I Savoia dinastia europea
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A cura di Gustavo Mola di Nomaglio (Storico, Centro Studi Piemontesi). La dinastia, originatasi nel territorio del Regno di Borgogna tra il 10° e l’11° sec., regnò sull’Italia dal 1861...
show moreLa dinastia, originatasi nel territorio del Regno di Borgogna tra il 10° e l’11° sec., regnò sull’Italia dal 1861 al 1946 ed è una delle più antiche e illustri dinastie reali europee. Trae nome dall’omonima regione dove inizialmente ebbe propri possedimenti, poi estesi anche al di qua delle Alpi fino a formare uno Stato. Dopo che l’Italia diventò un regno unificato nel 1861, quattro Re (Vittorio Emanuele II, Umberto I, Vittorio Emanuele III e Umberto II) si succedettero sul trono, negli 85 anni che trascorsero da allora al 1946, quando con un referendum popolare la monarchia fu sostituita dalla Repubblica.
«Nemo propheta in patria»? Talora, per declinare la remota dimensione e rilevanza europea di Casa Savoia, conviene riferirsi anche al pensiero e alla voce di alcuni autorevoli studiosi stranieri. Il belga Alain Marchandisse afferma che, senza possibilità di discussioni, il lignaggio che più di ogni altro coltivò ante litteram l’idea d’Europa fu quello sabaudo. Per citare un altro esempio, David Carpenter, il maggiore medievista inglese contemporaneo, scrisse, riferendosi alla metà del XIII secolo, che la real casa di Savoia aveva in quel tempo «tentacles reaching throughout Europe».
Principi sin dai tempi più remoti giudicati molto influenti nelle elezioni imperiali (sino alle normazioni due-trecentesche, che limitarono il numero dei principi elettori a sette), ciò in conseguenza della creduta origine sassone, della stretta consanguineità – sempre ricordata dagli imperatori -, della diretta dipendenza dall’Impero e in considerazione dei loro ruoli di vicari imperiali generali e perpetui. Non si può negare che la dinastia ebbe ben chiaro l’obiettivo di espandersi nella penisola sin da quegli anni, pur senza volere a lungo rinunciare ai vasti domini e poteri che deteneva nelle attuali Svizzera (in particolare, ma non solo, Vaud, Vallese, Ginevrino) e Francia (Savoia, Bresse, Bugey, Valromey, Nizza). Gli Stati sabaudi furono a lungo considerati in Europa, qualunque fosse la loro etichetta formale (contea, ducato) alla pari per estensione e importanza, con vari tra i principali Regni, mentre la dinastia che li reggeva non era, superfluo dirlo, seconda a nessuno. Pur tra alti e bassi (tutto, innegabilmente, avrebbe potuto svilupparsi in modi diversi) i Savoia, forti di regnare su paesi e genti pronti a seguirli, con convinzione o senza troppe riserve, considerarono nel corso di parecchi secoli l’espansione lungo lo stivale tra i propri fondamentali e costanti traguardi.
Alla costituzione del Regno e dell’unità d’Italia (che alcune correnti di pensiero preferirebbero considerare esito non di un percorso, per così dire, “regio” ma “rivoluzionario”) la dinastia giunse ad opera di sovrani dotati di non ordinarie capacità e volontà. Questi per mantenersi liberi nel corso di quasi un millennio e per giungere poi alla libertà italiana, non fecero ricorso primariamente all’azione militare – difensiva o offensiva -, ma ben più alle alleanze matrimoniali con le principali dinastie e a una lungimirante ed efficace azione politica e diplomatica. Il risultato poté però essere raggiunto anche grazie a un trasversale sostegno attraverso l’intero paese e pure alla spinta impressa dai popoli meridionali, a partire da quello siciliano i cui rappresentanti già offrirono a un Savoia la corona di Sicilia nel 1848.
Gustavo Mola di Nomaglio ha recentemente curato la pubblicazione “1416: Savoie Bonnes Nouvelles. Studi di storia sabauda nel 600° anniversario del Ducato di Savoia”, edito dal Centro Studi Piemontesi.
A cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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