Portici di Bologna. Pavaglione e dei Banchi
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Portici Pavaglione dei Banchi Aperto il grande spazio della piazza Maggiore con un esproprio forzoso di case nel 1200, il Mercato diventò in breve tempo luogo d’incontro del popolo bolognese...
show moreAperto il grande spazio della piazza Maggiore con un esproprio forzoso di case nel 1200, il Mercato diventò in breve tempo luogo d’incontro del popolo bolognese e di visitatori forestieri.
All'inizio del 1400, gli edifici esistenti su questo prospetto appartenevano alla tipologia edilizia medioevale, in buona parte in legno, con portici retti da pilastri di tronchi squadrati. Acquisiti dai banchieri, vennero abbattuti e sostituiti con nuovi edifici in muratura, in stile gotico; si costruì anche un nuovo portico, addossato a edifici preesistenti e costituito da archi ribassati su pilastri ottagonali, con volte incrociate da costoloni e con due archi più ampi per permettere l’attraversamento delle vie Pescherie Vecchie e Clavature. Sotto il portico i banchieri aprirono i loro uffici e proprio da questi "banchi" il portico prende il nome, dove il cambio era fondamentale in quanto in città erano in circolazione monete diverse, sia locali che forestiere. La costruzione del portico dei Banchi completò il volto della piazza Maggiore senza operare sventramenti e limitandosi a rivestire le preesistenze architettoniche, manifestando una notevole attenzione per l'esistente.
Tutto questo venne riprogettato dal 1548, con l’edificazione della maestosa facciata e dei portici regolari sottostanti da Jacopo Barozzi da Vignola, all’epoca l’architetto più importante della corte romana. Il lavorò continuò per vari anni concludendosi nel 1580, mimetizzando lo sbocco in piazza delle due vie delle Clavature e delle Pescherie Vecchie, ora sottolineato solo dai fornici più alti e imponenti.
Il nuovo fronte interessò anche gli edifici adiacenti all’antico portico quattrocentesco, formando così una lunga quinta architettonica, continuando anche fuori della piazza vera e propria. Il secondo portico, che si estende da via dei Musei a via Farini, in continuazione con il portico di palazzo dei Banchi, era costituito da due proprietà: il primo tratto, il portico della Morte, compreso tra le vie de' Musei e de' Foscherari, apparteneva all’Ospedale della Morte, nome legato al compito principale del dare conforto ai condannati a morte, mentre il secondo, del Pavaglione, da via de' Foscherari a via Farini, apparteneva al Palazzo dell'Archiginnasio, primo edificio dell'Università di Bologna ora sede della Biblioteca Comunale. Il suo nome deriva probabilmente dal tendone che riparava i banchi della fiera dei bachi da seta, commercio molto importante per diversi secoli per la città.
Il palazzo dell'Archiginnasio venne costruito nella sua forma attuale quando nel 1561 Carlo Borromeo su ordine del papa, Pio IV, incaricò Antonio Morandi detto il Terribilia a rifare il portico e parte della costruzione soprastante per renderla sede universitaria. Lavoro che si concluse in meno di due anni. creò una facciata a due piani con un portico rispecchiando le architetture locali anche nei materiali usando il cotto e l'arenaria. Il portico presenta 15 campate a lesene corinzie, con due voltoni che permettono l’accesso alle retrostanti vie. Nel portico, per recuperare parte delle spese ingenti per la costruzione di San Petronio, vennero aperte botteghe da dare in locazione.
Vi sono tuttora attività storiche importanti sotto entrambi questi portici: per esempio la Farmacia della Morte, dal 1500 spezieria dell'ospedale, dagli anni '20 del XX secolo spostata all'angolo di Via dell'Archiginnasio e Via dei Musei e ora chiamata Farmacia del Pavaglione. Sotto questa parte dei portici si trova anche la Libreria Nanni, la più vecchia di Bologna, fondata nel 1825 e la prima ad avere le vetrine alla parigina, per esporre a chi passeggiava sotto il portico, libri di cui molte edizioni rare, libreria frequentata anche da personaggi e scrittori famosi come Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini o Umberto Eco.
Sotto il portico del Pavaglione vi è la libreria Zanichelli, frequentata alla fine del XIX secolo dal poeta Giosuè Carducci. Il proprietario della libreria diede persino una stanza al poeta affinchè potesse scrivere, leggere o consultare libri in santa pace.
Negli anni Venti del XX secolo aprì il bar Zanarini, all'angolo tra piazza Galvani e via Farini, ora uno dei bar più conosciuti nel centro della città e che insieme alla gioielleria Veronesi, trasferita qui da via degli Orefici nel 1922, sono vecchia ma costante testimonianza all'eleganza di questa parte di Bologna.
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