Nell'ultimo anno sono umentati del 260% i crimini d'odio contro la Chiesa cattolica
Nov 15, 2022 ·
11m 27s
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NELL'ULTIMO ANNO SONO AUMENTATI DEL 260% I CRIMINI D'ODIO CONTRO LA CHIESA CATTOLICA di Mauro Faverzani
Dopo gli Stati Uniti, anche in Canada si moltiplicano i cosiddetti «crimini d'odio» contro la Chiesa cattolica, aumentati del 260% in un solo anno, dai 43 del 2020 ai 155 del 2021. A rivelarlo, è il recente rapporto pubblicato dall'agenzia statistica del governo.
Per lo più si tratta di vandalismi, di profanazioni, di minacce ai sacerdoti, di incendi ai danni di parrocchie, cappelle e oratori. Molte comunità di fedeli lamentano l'assenza di risposta a tali esecrabili azioni: le istituzioni preposte brillano per latitanza, indifferenza, trascuratezza, governo e media non ne parlano e, di conseguenza, non affrontano il problema.
L'allarme non sarebbe solo locale: secondo quanto dichiarato dalla direttrice dell'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, Madeleine Enzbelger, la tendenza del fenomeno sarebbe ormai globale. Infatti, anche oltre i confini del Vecchio Continente non poca inquietudine suscitano casi di intolleranza sempre più numerosi.
INDIA E AUSTRALIA
In India, ad esempio, nello Stato nordorientale dell'Assam, per la precisione, tre cittadini svedesi con visto turistico - Annah Mikaela Bloom, Marcus Arne Henrik Bloom e Susanna Elisabeth Hakannson - sono stati arrestati e poi espulsi solo per essersi impegnati nell'organizzazione di incontri di preghiera. Ciascuno di loro è stato colpito comunque da una sanzione di 500 euro per aver violato le norme sui visti, prima della partenza. Ed, oltre tutto, ora il governo sta indagando contro di loro, per capire se siano imputabili anche del "reato" di «conversioni religiose», «un'accusa infondata», come ha osservato in un'intervista rilasciata a UCA News Allen Brooks, portavoce dell'Assam Christian Forum. Non dello stesso avviso Swetank Mishra, Sovrintendente della Polizia del Distretto di Dibrugarh, convinto di avere prove in tal senso, soprattutto foto e video. In particolare, sarebbe stata violata la Sezione 14 modificata della legge sugli stranieri del 1946.
Anche in Australia Andrew Thorburn, direttore generale di una squadra di calcio, l'Essendon Football Club, facente parte dell'Australian Football League, è stato costretto a dimettersi dall'incarico soltanto un giorno dopo esser entrato in carica, per il fatto di ritenere l'omosessualità un peccato e l'aborto un omicidio, coerentemente con la propria fede cristiana. Nessuna solidarietà, del resto, gli è giunta dai vertici del club: secondo quanto riportato da The Age, il suo presidente, David Barham, lo avrebbe subito posto di fronte alla scelta tra le sue convinzioni e la squadra. Sofferta, ma inevitabile la decisione, che è stato costretto ad assumere.
LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI
Ha scritto Joel Agius sullo Spectator Australia che Thorburn è stato letteralmente «assalito da un'incessante retorica d'odio da parte di fanatici anticristiani, radunatisi contro di lui. Non si tratta di vittimismo. Si tratta della persecuzione di un cristiano in Occidente da parte di coloro che spesso predicano la tolleranza. Sembra che la persecuzione dei cristiani stia tornando di moda».
L'indice è puntato, in modo particolare - come rilevato dall'agenzia InfoCatòlica - contro il
movimento woke e l'ideologia cancel culture, strettamente legata ai circoli di Sinistra ed anarchici. «Sono profondamente turbato - ha dichiarato in merito l'arcivescovo cattolico di Melbourne, Peter Comensoli, nel corso di un'intervista all'emittente radiofonica Talk 3AW - È un dato di fatto piuttosto strano che si giudichino le persone indegne di giungere ai vertici, a causa delle proprie convinzioni cristiane».
