa vuole il flamenco da noi? Questa è una domanda è una domanda su cui fare qualche riflessione. Che cosa vuole il flamenco da noi?
Vuole che impariamo tecnicamente, che siamo molto bravi, che siamo dei virtuosi? Ma il concetto di essere degli artisti non è poi così elevato, non è che un artista sia una persona su dieci milioni ed è uno che ha una dote incredibile. Nel flamenco, qualunque persona, in realtà, può essere artista. Anzi, è giusto che ognuno di noi tiri fuori quella parte artistica che ha dentro, quella parte creativa, quella parte comunicativa ed emozionale che ha dentro, e che la esprima attraverso questa forma, quindi attraverso la musica, o attraverso la danza. Altrimenti io sarò una fotocopia sbiadita di qualcun altro.
Molto spesso, nell'approcciare lo studio di questa forma d'arte, tendiamo a cercare di essere la copia di qualcos'altro o di qualcun altro, pensando che noi, così come siamo, non andiamo bene. In particolare, mi riferisco a tutte le persone che ballano, che forse, essendo il mio campo, conosco di più e ho osservato di più.
Sulla chitarra si vede benissimo basta parlare con un insegnante di chitarra flamenca e ve lo confermerà: tutte le persone che iniziano a studiare chitarra flamenca vogliono suonare qualcosa di Paco de Lucía, come se fosse la cosa più semplice da cui cominciare. Le forme sono un veicolo facile, sono un veicolo che non ci mette tanto in discussione, che non richiede che noi stiamo attenti a noi stessi e che capiamo cosa sta succedendo dentro di noi. Quindi le forme, siccome sono astratte, ci sembrano più accessibili rispetto ai contenuti. Invece il flamenco non vuole le forme: il flamenco vuole il cuore.
Qual è lo scopo del flamenco, quindi? Il flamenco è solo una strada per essere presenti, godersela ed essere se stessi molto semplicemente, senza somigliare a nessun altro. Ed è essere proprio orgogliosamente, anzi, fieramente, perché magari la parola "orgoglioso" ha anche delle valenze negative, che la parola "fiero" non ha, quindi fieramente me stesso. Chi sono? Sono bianco, giallo, verde, non importa: esprimo ciò che sono, ciò che sento e sono presente e ne faccio dono a chi è intorno a me.
Questa visione del flamenco in realtà è molto poco comune oggigiorno, anche perché, per esigenze di spettacolo, molto spesso gli artisti stessi cominciano a fare cose sempre più difficili tecnicamente e ne fanno un punto d'onore, a volte, di fare qualcosa di strano, di particolare, di tremendamente difficile e noi vediamo solo quello, alla fine. Vediamo solo la parte razionale.
Molto spesso sembra invece che la tecnica sia il fine: "devo studiare tanto perché così farò dei movimenti molto puliti!" Se i movimenti sono molto puliti, il flamenco è morto! "Devo studiare tanto perché i suoni che io emetto con la mia chitarra siano proprio precisi perfetti!" Quella precisione si chiama freddezza nel flamenco e, mancando il cuore, muore il flamenco. Quindi non ci resta che fare l'unica cosa che il flamenco vuole da noi, cioè che siamo noi stessi.
Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco da lontanissimo 1985. Accanto al flamenco mi occupo di danze e musiche del mondo arabo e a tutta una serie di materie tra cui anatomia, neurologia, le neuroscienze e tutto il funzionamento, diciamo, psicologico del movimento e del corpo, e dell'apprendimento. Sono molto appassionata dal fatto di mettere in comune tutte queste discipline che tanto amo. Questo lo faccio quotidianamente, attraverso le mie lezioni: amo diffondere il più possibile questo modo di pensare al corpo, alla danza e centralmente al flamenco, che non si ferma alla semplice tecnica. Se l'apparenza è tutto e manca la sostanza, è un po' come il famoso fumo senza arrosto.
La tecnica è soltanto la forma.
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Spesso soprattutto gli stranieri che praticano il flamenco si dedicano a raffinare la propria esecuzione tecnica senza curarsi di alimentare invece le proprie capacità espressive, che vengono invece date per scontate, una volta acquisita, appunto, la tecnica, quasi come se l'interpretazione dovesse o potesse venire incollata su questa base. E se invece fosse vero il contrario?
