Sono un insegnante e mi è stato girato questo audio. La mia esperienza nell'ambito scolastico è che LinkedIn sia uno strumento per curare la propria immagine pubblica, in particolare il curriculum, in modo essenziale ma professionale, cosa apprezzata dai genitori. Tra colleghi poi è piacevole ritrovarsi nella pagina della scuola, essendo quella di Facebook in genere rivolta più ai fruitori della scuola che ai colleghi . Ho riscontrato che molti genitori, specie se professionisti, gradiscono farsi followers della pagina della scuola anche più che facebook; non a caso nella mia scuola (non statale) i genitori generalmente se l'hanno scelta è perchè si sentono coinvolti più della media, e quindi gradiscono anche segnalare questo loro impegno nella gestione della loro immagine. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione sulle differenze tra la comunicazione facebook e LinkedIn specie per gli operatori della scuola. Io credo che alcuni aspetti che si possono coltivare e tramite LinkedIn sono: la segnalazione di posizioni aperte specialmente per cattedre dove la disponibilità è cronicamente al limite (area scientifica) e per comunicare, attraverso i requisiti, anche l'identità del progetto educativo. Inoltre potrebbe essere usato per pubblicare dei dati statistici periodici, come ad esempio la percentuale di alunni con Bisogni Speciali accolti nell'anno, la percentuale di docenti dei due sessi, il numero medio di alunni per classe, la retta media pagata per alunno (calcolata dal totale delle rette realmente raccolte e il totale degli iscritti, dunque senza tenere conto dei contributi dei benefattori e delle borse di studio). Per quanto riguarda gli eventi, ritengo che andrebbero segnalati quelli che contribuiscono al discorso sull'educazione, la cultura, il rapporto in famiglia e con le agenzie educative, lasciando invece a Facebook la cronaca delle attività quotidiane in classe. In generale LinkedIn potrebbe essere uno degli strumenti di comunicazione culturale dei docenti all'infuorindellamdidattica, almeno per coloro che abbiano tempo e passione per coltivare qualche ambito. Ad esempio, una rubrica di "consigli per il colloquio docenti-genitori", o riflessioni sui punti critici nella gestione dei programmi ministeriali rispetto alle aspettative delle famiglie, o aspetti di motivazione allo studio (e metodo), o ancora informazioni e dati sull'anomalia italiana del monopolio dell'istruzione, specialmente in confronto con i paesi che su altri indicatori vengono sempre presi a riferimento (un poco dogmatico) per denunciare la presunta arretratezza del nostro Paese.