Il Target
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Perché il target è fondamentale per la nostra strategia? Ormai credo sia chiaro che quando partiamo con una strategia digitale dobbiamo pensare in primis all’obiettivo che abbiamo (convertire gli utenti...
show moreOrmai credo sia chiaro che quando partiamo con una strategia digitale dobbiamo pensare in primis all’obiettivo che abbiamo (convertire gli utenti in cliente, raccogliere contatti, fare branding…).
Le strade che possiamo costruire per arrivare alla punta della Montagna Sacra (che è il nostro obiettivo) possono essere diverse, posso scegliere strade più tortuose che mi porteranno ad una consapevolezza più duratura (e anche un’esperienza che può forgiarmi per altre avventure digitali), oppure letteralmente pimpare i miei contenuti con delle sponsorizzate che mi faranno salire sulla montagna con l’elicottero.
Entrambe le scelte vanno bene, ma comunque devo avere ben chiaro a chi mi rivolgo e qui il target entra in gioco prepotentemente.
Una volta trovati i nostri valori, i colori, i messaggi chiari e ripetibili, lo stile, ecc… il branding come un wrestler da il cinque al suo compagno che entra sul ring: il target.
Non possiamo e non dobbiamo piacere o interessare a tutti. Per ogni nostra comunicazione all’esterno dobbiamo parlare a persone che hanno orecchie per intendere o semplicemente sono interessate a quello che diciamo, le intratteniamo o più semplicemente passiamo del valore da noi ai seguaci.
È fondamentale questo passaggio e non si può riassumerlo in pochi minuti, ma tanto per capirci devo creare un collegamento diretto tra me (personal brand, brand aziendale o progetto) e un gruppo di persone che possano essere favorevolmente colpite da cos’ho da proporgli o forse ancora non lo sanno, ma per tipologie di scelte possono diventare pubblico (anche pagante)
Eh sì, qui il pubblico è fondamentale. Se vado in teatro aspettandomi di vedere un’opera shakespeariana e invece parte una commedia in dialetto piemontese dove si ride quando uno dice “Oi musù!” non sono stato targettizzato bene. È come trovarsi in un gruppo di alcolisti anonimi e chiedere a gran voce “Chi si fa un goccetto?”
È come chiedere il churrasco in un ristorante vegano. È come dire una frase intelligente in un consiglio dei ministri, è come gareggiare in un gp di formula 1 in bicicletta, è come presentarsi al futuro suocero dicendo che stai con sua figlia solo per sesso, è come bestemmiare in chiesa, è come parlare di bene comune ad un faccendiere, è come parlare di ecologia (vera) in un convegno sul nucleare, è come dire ad un condannato a morte “guarda lo facciamo per te”.
Insomma se facciamo il punto su chi potrebbe essere il nostro pubblico ideale creiamo questa strada per la nostra montagna sacra e ci mettiamo anche i cartelli per i futuri viaggi.
Ci sono tanti metodi per capire chi è il nostro pubblico, in primis io faccio sempre stilare un manifesto dei nostri valori (tipo un manifesto politico) tanto per attirare la gente giusta, in secundis, se siamo un’azienda o un brand già esistente da un po’, faccio fare una statistica in base a dei parametri su quali siano i clienti già acquisiti (e quali ci hanno abbandonato e con che motivi). Se sono un nuovo brand o un nuovo progetto salto ovviamente questa parte e passo al terzo passaggio ovvero cerco le realtà più simili al mio progetto o brand e me li studio. Vedo come comunicano e come si rapportano con la loro community. Magari in Italia o all’estero.
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Author | Fabio Mattis |
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