Lettere alla redazione: è giusto battezzare i figli dei conviventi?
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1599 LETTERE ALLA REDAZIONE: E' GIUSTO BATTEZZARE I FIGLI DEI CONVIVENTI? di Giano Colli Gentile redazione di BastaBugie, ho letto con attenzione l'articolo sullo sposarsi in chiesa secondo...
show moreLETTERE ALLA REDAZIONE: E' GIUSTO BATTEZZARE I FIGLI DEI CONVIVENTI? di Giano Colli
Gentile redazione di BastaBugie,
ho letto con attenzione l'articolo sullo sposarsi in chiesa secondo il Papa.
Forse non c'entra granché, ma mi chiedo se sia giusto che le coppie che convivono senza essere sposate possano fare battezzare i loro figli?
Renata
Cara Renata,
il problema da te posto potrebbe essere così enunciato: nel caso in cui i genitori non abbiano una vita di fede vissuta (o addirittura in palese contrasto come nel caso di una convivenza) è giusto dare il battesimo ai figli? Ho ben presente infatti il caso di alcuni sacerdoti che hanno rifiutato (come vedremo: ingiustamente) il battesimo a figli di genitori in situazione irregolare di matrimonio.
Il cardinale Biffi una volta disse che nella preparazione dei genitori al battesimo ci si accorge quanto non gli interessa nulla.
Adesso si fa la preparazione al battesimo, ma prima no. Si telefonava al parroco e si diceva "domenica alle tre si viene a battezzare il figlio, va bene?" come si vede ad esempio nei film di don Camillo (anche se lì il problema era che Peppone voleva dare nome Lenin al figlio...). Ora invece si fa, giustamente, la preparazione.
Il Cardinal Biffi, da parroco, preparava il gruppo dei genitori tutti insieme. Iniziava facendo notare che nella prima domanda del rito si domanda: "cosa chiedete alla Chiesa?".
Il Cardinal Biffi faceva notare: "Vedete siete voi a chiederlo, non è la Chiesa che ve lo impone". Un signore ad alta voce fa: "veramente io non vorrei chiederlo, ma lo faccio per accontentare mia moglie che è tre mesi che mi fa un capo così".
Allora il Cardinale lo prende da parte dopo l'incontro e gli dice: "Guardi che se lei non lo chiede io non posso dare il battesimo a suo figlio, del resto è lei il capofamiglia" (non era vero perché basta anche uno solo dei genitori, ma il Cardinale ha fatto il furbetto). Allora l'uomo risponde: "E io cosa vado a dire a casa a mia moglie?". E il Cardinale: "Beh, ognuno ha i suoi problemi, io di dover parlare con lei e lei di dover parlare con sua moglie".
Il giorno dopo arriva tutta arrabbiata la moglie: "Reverendo, lei in cinque minuti mi ha distrutto il lavoro di tre mesi". Ma il Cardinale non ha ceduto nemmeno con lei. Qualche settimana dopo arriva il marito e dice: "Adesso ho capito l'importanza del battesimo e lo chiedo per mio figlio...". La forza delle donne...
Purtroppo sta avvenendo qua e là che si chiedano condizioni gravose per dare i sacramenti. Alcuni sacerdoti non danno il battesimo ai genitori divorziati o che non praticano. Ma questo distruggerebbe la Chiesa. E' un rigorismo pericoloso. Se si dicesse "Se non vieni alla Messa non posso darti i sacramenti" ad esempio del battesimo del figlio oppure della cresima all'adolescente. La gente ci vedrebbe dei ricattatori e si allontanerebbe dai sacramenti per colpa nostra...
Per ricevere il battesimo sono necessarie solo due condizioni:
1) la richiesta di uno o entrambi i genitori (bisogna sempre rispettare la volontà dei genitori);
2) che i genitori si impegnino a proseguire la sua formazione cristiana (che poi in concreto è quello di mandarlo a catechismo).
Se ci sono queste due condizioni non si può negare a un bambino la grazia del battesimo perché i genitori non sono perfetti cristiani (poi bisognerebbe chiedere chi può vantarsi di essere perfetto di fronte a Dio...).
A questo punto uno si potrebbe chiedere perché non dare allora la comunione a chi convive o ai divorziati risposati. Non sarebbe forse anche in questo caso un rigorismo esagerato non dargliela? In realtà non è così. Secondo la parola di San Paolo chi mangia il Corpo di Cristo in stato di peccato mortale, mangia la propria condanna a morte. Ecco perché la Chiesa non da la comunione ai conviventi, agli sposati solo con il rito civile o ai divorziati risposati. Non la da perché ha di mira la salvezza di quelle anime. E, nel caso del battesimo, è sempre la salvezza dell'anima del bambino che spinge la Chiesa a dare il battesimo anche ai figli di coloro i quali non possono ricevere la comunione. In entrambi i casi la Chiesa ha sempre lo stesso scopo: la salvezza delle anime.
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