Disabile per colpa del vaccino: risarcimento a un ragazzo di 16 anni

Aug 16, 2022 · 11m 17s
Disabile per colpa del vaccino: risarcimento a un ragazzo di 16 anni
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VIDEO: La quarta acca ➜ https://www.youtube.com/watch?v=8pfvRKKgCZM&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1Uxp TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7097 DISABILE PER COLPA DEL VACCINO: RISARCIMENTO A UN RAGAZZO DI 16 ANNI di Claudio Romiti Mentre imperversa la propaganda per...

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VIDEO: La quarta acca ➜ https://www.youtube.com/watch?v=8pfvRKKgCZM&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1Uxp

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7097

DISABILE PER COLPA DEL VACCINO: RISARCIMENTO A UN RAGAZZO DI 16 ANNI di Claudio Romiti
Mentre imperversa la propaganda per la quarta dose di un vaccino ampiamente scaduto, di quando in quando emergono fatti ben poco rassicuranti sull'efficacia e sui rischi del medesimo vaccino a mRNA. Come riportato da un lancio dell'agenzia AdnKronos, un ragazzo pisano di 16 anni, uno sportivo in buona salute, dopo essersi sottoposto ad un'unica dose del vaccino Moderna, ha sviluppato una grave forma di trombocitemia autoimmune, riportando una menomazione permanente dell'integrità psicofisica.
A questa sconvolgente conclusione, dopo un lungo iter, è giunto il Dipartimento militare di Medicina legale di La Spezia, il quale ha riconosciuto senza ombra di dubbio un nesso causale tra la vaccinazione e la succitata patologia invalidante. Dunque, lo sfortunato giovane riceverà un risarcimento dallo Stato per i danni subiti dal vaccino anti-Covid, ai sensi della legge 210/92.
Secondo quanto riporta AdnKronos,la vicenda è stata resa nota dal Codacons, che ha assistito legalmente il ragazzo. A tale proposito l'associazione dei consumatori ha tenuto a sottolineare la adesione incondizionata alla campagna vaccinale, pur battendosi affinché tutti i cittadini danneggiati nella medesima campagna vaccinale vengano adeguatamente indennizzati.
Ma al di là della meritoria iniziativa portata avanti dal Codacons, ciò che è capitato al sedicenne pisano, così come a molte altre persone in buona salute, non deve essere attribuito al solito destino cinico e baro. Qui ci troviamo di fronte ad un clamoroso esempio di danno collaterale, se così vogliamo definirlo, che si poteva tranquillamente evitare semplicemente considerando che i rischi di contrarre il Covid-19 in forma grave per un ragazzo sano, così come un buon numero di studi tenderebbero a dimostrare, sarebbero addirittura assai minori rispetto a quelli legati alla somministrazione dei citati vaccini a mRNa, alias terapie geniche.
Rischi, occorre anche sottolineare, che nel lungo termine non sono stati ovviamente indagati, sebbene da tempo alcuni studiosi ne parlano con una certa preoccupazione. Sta di fatto che, nell'ossessione di smaltire l'inusitata montagna di vaccini acquistati a prezzi proibitivi (19,50 euro per il Pfizer e 25,50 per il Moderna) e tutti tarati su un virus, quello di Wuhan, completamente mutato, si continua ad esporre la popolazione sana a tutta una serie di reazioni avverse, senza apportare alcuna reale protezione nei confronti di un agente patogeno sempre meno aggressivo anche nei riguardi della componente più fragile della società.
In tal senso, i sacrosanti indennizzi che tutte le vittime da vaccino dovranno necessariamente ricevere non potranno mai compensare i danni sociali, psicologici economici ed erariali causati da un regime sanitario che, per costringere tutti a vaccinarsi, quindi anche lo sfortunato ragazzo pisano, ha imposto un abominevole lasciapassare sanitario di stampo stalinista.
L'aver di fatto imposto un obbligo vaccinale surrettizio, pena la sostanziale impossibilità a circolare liberamente, rappresenta un vulnus democratico e costituzionale che non potrà mai essere sanato con un semplice risarcimento. Non si doveva semplicemente arrivare a tanto.

Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Ossessione quarta dose, ma in intensiva sono soprattutto vaccinati" spiega perché l'emergenza non esiste e che il vaccino non protegge dalle conseguenze gravi. Ma si insiste con una campagna che ormai non ha più alcun senso.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 16 luglio 2022:
Vaccinati, ma in terapia intensiva: qualcosa non torna. La campagna di massa per la quarta dose non decolla, ma il governo insiste per "bucare" la popolazione con la seconda dose di booster. Come? Con l'unica arma a disposizione: la paura. Solo l'altro ieri, 14 luglio, le dosi di vaccino somministrate sono state 47mila, un dato, fanno notare dal Ministero «numericamente simile a quello delle inoculazioni degli inizi dello scorso maggio». Quasi a voler dire: l'emergenza non è mai finita, l'emergenza è un continuum inscindibile senza capo né coda dall'autunno all'inverno, dalla primavera all'estate.
Ma che cosa giustifica questa pervicace insistenza a non mollare la presa? L'esplosione dei contagi in luglio, mese nel quale storicamente ci si concentra sul mare e invece, effettivamente, il virus sta girando più del solito. Nessuno si vuole porre davvero la domanda sul perché il virus stia girando adesso, nessuno vuole davvero chiedersi se non c'entri o no proprio la vaccinazione che di variante in variante continua a tenere in vita il Covid.
Ma, anche ammettendo che l'esplosione dei contagi da Omicron 5 sia sganciata dalla vaccinazione, bisognerebbe chiedersi razionalmente se tutta questa paura di contagiarsi sia o no giustificata. Omicron 5 è un virus fondamentalmente innocuo, contagioso, certo, ma che si ferma nelle alte vie respiratorie. Anche il numero di 391 pazienti ricoverati in terapia intensiva lo testimonia. Il dato è dell'altro ieri, mentre i ricoverati nei reparti ordinari è di 10.115. E proprio giovedì dovremmo essere arrivati al picco di crescita, quindi ci si aspetta che nelle prossime due settimane i numeri scenderanno ancora di più.
Numeri che non giustificano un'apprensione maniacale a vaccinarsi. Soprattutto tenuto conto che la scienza insegna che non ci si vaccina nel bel mezzo di una epidemia e questa di luglio effettivamente lo è. Ma anche perché la vaccinazione non solo non preserva dal ricovero in rianimazione, ma ormai, essendo la maggioranza della popolazione vaccinata, è la condizione comune alla maggior parte dei ricoverati in Intensiva.
Lo dimostra anche questa mini-inchiesta della Bussola in alcune delle terapie intensive di ospedali tra i più importanti in Italia. Un viaggio breve, ma significativo, dal quale emergono fondamentalmente due dati: le rianimazioni sono pressoché vuote in tutt'Italia e - secondo - sono sempre più i vaccinati dei non vaccinati ad occuparle. Segno che la vaccinazione, questa vaccinazione per un virus mutato già decine di volte, è inutile.
A Verona hanno fatto scalpore le dichiarazioni del dottor Enrico Polati, primario del reparto di Rianimazione all'ospedale Borgo Trento, che a una televisione locale ha spiegato la situazione: «In terapia intensiva ci sono 7 pazienti e sono tutti pazienti che hanno ricevuto 3 dosi di vaccino», ha detto. Le sue affermazioni non sono state smentite, se ne deduce che la vaccinazione non è proprio più una condizione imprescindibile per evitare i ricoveri in terapia intensiva. Quindi a che cosa serve?
Nel resto del Nord Italia non va diversamente. A parte la situazione del San Raffaele dove addirittura l'ufficio stampa ci comunica che «non abbiamo pazienti covid in terapia intensiva», è significativa la situazione dell'Ospedale San Martino di Genova: «Oggi ci sono tre pazienti ricoverati in Rianimazione Covid al terzo piano del Padiglione Monoblocco dell'Ospedale Policlinico. Solo 1 ha la polmonite, gli altri 2 presentano solo la positività. Dei 3, 2 sono vaccinati e 1 no». Insomma: due su tre hanno ricevuto il vaccino, ma questo non ha impedito loro di peggiorare le condizioni di una malattia che, quasi sicuramente come dimostra l'esperienza, è stata mal curata o non curata affatto arrivando a degenerare in polmonite.
A Pavia il rapporto tra vaccinati e non vaccinati è simile: 3 su 5 degli attuali ricoverati al San Matteo. Infine, curiosa la situazione del Sant'Orsola di Bologna, uno degli ospedali principali dell'Emilia-Romagna: c'è un solo paziente in terapia intensiva - ci informa l'addetto stampa -, ma è con Covid e non per Covid. Tradotto, significa che era in ospedale per ben altri problemi, ma è risultato anche positivo e quindi isolato.
Sempre al Sant'Orsola le terapie intensive sono praticamente Covid free, ma la struttura ha riservato al Covid solo tre box; soltanto uno di questi però è attualmente occupato.
Letti di rianimazione vuoti, vaccinati tra i principali ricoverati: perché dunque insistere con la campagna di vaccinazione sopra i 60 anni come si sta facendo?
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Author BastaBugie
Organization BastaBugie
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