Il quadrato magico, simbolo dei primi cristiani
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C'è un talismano composto di lettere latine disposte in forma di quadrato che ha attraversato tutta la storia dell'Occidente e ancora impensierisce gli studiosi. Lo si è trovato, nei secoli, su vari oggetti nei posti più impensati: muri, cocci di mattone, fontane, coppe, manoscritti, addirittura chiese. Perfino in Scandinavia e in Ungheria.
Nel Medioevo lo si scriveva su croste di pane che venivano dati ai cani per guarirli dalla rabbia. A volte lo si usava per far tornare i fuggitivi o per assistere le partorienti. Specialmente nel Rinascimento, ispirò tutta una serie di altri quadrati «magici» che però non riuscirono mai a eguagliare il fascino e la complessità del primo. Si tratta di cinque parole di cinque lettere palindrome, cioè leggibili in ogni senso, anche al contrario e dall'alto in basso e viceversa.
Eccole:
ROTAS
OPERA
TENET
AREPO
SATOR
La traduzione (forse): il seminatore Arepo tiene le opere e le ruote. Nel latino medievale si preferì scriverlo cominciando dal «sator», perché la costruzione della frase alla romana era ormai desueta. Perché gli studiosi, ma anche gli enigmisti, gli esoteristi e perfino Martin Mystère, si sono scervellati su questo Quadrato Magico? Per il semplice fatto che, sì, di quadrati palindromi se ne possono costruire diversi (non tanti, comunque), ma nessuno ha occupato lo spazio e il tempo come questo. Non solo. Non è mai stato trovato un esemplare di Quadrato Magico anteriore all'avvento del cristianesimo. Infatti, il più antico venne rinvenuto nel 1936 graffito su una colonna negli scavi di Pompei.
Le interpretazioni del significato del Quadrato sono legione. Lo si è detto di origine orfica, gnostica, celtica, egizia, o addirittura nient'altro che un divertissement, un semplice gioco di parole senza senso. Solo negli anni Venti del Novecento qualcuno ne venne a capo. Il bello è che si trattava di tre studiosi che nulla sapevano l'uno del lavoro degli altri. Uno era tedesco, uno svizzero e uno svedese. Frank, Grosser e Agrell. Si tenga presente che sul quel Quadrato erano stati provati tutti i metodi di lettura, addirittura applicando la scacchistica «mossa del cavallo» (leggendo tre lettere consecutive e due di sbieco) o la lettura detta «bustrofedica» (un rigo sì, uno no e il terzo all'inverso, come fanno appunto i buoi arando il campo).
LA SOLUZIONE DELL'ENIGMA
Ma a nessuno era mai venuto in mente di anagrammarlo. Cioè, di considerarlo un crittogramma. Ebbene, l'anagramma dava una sola soluzione sensata, una sola: due «paternoster» con l'avanzo di due «a» e due «o». Questa fu l'intuizione di Frank. Ma Grosser e Agrell si accorsero che in quel Quadrato c'era una sola «n» e suggerirono di disporre i due «paternoster» a forma di croce imperniata sull'unica «n». Le «a» e le «o» andavano poste agli estremi dei bracci della croce così ottenuta. Ne risultava una croce composta di due «paternoster» inquadrati da «alfa» e «omega». Come dice di sé Cristo nell'Apocalisse: «Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo». Le probabilità che questo risultato sia puramente casuale è stata calcolata: è pressoché impossibile. Dunque, quel Quadrato è cristiano.
E quello di Pompei era un segno criptico lasciato per i cristiani in un tempo in cui Nerone aveva già scatenato la sua persecuzione. Infatti, Pompei ci dà una data precisa: il 79 d.C., anno in cui fu sepolta dal Vesuvio. Il Quadrato deve per forza essere stato tracciato prima. Non solo. Il graffitaro cristiano lasciò anche la chiave per risolverlo, visto che sotto di esso tracciò le lettere «ano», cioè un'«alfa» e un'«omega» con in mezzo la «n» centrale della parola «tenet». Quest'ultima, essa stessa a forma di croce, sembra «tenere» l'intero Quadrato. Poiché Gerusalemme fu distrutta dai romani nel 70 d.C. e moltissimi ebrei furono deportati come schiavi nelle città dell'impero, e poiché i primissimi cristiani erano ebrei, è pensabile che quel segno sia stato lasciato in vista (su una della colonne della Palestra) per avvertire quelli che via via sbarcavano che in città c'erano dei fratelli nella fede. Pompei, infatti, era una città di commerci e di terme, nonché luogo di villeggiatura dei ricchi romani. La stessa Poppea Sabina, ultima moglie di Nerone, era pompeiana. Ed era anche, pare, una proselita giudaica, forse non estranea alla persecuzione anticristiana del 64 d.C. Dunque, per doppio motivo i cristiani di Pompei dovevano essere guardinghi.
PIÙ DI QUEL CHE APPARE
Tuttavia, a ben scrutarlo, quel crittogramma cristiano è ben più di quel che appare. Colmo di reminiscenze bibliche e simboliche, sembra più ispirato che ideato da una mente pur fertile. Di più: manda a gambe levate tutta una serie di certezze a lungo considerate acquisite sul cristianesimo delle origini. Si è creduto, da autorevoli studiosi, che la lingua liturgica dei primi cristiani fosse il greco, invece il «paternoster» del Quadrato è in latino. Si è creduto che la croce fosse divenuta il segno dei cristiani solo dopo la visione di Costantino (IV secolo) perché prima non era che un patibolo di cui vergognarsi, invece il Quadrato è pieno di croci (quella costituita dai due «paternoster», quella dei due «tenet» incrociati, i «tau» con cui comincia e finisce la parola «tenet» eccetera). Si è creduto che l'Apocalisse fosse stata scritta da san Giovanni Evangelista attorno all'anno 100 d.C., invece ecco «alfa» e «omega» prima del 79 d.C. E questo è solo l'aspetto più superficiale del Quadrato, che in verità riserva molte altre sorprese. A cominciare dalla forma quadrata, che per la simbologia degli antichi era quella del mondo: il mondo sostenuto («tenet») dalla croce...
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