Design Thinking come processo human centric
Apr 26, 2020 ·
3m 5s
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HAI MAI SENTITO PARLARE DI DESIGN THINKING? Il Design Thinking è quel processo, o percorso, innovativo e iterativo, che migliora nel tempo grazie alla sperimentazione, che integra tecnologie, abilitanti, e...
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HAI MAI SENTITO PARLARE DI DESIGN THINKING?
Il Design Thinking è quel processo, o percorso, innovativo e iterativo, che migliora nel tempo grazie alla sperimentazione, che integra tecnologie, abilitanti, e genera profitto ponendo l’uomo al centro.
È utilizzato per risolvere problemi complessi e/o identificare nuove opportunità di business.
Nasce negli anni ottanta per studiare soluzioni nel campo dell’architettura, ponendo le persone al centro e le loro necessità, per esempio come progettare un’abitazione che soddisfi le reali necessità oppure studiare strutture aziendali per maggior fruibilità degli spazi lavorativi.
Nei primi anni 90’ il professor David Kelley decide di sdoganarlo in tutte le attività di design per processi aziendali riscuotendo un successo imprevisto che ha visto lo sviluppo di questa metodologia in molti continenti.
Il suo approccio si basa sul valutare l’argomento trattato non come un problema ma come un’opportunità basando il processo sulla sintesi più che sull’analisi; i dati sono utilizzati come la base, non necessariamente ex post, su cui costruire i comportamenti futuri e le esigenze da soddisfare, separando la leadership da questo compito.
Le persone (anche i clienti) sono al centro, con le loro necessità, desideri, bisogni ed esigenze nell’unico scopo di soddisfarli.
La metodologia si basa su quattro principi fondamentali:
1)il bisogno, di tutti gli stakeholder interessati, clienti, fornitori, dipendenti, istituzioni ecc.
2)la fattibilità, del progetto, inteso come le capacità e le competenze all’interno dell’azienda, la possibilità economica per la realizzazione, la scalabilità e sostenibilità fino ad atterrare sulle tecnologie disponibili.
3)La redditività del progetto che dovrà generare profitto.
4)L’innovazione, come processo di crescita e miglioramento.
Erroneamente si pensa che i campi di applicazione di questa metodologia siano il design o la creatività legata al marketing, ma in realtà è utilizzata per qualsiasi ambito sia in termini di nuovi progetti, nuovi sviluppi, sia in termini di miglioramento e soluzione a qualche problema espresso o latente.
Come altri processi agile o lean, penso al Growth Hacking o Scrum per esempio, consiste, volendo semplificare, nel creare gruppi di minimo 3 ad un massimo di 9 persone, con profili alcuni multidisciplinari altri verticali, che si incontrano periodicamente per sintetizzare i dati e sviluppare nuovi processi, sempre in divenire, che abbiano come scopo la soddisfazione dei bisogni, latenti e dichiarati, delle persone.
Grazie al Design Thinking è possibile sviluppare il pensiero laterale, la collaborazione, la creatività e la contaminazione che aiuta a supportare la crescita anche del team che vi partecipa; in un processo di lungo periodo, con valori comuni, stimolando la creatività, semplificando i processi decisionali ed in ultimo generando profitto per l’azienda.
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Il Design Thinking è quel processo, o percorso, innovativo e iterativo, che migliora nel tempo grazie alla sperimentazione, che integra tecnologie, abilitanti, e genera profitto ponendo l’uomo al centro.
È utilizzato per risolvere problemi complessi e/o identificare nuove opportunità di business.
Nasce negli anni ottanta per studiare soluzioni nel campo dell’architettura, ponendo le persone al centro e le loro necessità, per esempio come progettare un’abitazione che soddisfi le reali necessità oppure studiare strutture aziendali per maggior fruibilità degli spazi lavorativi.
Nei primi anni 90’ il professor David Kelley decide di sdoganarlo in tutte le attività di design per processi aziendali riscuotendo un successo imprevisto che ha visto lo sviluppo di questa metodologia in molti continenti.
Il suo approccio si basa sul valutare l’argomento trattato non come un problema ma come un’opportunità basando il processo sulla sintesi più che sull’analisi; i dati sono utilizzati come la base, non necessariamente ex post, su cui costruire i comportamenti futuri e le esigenze da soddisfare, separando la leadership da questo compito.
Le persone (anche i clienti) sono al centro, con le loro necessità, desideri, bisogni ed esigenze nell’unico scopo di soddisfarli.
La metodologia si basa su quattro principi fondamentali:
1)il bisogno, di tutti gli stakeholder interessati, clienti, fornitori, dipendenti, istituzioni ecc.
2)la fattibilità, del progetto, inteso come le capacità e le competenze all’interno dell’azienda, la possibilità economica per la realizzazione, la scalabilità e sostenibilità fino ad atterrare sulle tecnologie disponibili.
3)La redditività del progetto che dovrà generare profitto.
4)L’innovazione, come processo di crescita e miglioramento.
Erroneamente si pensa che i campi di applicazione di questa metodologia siano il design o la creatività legata al marketing, ma in realtà è utilizzata per qualsiasi ambito sia in termini di nuovi progetti, nuovi sviluppi, sia in termini di miglioramento e soluzione a qualche problema espresso o latente.
Come altri processi agile o lean, penso al Growth Hacking o Scrum per esempio, consiste, volendo semplificare, nel creare gruppi di minimo 3 ad un massimo di 9 persone, con profili alcuni multidisciplinari altri verticali, che si incontrano periodicamente per sintetizzare i dati e sviluppare nuovi processi, sempre in divenire, che abbiano come scopo la soddisfazione dei bisogni, latenti e dichiarati, delle persone.
Grazie al Design Thinking è possibile sviluppare il pensiero laterale, la collaborazione, la creatività e la contaminazione che aiuta a supportare la crescita anche del team che vi partecipa; in un processo di lungo periodo, con valori comuni, stimolando la creatività, semplificando i processi decisionali ed in ultimo generando profitto per l’azienda.
Information
Author | Valerio Maria Murgolo |
Organization | Valerio Maria Murgolo |
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