Ogni persona che si avvicina a questa forma d'arte non più come spettatore ma come artista, o come praticante, immediatamente si ritrova di fronte ad una barriera molto grande, che è quella della difficoltà tecnica, e molte persone si focalizzano tanto sulla difficoltà perché noi occidentali siamo proprio educati a vedere la difficoltà prima di tutto il resto, come se fosse sotto una lente d'ingrandimento, per il nostro cervello, il nostro modo di intendere la vita.
Ma cosa vuole il flamenco da noi? Questa è una domanda è una domanda su cui fare qualche riflessione. Che cosa vuole il flamenco da noi?
Vuole che impariamo tecnicamente, che siamo molto bravi, che siamo dei virtuosi? Ma il concetto di essere degli artisti non è poi così elevato, non è che un artista sia una persona su dieci milioni ed è uno che ha una dote incredibile. Nel flamenco, qualunque persona, in realtà, può essere artista. Anzi, è giusto che ognuno di noi tiri fuori quella parte artistica che ha dentro, quella parte creativa, quella parte comunicativa ed emozionale che ha dentro, e che la esprima attraverso questa forma, quindi attraverso la musica, o attraverso la danza. Altrimenti io sarò una fotocopia sbiadita di qualcun altro.
Molto spesso, nell'approcciare lo studio di questa forma d'arte, tendiamo a cercare di essere la copia di qualcos'altro o di qualcun altro, pensando che noi, così come siamo, non andiamo bene. In particolare, mi riferisco a tutte le persone che ballano, che forse, essendo il mio campo, conosco di più e ho osservato di più.
Sulla chitarra si vede benissimo basta parlare con un insegnante di chitarra flamenca e ve lo confermerà: tutte le persone che iniziano a studiare chitarra flamenca vogliono suonare qualcosa di Paco de Lucía, come se fosse la cosa più semplice da cui cominciare. Le forme sono un veicolo facile, sono un veicolo che non ci mette tanto in discussione, che non richiede che noi stiamo attenti a noi stessi e che capiamo cosa sta succedendo dentro di noi. Quindi le forme, siccome sono astratte, ci sembrano più accessibili rispetto ai contenuti. Invece il flamenco non vuole le forme: il flamenco vuole il cuore.
Qual è lo scopo del flamenco, quindi? Il flamenco è solo una strada per essere presenti, godersela ed essere se stessi molto semplicemente, senza somigliare a nessun altro. Ed è essere proprio orgogliosamente, anzi, fieramente, perché magari la parola "orgoglioso" ha anche delle valenze negative, che la parola "fiero" non ha, quindi fieramente me stesso. Chi sono? Sono bianco, giallo, verde, non importa: esprimo ciò che sono, ciò che sento e sono presente e ne faccio dono a chi è intorno a me.
Questa visione del flamenco in realtà è molto poco comune oggigiorno, anche perché, per esigenze di spettacolo, molto spesso gli artisti stessi cominciano a fare cose sempre più difficili tecnicamente e ne fanno un punto d'onore, a volte, di fare qualcosa di strano, di particolare, di tremendamente difficile e noi vediamo solo quello, alla fine. Vediamo solo la parte razionale.
Molto spesso sembra invece che la tecnica sia il fine: "devo studiare tanto perché così farò dei movimenti molto puliti!" Se i movimenti sono molto puliti, il flamenco è morto! "Devo studiare tanto perché i suoni che io emetto con la mia chitarra siano proprio precisi perfetti!" Quella precisione si chiama freddezza nel flamenco e, mancando il cuore, muore il flamenco. Quindi non ci resta che fare l'unica cosa che il flamenco vuole da noi, cioè che siamo noi stessi.
Sono Sabina Todaro mi occupo di flamenco da lontanissimo 1985. Accanto al flamenco mi occupo di danze e musiche del mondo arabo e a tutta una serie di materie tra cui anatomia, neurologia, le neuroscienze e tutto il funzionamento, diciamo, psicologico del movimento e del corpo, e dell'apprendimento. Sono molto appassionata dal fatto di mettere in comune tutte queste discipline che tanto amo. Questo lo faccio quotidianamente, attraverso le mie lezioni: amo diffondere il più possibile questo modo di pensare al corpo, alla danza e centralmente al flamenco, che non si ferma alla semplice tecnica. Se l'apparenza è tutto e manca la sostanza, è un po' come il famoso fumo senza arrosto.
La tecnica è soltanto la forma.
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Author | Sabina Todaro |
Organization | Sabina Todaro |
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