Il Nobel per la medicina va ai due ricercatori del vaccino anticovid
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show moreIL NOBEL PER LA MEDICINA VA AI DUE RICERCATORI DEL VACCINO ANTICOVID di Paolo Gulisano
Il Premio Nobel per la Medicina 2023 è stato assegnato a due ricercatori, Katalin Karikó e Drew Weissman, per il loro ruolo fondamentale nello sviluppo dei i vaccini mRNA contro il Covid.
Il premio verrà assegnato tra due mesi, il 10 dicembre a Oslo, ma nel frattempo la notizia sta facendo il giro del mondo, e ovviamente questa scelta rappresenta una sorta di consacrazione di un determinato tipo di metodologia per realizzare i vaccini contro il Covid, che non è stato certo l'unico, ma che è quello che è stato scelto da molti Paesi, tra cui l'Italia, come opzione principale. Ci sono al mondo Paesi come l'India che deliberatamente non hanno scelto i vaccini a mRNA, ma secondo una certa informazione questi sono i vaccini per eccellenza, quelli che- secondo la stampa ufficiale, «stanno salvando centinaia di milioni di persone nel mondo».
Cominciano inoltre a circolare i profili biografici di questi due ricercatori: Weissman è nato nel 1959 negli Stati Uniti, è medico e nel 1997 ha fondato un gruppo di ricerca presso la Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania ed è attualmente direttore del Penn Institute for Rna Innovations. La biochimica ungherese Katalin Karikó, 66 anni, vicepresidente di BioNTech, l'azienda che ha collaborato con la Pfizer a realizzare il vaccino anti Covid più celebre, è celebrata dalla stampa come «la pioniera dei vaccini basati sulla molecola dell'Rna».
FILANTROPI E BENEFATTORI DELL'UMANITÀ?
Potremmo quindi dire che questo Premio Nobel è un esplicito riconoscimento dato alla tecnica a mRNA per la realizzazione dei vaccini. Una decisione che potrebbe avere conseguenze sulla futura scelta di sviluppare altri vaccini, se non tutti i vaccini, con questa metodologia, a dispetto delle altre tipologie tradizionali di preparazione di vaccini. Mentre l'informazione mainstream dalla fine del 2020 in poi ha descritto la corsa al vaccino per il Covid come una competizione tra filantropi e benefattori dell'umanità per realizzare quanto prima il siero che avrebbe magicamente sconfitto il Covid, si è in realtà combattuta una durissima guerra commerciale tra giganti, da cui ne uscì sconfitto il vaccino Astrazeneca, prodotto della collaborazione tra l'Università di Oxford e un gigante farmaceutico svedese.
In questa sfida, almeno sul mercato europeo e nordamericano, hanno non solo vinto due aziende, Pfizer e Moderna, ma anche una visione scientifica, quella che prevede l'uso del mRNA. «Attraverso le loro scoperte rivoluzionarie, i vincitori di quest'anno hanno cambiato radicalmente la nostra comprensione di come l'mRNA interagisce con il nostro sistema immunitario. Hanno contribuito al tasso senza precedenti di sviluppo dei vaccini durante una delle più grandi minacce alla salute umana dei tempi moderni». Così è stato detto nel corso della conferenza stampa di annuncio, sottolineando che la scoperta dei due scienziati è stata fondamentale non solo per la lotta al virus Sars-Cov2, ma di fatto «ha aperto le porte a tutta una serie di nuove applicazioni per altri vaccini contro il cancro e le malattie cardiovascolari».
LA TRIONFANTE TECNICA A MRNA
La tecnica che si avvale dell'uso di inoculazione di frammenti di mRNA nelle cellule umane, le quali vengono indotte a produrre antigeni di organismi patogeni (come ad esempio la proteina spike virale) oppure antigeni tumorali, che poi stimolano una risposta immunitaria adattativa, è una scoperta fatta da uno scienziato statunitense, Robert Malone, che tuttavia difficilmente potrà essere insignito del Nobel, perché - proprio in quanto "padre" della tecnologia mRNA -, fin dal 2020 mise in guardia dall'utilizzo della stessa per la produzione di farmaci genici cui fu poi attribuito il termine di vaccini. Non fu ascoltato, e il Comirnaty della Pfizer fu il primo farmaco al mondo a mRNA autorizzato in via sperimentale per la vaccinazione umana.
Tra i due scienziati vincitori del Nobel 2023, chi attira il maggior interesse è Katalin Karikó. La sua è la storia raccontata con enfasi retorica di un brillante cervello che nasce in un Paese arretrato e che poi va a trovare fortuna nella terra delle opportunità per eccellenza, gli Stati Uniti. In realtà, la biochimica ungherese andò incontro negli States ad una serie di rifiuti dei propri progetti, fino a quando all'apparire del Covid, Pfizer e Moderna puntarono sulla tecnica a mRNA, vedendo poi approvati i propri progetti dagli enti americano e europeo dei farmaci, arrivando a conquistare, in particolare in Italia, un assoluto duopolio dominante.
