Onde [ST5 - EP8] con Pasquale Torre - Al di là del genere - Vol. 1
Nov 1, 2023 ·
2h 26m 35s
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Description
Ciao a tutte e a tutti! Dove sono le nebbie? Per favore, ridateci l’autunno. No, aspettate. Pare che questa fervida e sentita preghiera sia stata sentita perché da un manciata...
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Ciao a tutte e a tutti!
Dove sono le nebbie? Per favore, ridateci l’autunno. No, aspettate. Pare che questa fervida e sentita preghiera sia stata sentita perché da un manciata di giorni il mercurio si è messo la cuffia in testa, ha allargato le braccia e si è tuffato in verticale verso il basso. Come ormai accade sempre più spesso i cambi di stagione avvengono a codice binario, le giornate di dissolvenza incrociata sono un lontano ricordo e la natura stessa non ci capisce più nulla. Ho visto uccelli disorientati che per la migrazione volavano in tondo, invece di puntare all’Africa, con la formazione a punto di domanda e non più come la punta di una freccia. Le stesse foglie invece di rifarsi il guardaroba con colori gialli ed arancioni, si esercitano a cadere e a risalire verso il ramo. Prendono a nolo la bava dei ragni e si gettano nel vuoto attaccate con questo elastico naturale facendo centinaia di prove, perché poi quando finalmente cadranno al suolo vogliono che la loro discesa sia perfetta. Gli stessi animaletti che dovrebbero cominciare a far raccolte per l’inverno li ho visti girare su mini monopattini ubriachi con infradito e Mojito mezzi finiti, e giuro che uno scoiattolo aveva una maglietta con sopra scritto Summer Forever e dietro No Future. Sia come sia questa stagione delle nebbie è in ritardo, ma è davvero ormai prossima a travolgere gli argini del tempo e regalaci colori vermigli e sciarpe appese ad adornare colli e cervicali. Lo so che è impopolare, spesso è terreno di feroci discussioni, ma per me la nebbia è uno di quegli elementi che meglio si adatta alla mia vista e al mio cuore. È un manto che nasconde, è una veste di fatta di silhouette e i dettagli sono sempre presenti ma devi cercarli, devi esserci immerso dentro per scoprirli, è una quinta teatrale che svela la scenografia, tutto l’insieme, piano piano. A volte credo sia la metafora perfetta della musica, ma questa è una mia opinione. Quindi che la stagione delle nebbie, delle castagne, della grande zucca di Peanutsiana memoria e dei colori caldi abbia inizio. Di contro, invece, speriamo che la nebbia granitica della mancata empatia umana possa cessare una volte per tutte. Sperare non è reato. Sparare invece si. Decidere un attacco deliberato verso i civili, invece si. L’indifferenza, invece si. Soprattutto quando si è perso il rispetto per la vita umana a tal punto da non saper più riconoscere e provare dolore o pietà. È difficile, è mostruosamente complicato trovare la leggerezza oggi giorno, cercare il colore nell’oscurità che gli avvenimenti di queste settimane ci stanno frustando sul cuore e sull’anima. È complesso non sentire dentro di sé ogni singola vita che viene spazzata via, ogni corpo che lascia un vuoto in questa linea temporale, mentre il fruscio delle banconote aumenta a dismisura. Altro che secoli bui, le pagine di storia contemporanea sono intrise di sofferenza e di suoni atroci, ma ciò che fa più male è che, la dove dovremmo essere sovrumani, siamo invece a dibattere come lupi su chi abbia ragione e scegliere una parte della scacchiera senza mai considerare le cause e le sfumature. Scusate lo sfogo. Ancora una volta dobbiamo rivolgerci al bello, alla poesia, all’arte e alla sua emanazione più lucente, la musica, ma non per ficcare la testa nella terra per far compagnia ai tassi, ma solo perché oggi più che mai è necessario per la sopravvivenza ricordarci che a questo mondo qualcosa di bello, di alto e di altro esiste. Ed è li a un passo. Io mi sono trovato in questi mesi drammatici, ahimè più spesso di quanto voglia ammettere, ad aggrapparmi con forza alla musica, alla suzione del capezzolo musicale attraverso le orecchie, per ricordarmi nei momenti di sconforto che c’è qualcosa per cui valga la pena lottare e che questa montagna di escrementi la si può smantellare solo e soltanto attraverso l’abbandono verso qualcosa di bello e puro. Sarò un idealista, ma non riesco a trovare altre soluzioni. Mi perdonerete questo cappello introduttivo così greve, e spero anche il nostro ospite, ma sono momenti davvero difficili da vivere e nulla in confronto a chi tenta di sopravvivere. Allora che sia la musica, ancora e ancora a salvarci e mostrarci la