Omelia XXV Domenica T. Ord. - Anno A (Mt 20, 1-16)
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7537 OMELIA XXV DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 20,1-16) di Giacomo Biffi Nelle parabole del Signore bisogna distinguere accuratamente il racconto (pittoresco, colorito, qualche volta...
show moreOMELIA XXV DOMENICA T. ORD. - ANNO A (Mt 20,1-16) di Giacomo Biffi
Nelle parabole del Signore bisogna distinguere accuratamente il racconto (pittoresco, colorito, qualche volta paradossale) dalla dottrina. Ciò che è proposto alla nostra fede non è l'episodio, ma solo l'insegnamento centrale che è significato dall'episodio. Ne consegue che i particolari di una parabola raramente sono da considerarsi elementi di verità o norme di comportamento. Essi spesso sono soltanto abbellimenti della narrazione. Ad esempio: se è detto che il giorno della fine e del giudizio è simile a un furto con scasso perpetrato di notte, non se ne può dedurre che Gesù sia un ladro armato di grimaldelli, ma solo che verrà all'improvviso, perché solo questo è ciò che direttamente si vuol insegnare. Perciò spesso le parabole di Cristo possono essere anche largamente inverosimili. Questo vale anche per la pagina evangelica di oggi. Essa descrive molto bene una scena tipica delle antiche società agricole e padronali: i braccianti in piazza del paese che aspettano chi li assoldi a giornata per i lavori della mietitura o della vendemmia. Ma non è molto plausibile che il padrone venga a prendere operai anche nell'imminenza del tramonto e quindi quasi al termine della giornata lavorativa; né che voglia pagare i lavoratori violando spudoratamente le norme della giustizia distributiva. È un padrone strano, capriccioso, poco probabile e - per dirla con chiarezza - francamente antipatico. E guai se a qualcuno venisse in mente di usare questa parabola per stabilire quale sia la dottrina sociale della Chiesa. In realtà, in questa pagina Gesù non intende dirci nulla dei rapporti tra datori di lavoro e lavoratori; egli vuole dirci invece alcune cose importanti sui rapporti tra l'uomo e Dio, tra noi e il nostro destino.
DIO CI RICOMPENSA IN PROPORZIONE ALLA SUA BONTA', NON AI NOSTRI MERITI
La prima cosa è che, per fortuna, quando si tratta della salvezza e del merito, Dio non guarda la sua giustizia (ché staremmo freschi tutti) ma la sua bontà, per la quale egli sa ricompensare non in proporzione a quello che noi abbiamo fatto, ma a quanto egli è capace di amarci. Io sono buono, dice il proprietario della parabola, che adduce proprio questa bontà come spiegazione del suo strano comportamento. E questo è assolutamente vero per il nostro Creatore e Signore. «Non ho paura di morire, perché abbiamo un padrone buono», diceva.
LE VIE SALVIFICHE DI DIO SONO IMPREVEDIBILI
La seconda cosa è che le forme con le quali Dio riesce a dare a tutti il "denaro" della vita eterna, sono imprevedibili, sicché c'è sempre speranza. Certo noi siamo impazienti e vorremmo vedere tutto subito: una madre vorrebbe vedere subito il figlio sulla strada del bene; un educatore vorrebbe vedere subito il risultato della sua opera; un apostolo vorrebbe vedere subito l'efficacia della sua parola. Ma le strade di Dio sono piene di giravolte; la sua azione è piena di indugi per noi esasperanti; i suoi momenti sono fissati, a suo piacimento, lungo tutto l'arco della giornata dell'uomo e della storia: Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
IN QUALUNQUE MOMENTO AVVENGA LA CHIAMATA, LA RISPOSTA DEVE ESSERE IMMEDIATA
La terza cosa è ancora più importante: se Dio può indugiare, lui che prevede i tempi futuri, non possiamo indugiare noi, che vediamo solo il presente. Se il padrone può chiamare tardi, il bracciante deve accorrere appena è chiamato. Tutti i lavoratori della parabola ricevono il denaro della vita eterna, perché tutti hanno risposto subito, quando il Signore li ha cercati. Nella vita dello spirito non si può dire: dopo, quando sarò più vecchio, l'anno venturo, il mese prossimo, domani. Bisogna sempre dire: adesso. Quando la voce di Dio invita a una perfezione più grande, il sì della nostra risposta deve essere immediato. Non bisogna lasciar passare il momento di grazia: Cercate il Signore mentre si fa trovare; invocatelo, mentre è vicino. Vorrei aggiungere un'ultima osservazione (che conviene particolarmente alla tematica di questo convegno). Curiosamente, questa pagina di vangelo è l'unica dove siano citate praticamente tutte le parti della preghiera del giorno: Lodi (all'alba), Terza, Sesta, Nona, Vespero. A ognuna di queste ore il Signore viene con la sua grazia, viene nella Chiesa a cercare i suoi adoratori, viene con una chiamata più decisiva, viene con un dono specifico. Ogni volta che noi recitiamo una parte di questa splendida preghiera ecclesiale, rinnoviamo l'incontro con il Padrone della vigna, rendiamo più chiara e più certa la nostra vocazione di figli di Dio, cresciamo nella conformità al volere del Padre. Così, giorno dopo giorno, se saremo assidui e attenti alla Diurna Laus entreremo sempre più nella divina intimità e la nostra esistenza diventerà sempre più feconda.
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