La blindatura dello spazio pubblico ecuadoriano

Jan 28, 2024 · 29m 53s
La blindatura dello spazio pubblico ecuadoriano
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Con Francesco Martone frequenta l’Ecuador da 24 anni e ha redatto un articolo sugli eventi ecuadoriani attuali che usiamo come base per cercare di collocare la situazione attuale nei processi che hanno destrutturato la società negli ultimi anni, usando l’emergenza narcos, che esiste realmente perché il paese funge da tramite tra i mercati e i produttori. https://comune-info.net/ecuador-come-il-cane-di-pavlov/ Con lui parliamo della situazione del paese andino dopo la proclamazione dello stato di guerra interno da parte del neopresidente Noboa, rampollo di una delle famiglie più potenti del paese.
Le strategie governative giocano sui tempi e sulla dilatazione dello stato di guerra permanente e arrivare alle elezioni tra poco più di un anno con la caratura del governo forte che a favore di telecamera ha affrontato i cartelli e intanto non ha toccato i privilegi della classe che lo esprime, sfruttando l’occasione offerta dallo spettacolo dell’assalto televisivo per mettere nell’angolo le istanze della società che si contrappone all’estrattivismo (soggetta alla slow violence che lenta corrode la determinazione del Movimento), che vuole cancellare il passato petrolifero, che intende sostenere le richieste ambientaliste del Conaie.
L’Ecuador è diviso in almeno due mondi: quello degli affari lobbistici che si compenetra con i traffici, e fa della contrapposizione alle bande un altro spettacolo mediatico; e quello delle comunità indigene e dei movimenti contro l’estrattivismo. Infatti molti sono gli interessi legati alle politiche estrattiviste nei territori nativi, la repressione che si giustifica con la lotta al narcotraffico della popolazione razzializata, ,la polarizzazione delle oligarchie che hanno compiuto un operazione di passaggio generazionale del potere, la ripresa del protagonismo americano nel controllo dell’area, dopo che Correa aveva chiuso la base statunitense di Manta.
L’individuazione da parte dei cartelli del narcotraffico dell’Ecuador come un hub ideale per il passaggio della merce verso i mercati europei ha fatto innalzare il livello di violenza diffusa, anche perché le politiche neoliberali e di privatizzazione selvaggia perseguiti dai governi successivi a quello di Correa hanno contribuito a demolire l’apparato statale, pure quello della sicurezza e prevenzione, e impoverito la gran massa di popolazione che è divenuta manodopera a basso costo per i narcos locali, Choleros e Lobos alleati con i messicani di Jalisco e Nueva generaciòn. La messicanizzazione avanza al punto che vengono votati atti urgenti per consentire alle truppe americane di ritornare di stanza sul territorio, quando durante la presidenza Correa erano state chiuse le caserme di militi statunitensi. Si avanzano progetti di carceri – che fornirebbero soltanto occasione di extraterritorialità su porzioni di paese consegnate ai cartelli; come forse si è sfruttata la esibizione mediatica dell’intrusione negli studi per poter far passare la ley economica, eliminare dall’agenda di discussione i temi che i Movimenti perseguono… almeno fino alle prossime trappole strategiche che preparano la campagna elettorale, che vede avvantaggiato un governo ultraliberista di giovani 30-40enni, espressione delle oligarchie di destra che rappresentano il potere (per esempio dei rampolli del fabbricante di armi e rappresentante della produzione bellica dello stato ebraico) e Noboa si rivolge proprio ai giovani; a livello istituzionale a questi mostri si contrappone uno stuolo di amministratori locali in genere progressisti.
La dichiarazione di guerra è nei fatti un colpo mediatico ad effetto per creare le condizioni per un governo “di unità nazionale” e di “guerra”, nel quale si sta delineando una chiara distribuzione dei compiti. Da una parte i militari, che da ora in poi prendono il comando delle operazioni di ordine pubblico, con la polizia a loro servizio (cosa che crea non poche frizioni) e che così possono riaffermare il loro ruolo, e la loro credibilità di fronte al popolo; in attesa delle imminenti elezioni.
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