Sempre più parchi naturali, aree protette e forze di polizia chiedono aiuto ai quattrozampe per proteggere rinoceronti, elefanti e altri animali in via d’estinzione dai bracconieri. Un’impresa che poi continua anche nei porti e negli aeroporti con un solo obiettivo: contrastare il traffico illegale di corni e zanne. E difendere queste specie minacciate. Il più famoso di loro si chiamava Killer. Il suo nome faceva paura, ma soltanto a chi era dalla parte sbagliata del fronte. Perché in questa guerra, ancora in corso, non ci sono sfumature. Esistono i cattivi e i buoni che li combattono. I primi sono i bracconieri, i trafficanti di avorio e i cercatori di trofei di caccia. I secondi sono coloro che cercano, con ogni mezzo possibile, di difendere gli animali selvatici. Killer era uno di loro: la stella della squadra antibracconaggio del Kruger National Park, in Sudafrica. Tanto che l’associazione britannica Pdsa (People’s Dispensary for Sick Animals) fondata nel 1917 da Maria Dickin, pioniera dei diritti degli animali, lo ha insignito, nel gennaio del 2016, della medaglia d’oro in segno di gratitudine e stima per un lavoro encomiabile e prezioso per tutta l’umanità. Ora altri cani continuano la sua missione. In Africa, Asia, America e Europa. Anche in Italia sono attive speciali unità cinofile formate per contrastare gli autori di reati contro la natura. Sono i cani che difendono gli animali in via d’estinzione. E queste sono le loro storie.
“Una storia bestiale” è un podcast ideato e realizzato da Alessio Pagani.
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