Accogliere
Apr 4, 2021 ·
2m 28s
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Description
Puntata 10 – Accogliere La prima maternità è quella che ti butta in campo senza neanche passare per lo spogliatoio. Con la seconda tutti dicono (loro) che vai tranquillo, hai...
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Puntata 10 – Accogliere
La prima maternità è quella che ti butta in campo senza neanche passare per lo spogliatoio. Con la seconda tutti dicono (loro) che vai tranquillo, hai l’esperienza dalla tua parte, si tratta solo di riprendere la mano.
La terza, eh, la terza è quella che accogli.
Accogliere la vita, accogliere uno stravolgimento (ancora) della quotidianità, accogliere nuovi pianti, risate, urla, pensieri, conti alla mano per risparmiare qualcosa qua e là.
In questi giorni è stato proprio il verbo accogliere che mi ha accompagnata nelle ore trascorse con i miei figli. Perché ogni giorno una mamma, un genitore, è chiamato ad accogliere qualcosa che riguarda almeno uno della banda e ha quasi sempre conseguenze pratiche anche su tutti gli altri.
Accogliere cosa e chi, allora? Beh prima di tutto ho riflettuto sul fatto di accogliere una persona sconosciuta nella tua vita. Una persona con la quale affrontare moltissimi giorni, parole, idee. Con la quale cercare di fare bene, di fare forse meglio, con la quale impegnarsi a fondo.
Poi? Accogliere un cambiamento, uno scatto di crescita. Un pensiero segreto, privato, complice, un attimo di chiusura. Oppure no, un’apertura improvvisa, una risata inaspettata e accorgersi, insieme, proprio di quel momento lì, provare a tenerlo vivo nella memoria comune.
Accogliere una grande fedeltà, un piccolo tradimento, il desiderio di fare casa tutti insieme, aprire le braccia un’altra volta, per un altro abbraccio, che sia alla grande, al medio o alla piccola.
Accogliere anche la fatica, certo. Un gesto ripetuto, una azione routinaria e accettare che sì ogni giorno è un po’ simile agli altri, ma prenderla con allegria, o almeno provarci.
Accogliere pure con fatica, quando fisicamente si è stanchi e capita proprio in quel frangente una crisi di gelosia, di pianto, di tristezza senza apparente motivo. Proprio quando vorresti leggere un giornale, mettere la testa su un lavoro o su un progetto.
Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana. E buona Pasqua a tutte e tutti.
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La prima maternità è quella che ti butta in campo senza neanche passare per lo spogliatoio. Con la seconda tutti dicono (loro) che vai tranquillo, hai l’esperienza dalla tua parte, si tratta solo di riprendere la mano.
La terza, eh, la terza è quella che accogli.
Accogliere la vita, accogliere uno stravolgimento (ancora) della quotidianità, accogliere nuovi pianti, risate, urla, pensieri, conti alla mano per risparmiare qualcosa qua e là.
In questi giorni è stato proprio il verbo accogliere che mi ha accompagnata nelle ore trascorse con i miei figli. Perché ogni giorno una mamma, un genitore, è chiamato ad accogliere qualcosa che riguarda almeno uno della banda e ha quasi sempre conseguenze pratiche anche su tutti gli altri.
Accogliere cosa e chi, allora? Beh prima di tutto ho riflettuto sul fatto di accogliere una persona sconosciuta nella tua vita. Una persona con la quale affrontare moltissimi giorni, parole, idee. Con la quale cercare di fare bene, di fare forse meglio, con la quale impegnarsi a fondo.
Poi? Accogliere un cambiamento, uno scatto di crescita. Un pensiero segreto, privato, complice, un attimo di chiusura. Oppure no, un’apertura improvvisa, una risata inaspettata e accorgersi, insieme, proprio di quel momento lì, provare a tenerlo vivo nella memoria comune.
Accogliere una grande fedeltà, un piccolo tradimento, il desiderio di fare casa tutti insieme, aprire le braccia un’altra volta, per un altro abbraccio, che sia alla grande, al medio o alla piccola.
Accogliere anche la fatica, certo. Un gesto ripetuto, una azione routinaria e accettare che sì ogni giorno è un po’ simile agli altri, ma prenderla con allegria, o almeno provarci.
Accogliere pure con fatica, quando fisicamente si è stanchi e capita proprio in quel frangente una crisi di gelosia, di pianto, di tristezza senza apparente motivo. Proprio quando vorresti leggere un giornale, mettere la testa su un lavoro o su un progetto.
Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana. E buona Pasqua a tutte e tutti.
Information
Author | Agnese Fedeli |
Organization | Agnese Fedeli |
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