Nessuna delle centinaia di progetti di vaccino anti Covid che esistevano nel 2020 è stata portata a termine, anche a motivo delle scelte politiche che non lasciavano alternative a ciò che non era a tecnica mRNA. E ora, con questi Nobel, sembra essere stata indicata una scelta ben precisa, nonostante le tante perplessità che ancora oggi suscitano questi prodotti e i loro possibili effetti collaterali, sui quali lo stesso professor Malone continua a lanciare documentati avvertimenti. E come dice entusiasticamente la stessa ricercatrice ungherese, siamo solo agli inizi delle applicazioni di questa tecnologia.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Bassetti fa il no vax con i figli. Ma non ci dice perché" racconta che il professor Bassetti non vaccinerà i figli e la moglie con il nuovo inoculo anti covid e si dice contrario a vaccinare tutta la popolazione, come un banale no vax. Ma siccome non spiega perché, ci viene il dubbio che sia per paura degli effetti avversi.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 settembre 2023:
Adesso che Matteo Bassetti ha comunicato urbi et orbi che sua moglie e i suoi figli non faranno il nuovo vaccino anti covid, che succederà? Schiere di giornalisti orfani di uno dei principali araldi del vaccino, a chi si rivolgeranno per convincere gli italiani a porgere il braccio? Il trio delle meraviglie che al jingle di sì-sì-vax-vacciamoci si era coperto di ridicolo pur di condurre alla vaccinazione coatta grandi e piccini, non sa che pesci pigliare: sciogliersi come i Beatles o continuare senza leader, come i Nomadi? In ogni caso Crisanti e Pregliasco sanno che adesso dovranno coprire anche gli spazi lasciati vuoti dal loro compare. Perché, signori, forse non l'avete capito, ma il vostro Bassetti vi ha scaricato, è uscito dal gruppo come Jack Frusciante e adesso dice cose che qualche tempo fa in bocca a un no vax erano bestemmie. Fa da sé, come Riccardo Fogli senza i Pooh, anzi, scioglie proprio il gruppo dei tre virostar canterini come un Tommaso Paradiso qualsiasi o un Max Pezzali.
«Non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da 0 a 100 anni senza nessuna distinzione. Il vaccino per tutti è un errore, i miei figli non lo faranno. E neanche mia moglie». Questa frase pronunciata anche solo un anno e mezzo fa in bocca a un qualunque medico o scienziato gli sarebbe costata il posto di lavoro, l'espulsione forzata dal consesso civile, l'ostracismo del nome e la pubblica denigrazione.
E invece messa in bocca al brillante infettivologo del San Martino di Genova oggi è parola di vita, autorevole posizione. Strano mondo, davvero.
Dunque, finalmente grazie a Bassetti, scopriamo che ci sono stati degli errori nella campagna vaccinale? E quali sarebbero, di grazia? E quale sarebbe il motivo per non vaccinare moglie e figli con i nuovi vaccini dato che Bassetti è lo stesso che ha spinto e non poco per inoculare bambini e ragazzi senza alcun criterio, con la sola scusa che così sarebbero potuti uscire dalla DaD e riappropriarsi della loro vita sociale? Perché così diceva nel 2021 quando spingeva per gli inoculi: «Non possiamo mantenere ancora i ragazzi in Dad. Hanno bisogno di stare insieme e di socializzare. Devono vaccinarsi».
Convinto a vaccinare tutti, Bassetti lo era anche quando stilava persino un vademecum in forma di decalogo per i più piccini: «I vaccini approvati hanno la funzione di proteggerti dallo sviluppo della polmonite e dalla morte, non dal raffreddore o dall'influenza» e «con il vaccino proteggi te stesso e le persone che hai attorno» secondo la massima forte, ovviamente smentita dalla realtà che il vaccino avrebbe protetto anche gli altri, per una sorta di immunità indotta.
Dunque, adesso, si fa dietrofront. Non serve vaccinare tutti, men che meno i bambini e gli adulti, il nostro professore ora invita all'inoculo soltanto gli over 75 e i fragilissimi, che poi era la raccomandazione che con un po' di razionalità i suoi odiati no vax cercavano di sostenere.
A questo punto, con la campagna vaccinale alle porte sarebbe interessante capire dal professore che cosa è successo nel frattempo. Certo, che il covid non faccia più paura a molti è ormai risaputo e che si possa curare lo sapevamo da tempo ormai, ma allora perché questo principio non valeva prima, negli anni in cui la pandem
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