Ora, certo, Thorburn potrebbe fare causa per discriminazione religiosa. Il «pensiero unico»
imperante, però, non gli è certo favorevole: egli stesso ha anzi sottolineato, in una dichiarazione rilasciata dopo le dimissioni, come l'accaduto costituisca indubbiamente un pericolo, che minaccia tutti i fedeli: «Mentre i cristiani continueranno senza dubbio ad essere perseguitati nella società in molti modi, non dobbiamo permettere che questo ci scoraggi dal proseguire nel vivere e condividere la nostra fede con altri - ha scritto ancora Joel Agius su Spectator Australia - Il Cristianesimo ha plasmato il mondo occidentale. Ha contribuito a fissare una morale. Ma ora ci sono persone, che cercano di cambiare completamente la nostra cultura, privandola proprio della moralità. Il che consente agli aspetti deteriori della nostra umanità di venire a galla e prendere il sopravvento a livello sociale. Il che porta solo sofferenza. I cristiani devono continuare ad essere coraggiosi ed a difendere ciò in cui credono, a prescindere da tutto». Senza sconti, senza se e senza ma. In una parola, non è tempo d'ignavi...
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Mauro Faverzani, nell'articolo seguente dal titolo "Il prezzo della fede" parla della persecuzione dei cattolici in Nigeria.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 7 novembre 2022:
Se, come già denunciato la scorsa settimana, il Canada è scosso da una grave ondata di violenza anti-cattolica, che ha fatto tristemente registrare un incremento del 260% in atti vandalici, profanazioni, minacce a sacerdoti, incendi ai danni di parrocchie, cappelle e oratori, tutti verificatisi tra il 2020 ed il 2021, è anche vero che forse gli interrogativi più seri sorgono all'interno delle comunità cattoliche: negli ultimi dieci anni, infatti, nel Paese la Chiesa ha "perso" qualcosa come due milioni di fedeli, passando dai 12,8 milioni del 2011 ai 10,9 milioni del 2021 pari al 29,9% soltanto della popolazione totale. Il Cattolicesimo resta la religione maggioritaria in quasi tutte le province canadesi, compreso il Québec, dove tuttavia il calo è stato particolarmente pesante, dal 74,7% del 2011 al 53,8% del 2021. [...]
Un'ignavia spirituale, un'abiura silenziosa ma concreta, che fa a pugni con coloro che invece ogni giorno sono pronti a morire per la propria fede, pronti ad offrire la propria vita a Cristo, come accade in Nigeria, nello Stato di Benue, dove lo scorso 19 ottobre 71 residenti del villaggio cattolico di Gbjeji sono stati letteralmente massacrati dai pastori fulani musulmani. 35 corpi sono stati trovati subito dopo il raid, altri 36 sono stati recuperati in seguito, nei campi adiacenti. Tra le vittime, vi sono anche donne e bambini, oltre a due agenti di Polizia. Erano tutti fedeli della locale parrocchia intitolata a San Michele.
I terroristi islamici, circa 200, sono giunti di buon mattino, alle sei, ed hanno iniziato a sparare all'impazzata, come raccontato da Padre Samuel Fila, che, al momento dell'attacco, non si trovava nel villaggio, era lontano, per partecipare ad un incontro tra sacerdoti. Le case sono state bruciate. I caduti venivano finiti a colpi di machete.
Lo Stato del Benue non è purtroppo nuovo a questo tipo di blitz, divenuti sempre più frequenti, crudeli e sanguinosi a partire dal 2019. Benché il clan dei Fulani rappresenti il 10% circa della popolazione nigeriana, cerca di dettar legge nel modo più cruento e vigliacco possibile. I funzionari del governo statale hanno visitato il villaggio di Gbjeji dopo l'ultima strage, ma hanno alzato le braccia in segno di resa: non ritenendosi in grado di fermare questa escalation di violenza, stanno valutando se aderire alle richieste giunte dalla popolazione e fornire di armi i gruppi di difesa locale, costituiti da semplici cittadini, affinché si tutelino da sé.
La situazione di un Occidente ormai vuoto, privo di spirito, privo di ideali, privo di fede e di fedeli, costituito in gran parte da ignavi senza meta e senza colonna vertebrale stride tremendamente con quella di Paesi, in cui essere cattolici significa essere pronti, in qualsiasi istante, a testimoniare ciò col sangue, senza tuttavia che nessuno si spaventi per questo, indietreggi per questo, si arrenda per questo o abiuri per questo, forte di una fiducia piena e totale in Dio. E questo solo basta.
