In Australia psilocibina e MDMA potranno essere prescritte per alcune terapie psichiatriche
Jul 14, 2023 ·
8m 47s
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C’è chi la definisce la nuova frontiera della psichiatria, qualcuno azzarda il termine rivoluzione: l’utilizzo delle sostanze psichedeliche per il trattamento di alcune patologie, come il disturbo post traumatico da...
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C’è chi la definisce la nuova frontiera della psichiatria, qualcuno azzarda il termine rivoluzione: l’utilizzo delle sostanze psichedeliche per il trattamento di alcune patologie, come il disturbo post traumatico da stress e la depressione resistente. Malattie, specie quest’ultima, difficili da curare con antidepressivi seppur assunti ad adeguato dosaggio per un periodo sufficiente di tempo. Solo in Italia i pazienti che non rispondono alle terapie sono più di centomila.
Di nuovo, in realtà, c’è poco. Gli effetti di sostanze psichedeliche come l’LSD, la psilocibina (presente in alcuni funghi allucinogeni) e l’MDMA (nome di strada: ecstasy) interessano la comunità scientifica, anche italiana, già dagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Una sorta di ventennio psichedelico, sia negli ambienti universitari sia in quelli della controcultura perlopiù statunitense. Poi un lungo letargo: sotto il cappello della war on drugs”, la lotta alla droga dell’amministrazione Nixon, anche le sostanze allucinogene e dissociative vennero messe al bando. Così anche la ricerca medico-scientifica, più o meno, si fermò.
Ma da ormai più di un decennio si assiste a un rinnovato interesse. “Lo studio delle sostanze psichedeliche in ambito psichiatrico non è più considerato alla periferie delle neuroscienze”, mi ha raccontato in un’intervista Tommaso Barba, ricercatore dell’Imperial College di Londra.
www.panorama.it
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Di nuovo, in realtà, c’è poco. Gli effetti di sostanze psichedeliche come l’LSD, la psilocibina (presente in alcuni funghi allucinogeni) e l’MDMA (nome di strada: ecstasy) interessano la comunità scientifica, anche italiana, già dagli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Una sorta di ventennio psichedelico, sia negli ambienti universitari sia in quelli della controcultura perlopiù statunitense. Poi un lungo letargo: sotto il cappello della war on drugs”, la lotta alla droga dell’amministrazione Nixon, anche le sostanze allucinogene e dissociative vennero messe al bando. Così anche la ricerca medico-scientifica, più o meno, si fermò.
Ma da ormai più di un decennio si assiste a un rinnovato interesse. “Lo studio delle sostanze psichedeliche in ambito psichiatrico non è più considerato alla periferie delle neuroscienze”, mi ha raccontato in un’intervista Tommaso Barba, ricercatore dell’Imperial College di Londra.
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