via luminosa da percorrere, fino alla fine, che siano suoni a curare i nostri giorni e a renderli il più colorati possibile. In questa ottava onda della quinta stagione ci rivediamo, anzi ci risentiamo, dopo un mesetto circa di mia assenza, ma come ho raccontato nella scorsa puntata ho avuto le mie buone ragioni nuziali e riprendiamo il filo di Arianna, lì dove lo avevamo lasciato appoggiato. Per farmi accompagnare in questo episodio ho con me un grande ospite che a sua volta mi ha ospitato, qualche mese fa, all’interno del suo progetto ed io non potrei essergli più grato. Ci siamo rincorsi per un discreto tempo, e incastrare tutto non è stato facile, ma voglio ringraziarlo fin da ora per tutta la pazienza che mi ha donato. Si potrebbe dire di lui che è un collega, perché oltre ad essere un amante vorace di tutto ciò che è suono, e a tante altre cose, Pasquale Torre è un Podcaster. Il suo grande progetto si chiama “Al di là del genere” e nelle numerose puntate che ha già prodotto, affronta la musica da diverse angolazioni e prospettive. Spesso accompagnato da ospiti con cui chiacchiera, crea delle stanze di approfondimento e curiosità sulle varie sfaccettature che la musica assume e di come le persone si relazionano con esse. Il podcast Al di là del genere spazia da focus su vari artisti e band a momenti di analisi del momento contemporaneo della musica e le relazioni con i social, passa da spiegazioni tecniche a racconti di aneddoti, insomma come avete intuito è una fucina di contenuti interessanti, zeppa di cose da ascoltare e da apprendere. Inutile che ve lo dica, perché immagino l’abbiate già percepito, ma il consiglio di tuffarvi dentro il progetto di Pasquale è altissimo. Come per tutte le persone che passano di qui, e che ci passeranno, ho chiesto al nostro ospite di portare con se una piccola grande finestra sul suo mondo musicale, che credetemi è vastissimo e di raccontarci un po’ le sue prospettive musicali. I brani che ha scelto per noi sono davvero molto interessanti e variopinti, perché come ascolterete, spaziano in molte palette tonali e generi. Si tratta di una raccolta di scoperte e di riscoperte e di come queste stiano riverberando dentro Pasquale. Vi invito quindi a trovate la vostra posizione comoda e a immergervi in questa ottava Onda e come sempre,
buon ascolto!
^_^
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IL BRANO “ONDE” in testa e in coda all’episodio è stato creato, suonato e cantato da Camilla Battaglia.
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Dove sono le nebbie? Per favore, ridateci l’autunno. No, aspettate. Pare che questa fervida e sentita preghiera sia stata sentita perché da un manciata di giorni il mercurio si è messo la cuffia in testa, ha allargato le braccia e si è tuffato in verticale verso il basso. Come ormai accade sempre più spesso i cambi di stagione avvengono a codice binario, le giornate di dissolvenza incrociata sono un lontano ricordo e la natura stessa non ci capisce più nulla. Ho visto uccelli disorientati che per la migrazione volavano in tondo, invece di puntare all’Africa, con la formazione a punto di domanda e non più come la punta di una freccia. Le stesse foglie invece di rifarsi il guardaroba con colori gialli ed arancioni, si esercitano a cadere e a risalire verso il ramo. Prendono a nolo la bava dei ragni e si gettano nel vuoto attaccate con questo elastico naturale facendo centinaia di prove, perché poi quando finalmente cadranno al suolo vogliono che la loro discesa sia perfetta. Gli stessi animaletti che dovrebbero cominciare a far raccolte per l’inverno li ho visti girare su mini monopattini ubriachi con infradito e Mojito mezzi finiti, e giuro che uno scoiattolo aveva una maglietta con sopra scritto Summer Forever e dietro No Future. Sia come sia questa stagione delle nebbie è in ritardo, ma è davvero ormai prossima a travolgere gli argini del tempo e regalaci colori vermigli e sciarpe appese ad adornare colli e cervicali. Lo so che è impopolare, spesso è terreno di feroci discussioni, ma per me la nebbia è uno di quegli elementi che meglio si adatta alla mia vista e al mio cuore. È un manto che nasconde, è una veste di fatta di silhouette e i dettagli sono sempre presenti ma devi cercarli, devi esserci immerso dentro per scoprirli, è una quinta teatrale che svela la scenografia, tutto l’insieme, piano piano. A volte credo sia la metafora perfetta della musica, ma questa è una mia opinione. Quindi che la stagione delle nebbie, delle castagne, della grande zucca di Peanutsiana memoria e dei colori caldi abbia inizio. Di contro, invece, speriamo