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NELL'ULTIMO ANNO SONO AUMENTATI DEL 260% I CRIMINI D'ODIO CONTRO LA CHIESA CATTOLICA di Mauro Faverzani
Dopo gli Stati Uniti, anche in Canada si moltiplicano i cosiddetti «crimini d'odio» contro la Chiesa cattolica, aumentati del 260% in un solo anno, dai 43 del 2020 ai 155 del 2021. A rivelarlo, è il recente rapporto pubblicato dall'agenzia statistica del governo.
Per lo più si tratta di vandalismi, di profanazioni, di minacce ai sacerdoti, di incendi ai danni di parrocchie, cappelle e oratori. Molte comunità di fedeli lamentano l'assenza di risposta a tali esecrabili azioni: le istituzioni preposte brillano per latitanza, indifferenza, trascuratezza, governo e media non ne parlano e, di conseguenza, non affrontano il problema.
L'allarme non sarebbe solo locale: secondo quanto dichiarato dalla direttrice dell'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa, Madeleine Enzbelger, la tendenza del fenomeno sarebbe ormai globale. Infatti, anche oltre i confini del Vecchio Continente non poca inquietudine suscitano casi di intolleranza sempre più numerosi.
INDIA E AUSTRALIA
In India, ad esempio, nello Stato nordorientale dell'Assam, per la precisione, tre cittadini svedesi con visto turistico - Annah Mikaela Bloom, Marcus Arne Henrik Bloom e Susanna Elisabeth Hakannson - sono stati arrestati e poi espulsi solo per essersi impegnati nell'organizzazione di incontri di preghiera. Ciascuno di loro è stato colpito comunque da una sanzione di 500 euro per aver violato le norme sui visti, prima della partenza. Ed, oltre tutto, ora il governo sta indagando contro di loro, per capire se siano imputabili anche del "reato" di «conversioni religiose», «un'accusa infondata», come ha osservato in un'intervista rilasciata a UCA News Allen Brooks, portavoce dell'Assam Christian Forum. Non dello stesso avviso Swetank Mishra, Sovrintendente della Polizia del Distretto di Dibrugarh, convinto di avere prove in tal senso, soprattutto foto e video. In particolare, sarebbe stata violata la Sezione 14 modificata della legge sugli stranieri del 1946.
Anche in Australia Andrew Thorburn, direttore generale di una squadra di calcio, l'Essendon Football Club, facente parte dell'Australian Football League, è stato costretto a dimettersi dall'incarico soltanto un giorno dopo esser entrato in carica, per il fatto di ritenere l'omosessualità un peccato e l'aborto un omicidio, coerentemente con la propria fede cristiana. Nessuna solidarietà, del resto, gli è giunta dai vertici del club: secondo quanto riportato da The Age, il suo presidente, David Barham, lo avrebbe subito posto di fronte alla scelta tra le sue convinzioni e la squadra. Sofferta, ma inevitabile la decisione, che è stato costretto ad assumere.
LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI
Ha scritto Joel Agius sullo Spectator Australia che Thorburn è stato letteralmente «assalito da un'incessante retorica d'odio da parte di fanatici anticristiani, radunatisi contro di lui. Non si tratta di vittimismo. Si tratta della persecuzione di un cristiano in Occidente da parte di coloro che spesso predicano la tolleranza. Sembra che la persecuzione dei cristiani stia tornando di moda».
L'indice è puntato, in modo particolare - come rilevato dall'agenzia InfoCatòlica - contro il
movimento woke e l'ideologia cancel culture, strettamente legata ai circoli di Sinistra ed anarchici. «Sono profondamente turbato - ha dichiarato in merito l'arcivescovo cattolico di Melbourne, Peter Comensoli, nel corso di un'intervista all'emittente radiofonica Talk 3AW - È un dato di fatto piuttosto strano che si giudichino le persone indegne di giungere ai vertici, a causa delle proprie convinzioni cristiane».
