Potere e responsabilità, la Nato e il futuro dell'Occidente - con Gabriele Natalizia
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Potere e responsabilità, la Nato e il futuro dell'Occidente - con Gabriele Natalizia
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Questa è l'estate della Nato. C'è stato un importante vertice a Vilnius, in Lituania, l'11 e il 12 luglio si è discusso di Turchia. Si è discusso di un ingresso...
show moreSi è discusso di un ingresso possibile, forse possibile, sicuramente remoto dell'Ucraina nella Nato, della membership della Svezia, delle prospettive della guerra in Ucraina. Ma è anche l'estate del film di Christopher Nolan dedicato a J. Robert Oppenheimer, il fisico che ha guidato il progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica nel 1945.
Sul Financial Times un editorialista che vale sempre la pena di leggere, Jana Ganesh, ha scritto che Oppenheimer è un gran bel film, ma sull'uomo sbagliato perché doveva essere dedicato al presidente che la bomba atomica l'ha usata, cioè Henry Truman.Dice Ganesh che è Truman che ha fatto le scelte più difficili: ha definito l'assetto del mondo nel Dopoguerra per come lo conosciamo e il ruolo che dovevano avere gli Stati Uniti.
E' lui che ha impostato un approccio che persegue la pace attraverso l'egemonia. Una strategia che ha funzionato per vari decenni, ma che è stata costruita su montagne di cadaveri, a cominciare da quelli vaporizzati o martoriati dalle radiazioni a Hiroshima e Nagasaki (l’anniversario della prima bomba, non sempre ricordato, è il 6 agosto).
Scrive Ganesh che ancora oggi il nostro mondo è quello di Truman. Che non ci sarebbe alcuna discussione sull'Ucraina se gli Stati Uniti non fossero rimasti sempre impegnati militarmente in Europa, sia direttamente sia attraverso soprattutto la Nato.
La lezione di questo decennio, scrive Ganesh finora è che il liberalismo non è in grado di sopravvivere senza la forza. Il liberalismo, insomma, e tutti i valori che professiamo, sono sopravvissuti in questi anni soltanto grazie alla potenza militare?
Questa è la domanda inquietante che emerge da questa estate, grazie appunto al film su Oppenheimer e alla discussione intorno al destino della Nato.
La democrazia ha bisogno della violenza, almeno potenziale?
Per citare Roosevelt (Theodore, non Franklin Delano), possiamo permetterci di “parlare in modo gentile” soltanto finché “abbiamo un grosso bastone”? Dopo la fine della Guerra fredda, la Nato poteva scomparire, invece ha resistito, e questa già è una cosa strana, visto che la missione per la quale era nata - arginare il blocco sovietico - era compiuta.
Ma un sistema internazionale nel quale ci sono due garanti dell’ordine (Nato e patto di Varsavia) è più stabile di uno anarchico e anche più di uno nel quale il ruolo di poliziotto globale è ricoperto da un solo soggetto, la Nato, che ha un inevitabile predominio americano.
Per un po’ la Nato ha guardato anche al Mediterraneo e all’Africa, negli anni del jhadismo più minaccioso dopo l’11 settembre 2001. Oggi il fianco est assorbe di nuovo tutte le attenzioni, col nuovo protagonismo della Russia di Vladimir Putin. Ma, come si vede con il caos in Niger e nei paesi confinanti, l’assenza di un soggetto egemone non è mai davvero una buona notizia.
Perché l’egemone, per citare qui Spider-Man, ha grandi poteri ma anche grandi responsabilità: la Nato è un’alleanza fondata sulla potenza militare americana, ma questo non significa che gli altri paesi siano soltanto vassalli di Washington. Ciascuno ha le proprie responsabilità, onori e oneri, e limiti, a differenza di quello che dicono commentatori anche autorevoli in altri campi come lo storico Alessandro Barbero.
Sono questi gli argomenti dei quali ho discusso con Gabriele Natalizia nella nuova puntata del podcast Appunti in versione long form.
Gabriele Natalizia è un professore associato di scienza politica alla Sapienza, animatore del progetto geopolitica.info, e co-curatore di un paio di libri recenti che approfondiscono questo rapporto inevitabile tra ordine mondiale liberale e forza militare.
Uno si chiama La Nato verso il 2030 - Continuità e discontinuità nelle relazioni transatlantiche dopo il nuovo concetto strategico, che Natalizia ha curato con Lorenzo Termine per il Mulino, e l’altro Come difendere l’ordine liberale, con Andrea Carteny, per Vita e Pensiero.
Qui trovate il podcast con Gabriele Natalizia, fatemi sapere che ne pensate e se avete suggerimenti per temi e ospiti per i prossimi podcast, dopo la pausa estiva.
Information
Author | Stefano Feltri |
Organization | Stefano Feltri |
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