che la nebbia granitica della mancata empatia umana possa cessare una volte per tutte. Sperare non è reato. Sparare invece si. Decidere un attacco deliberato verso i civili, invece si. L’indifferenza, invece si. Soprattutto quando si è perso il rispetto per la vita umana a tal punto da non saper più riconoscere e provare dolore o pietà. È difficile, è mostruosamente complicato trovare la leggerezza oggi giorno, cercare il colore nell’oscurità che gli avvenimenti di queste settimane ci stanno frustando sul cuore e sull’anima. È complesso non sentire dentro di sé ogni singola vita che viene spazzata via, ogni corpo che lascia un vuoto in questa linea temporale, mentre il fruscio delle banconote aumenta a dismisura. Altro che secoli bui, le pagine di storia contemporanea sono intrise di sofferenza e di suoni atroci, ma ciò che fa più male è che, la dove dovremmo essere sovrumani, siamo invece a dibattere come lupi su chi abbia ragione e scegliere una parte della scacchiera senza mai considerare le cause e le sfumature. Scusate lo sfogo. Ancora una volta dobbiamo rivolgerci al bello, alla poesia, all’arte e alla sua emanazione più lucente, la musica, ma non per ficcare la testa nella terra per far compagnia ai tassi, ma solo perché oggi più che mai è necessario per la sopravvivenza ricordarci che a questo mondo qualcosa di bello, di alto e di altro esiste. Ed è li a un passo. Io mi sono trovato in questi mesi drammatici, ahimè più spesso di quanto voglia ammettere, ad aggrapparmi con forza alla musica, alla suzione del capezzolo musicale attraverso le orecchie, per ricordarmi nei momenti di sconforto che c’è qualcosa per cui valga la pena lottare e che questa montagna di escrementi la si può smantellare solo e soltanto attraverso l’abbandono verso qualcosa di bello e puro. Sarò un idealista, ma non riesco a trovare altre soluzioni. Mi perdonerete questo cappello introduttivo così greve, e spero anche il nostro ospite, ma sono momenti davvero difficili da vivere e nulla in confronto a chi tenta di sopravvivere. Allora che sia la musica, ancora e ancora a salvarci e mostrarci la via luminosa da percorrere, fino alla fine, che siano suoni a curare i nostri giorni e a renderli il più colorati possibile. In questa ottava onda della quinta stagione ci rivediamo, anzi ci risentiamo, dopo un mesetto circa di mia assenza, ma come ho raccontato nella scorsa puntata ho avuto le mie buone ragioni nuziali e riprendiamo il filo di Arianna, lì dove lo avevamo lasciato appoggiato. Per farmi accompagnare in questo episodio ho con me un grande ospite che a sua volta mi ha ospitato, qualche mese fa, all’interno del suo progetto ed io non potrei essergli più grato. Ci siamo rincorsi per un discreto tempo, e incastrare tutto non è stato facile, ma voglio ringraziarlo fin da ora per tutta la pazienza che mi ha donato. Si potrebbe dire di lui che è un collega, perché oltre ad essere un amante vorace di tutto ciò che è suono, e a tante altre cose, Pasquale Torre è un Podcaster. Il suo grande progetto si chiama “Al di là del genere” e nelle numerose puntate che ha già prodotto, affronta la musica da diverse angolazioni e prospettive. Spesso accompagnato da ospiti con cui chiacchiera, crea delle stanze di approfondimento e curiosità sulle varie sfaccettature che la musica assume e di come le persone si relazionano con esse. Il podcast Al di là del genere spazia da focus su vari artisti e band a momenti di analisi del momento contemporaneo della musica e le relazioni con i social, passa da spiegazioni tecniche a racconti di aneddoti, insomma come avete intuito è una fucina di contenuti interessanti, zeppa di cose da ascoltare e da apprendere. Inutile che ve lo dica, perché immagino l’abbiate già percepito, ma il consiglio di tuffarvi dentro il progetto di Pasquale è altissimo. Come per tutte le persone che passano di qui, e che ci passeranno, ho chiesto al nostro ospite di portare con se una piccola grande finestra sul suo mondo musicale, che credetemi è vastissimo e di raccontarci un po’ le sue prospettive musicali. I brani che ha scelto per noi sono davvero molto interessanti e variopinti, perché come ascolterete, spaziano in molte palette tonali e generi. Si tratta di una raccolta di scoperte e di riscoperte e di come queste stiano riverberando dentro Pasquale. Vi invito quindi a trovate la vostra posizione comoda e a immergervi in questa ottava Onda e come sempre,
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Author | Marco Acquafredda |
Organization | Marco Acquafredda |
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