Ora, certo, Thorburn potrebbe fare causa per discriminazione religiosa. Il «pensiero unico»
imperante, però, non gli è certo favorevole: egli stesso ha anzi sottolineato, in una dichiarazione rilasciata dopo le dimissioni, come l'accaduto costituisca indubbiamente un pericolo, che minaccia tutti i fedeli: «Mentre i cristiani continueranno senza dubbio ad essere perseguitati nella società in molti modi, non dobbiamo permettere che questo ci scoraggi dal proseguire nel vivere e condividere la nostra fede con altri - ha scritto ancora Joel Agius su Spectator Australia - Il Cristianesimo ha plasmato il mondo occidentale. Ha contribuito a fissare una morale. Ma ora ci sono persone, che cercano di cambiare completamente la nostra cultura, privandola proprio della moralità. Il che consente agli aspetti deteriori della nostra umanità di venire a galla e prendere il sopravvento a livello sociale. Il che porta solo sofferenza. I cristiani devono continuare ad essere coraggiosi ed a difendere ciò in cui credono, a prescindere da tutto». Senza sconti, senza se e senza ma. In una parola, non è tempo d'ignavi...
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Mauro Faverzani, nell'articolo seguente dal titolo "Il prezzo della fede" parla della persecuzione dei cattolici in Nigeria.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Radio Roma Libera il 7 novembre 2022:
Se, come già denunciato la scorsa settimana, il Canada è scosso da una grave ondata di violenza anti-cattolica, che ha fatto tristemente registrare un incremento del 260% in atti vandalici, profanazioni, minacce a sacerdoti, incendi ai danni di parrocchie, cappelle e oratori, tutti verificatisi tra il 2020 ed il 2021, è anche vero che forse gli interrogativi più seri sorgono all'interno delle comunità cattoliche: negli ultimi dieci anni, infatti, nel Paese la Chiesa ha "perso" qualcosa come due milioni di fedeli, passando dai 12,8 milioni del 2011 ai 10,9 milioni del 2021 pari al 29,9% soltanto della popolazione totale. Il Cattolicesimo resta la religione maggioritaria in quasi tutte le province canadesi, compreso il Québec, dove tuttavia il calo è stato particolarmente pesante, dal 74,7% del 2011 al 53,8% del 2021. [...]
Un'ignavia spirituale, un'abiura silenziosa ma concreta, che fa a pugni con coloro che invece ogni giorno sono pronti a morire per la propria fede, pronti ad offrire la propria vita a Cristo, come accade in Nigeria, nello Stato di Benue, dove lo scorso 19 ottobre 71 residenti del villaggio cattolico di Gbjeji sono stati letteralmente massacrati dai pastori fulani musulmani. 35 corpi sono stati trovati subito dopo il raid, altri 36 sono stati recuperati in seguito, nei campi adiacenti. Tra le vittime, vi sono anche donne e bambini, oltre a due agenti di Polizia. Erano tutti fedeli della locale parrocchia intitolata a San Michele.
I terroristi islamici, circa 200, sono giunti di buon mattino, alle sei, ed hanno iniziato a sparare all'impazzata, come raccontato da Padre Samuel Fila, che, al momento dell'attacco, non si trovava nel villaggio, era lontano, per partecipare ad un incontro tra sacerdoti. Le case sono state bruciate. I caduti venivano finiti a colpi di machete.
Lo Stato del Benue non è purtroppo nuovo a questo tipo di blitz, divenuti sempre più frequenti, crudeli e sanguinosi a partire dal 2019. Benché il clan dei Fulani rappresenti il 10% circa della popolazione nigeriana, cerca di dettar legge nel modo più cruento e vigliacco possibile. I funzionari del governo statale hanno visitato il villaggio di Gbjeji dopo l'ultima strage, ma hanno alzato le braccia in segno di resa: non ritenendosi in grado di fermare questa escalation di violenza, stanno valutando se aderire alle richieste giunte dalla popolazione e fornire di armi i gruppi di difesa locale, costituiti da semplici cittadini, affinché si tutelino da sé.
La situazione di un Occidente ormai vuoto, privo di spirito, privo di ideali, privo di fede e di fedeli, costituito in gran parte da ignavi senza meta e senza colonna vertebrale stride tremendamente con quella di Paesi, in cui essere cattolici significa essere pronti, in qualsiasi istante, a testimoniare ciò col sangue, senza tuttavia che nessuno si spaventi per questo, indietreggi per questo, si arrenda per questo o abiuri per questo, forte di una fiducia piena e totale in Dio. E questo solo basta.
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