Rossella Accoto: "Le politiche pubbliche: la conciliazione vita-lavoro"
Feb 14, 2022 ·
6m 54s
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A frenare le nascite in Italia contribuiscono fattori diversi, ma un ruolo chiave spetta alla mancanza di prospettive per i giovani che faticano a trovare un lavoro stabile e retribuito...
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A frenare le nascite in Italia contribuiscono fattori diversi, ma un ruolo chiave spetta alla mancanza di prospettive per i giovani che faticano a trovare un lavoro stabile e retribuito in modo tale da consentire anche solo di sognare una famiglia. E anche chi un impiego ce l’ha, spesso fatica a conciliare vita e lavoro. Di questo e di politiche pubbliche parliamo con Rosella Accoto, sottosegretario al ministero del Lavoro con delega alla formazione, inclusione sociale e povertà, immigrazione.
Gli ultimi dati Istat hanno confermato il calo delle nascite in Italia, oltretutto peggiorato in pandemia. “Mai come adesso si sta tentando di intervenire con convinzione per invertire questo calo. E’ però necessario fare una premessa: conciliazione non vuol dire misure per le donne, ma diminuire le contraddizioni tra le diverse sfere della vita di tutti noi”. Ecco perché, spiega – bisogna agire su tre sottosistemi: la famiglia, l’organizzazione del lavoro e il territorio.
Altro tema è la necessità di intervenire per una gestione più equilibrata della genitorialità. “Come può esserci una parità nella genitorialità se non c’è parità salariale e lavorativa in una coppia? Questo è l’elemento principale e spesso dirimente”.
Va quindi affrontato il tema del gender pay gap. “Parlare solo di differenza salariale trae in inganno. Formalmente in Italia uomini e donne, a parità di ruolo, non possono avere differenze salariali”, anzi i dati Istat dicono che da noi il livello di disparità è inferiore a quello della media europea. “Per capire la realtà bisogna prendere anche i dati delle ore lavorate e il tasso di occupazione femminile”.
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Gli ultimi dati Istat hanno confermato il calo delle nascite in Italia, oltretutto peggiorato in pandemia. “Mai come adesso si sta tentando di intervenire con convinzione per invertire questo calo. E’ però necessario fare una premessa: conciliazione non vuol dire misure per le donne, ma diminuire le contraddizioni tra le diverse sfere della vita di tutti noi”. Ecco perché, spiega – bisogna agire su tre sottosistemi: la famiglia, l’organizzazione del lavoro e il territorio.
Altro tema è la necessità di intervenire per una gestione più equilibrata della genitorialità. “Come può esserci una parità nella genitorialità se non c’è parità salariale e lavorativa in una coppia? Questo è l’elemento principale e spesso dirimente”.
Va quindi affrontato il tema del gender pay gap. “Parlare solo di differenza salariale trae in inganno. Formalmente in Italia uomini e donne, a parità di ruolo, non possono avere differenze salariali”, anzi i dati Istat dicono che da noi il livello di disparità è inferiore a quello della media europea. “Per capire la realtà bisogna prendere anche i dati delle ore lavorate e il tasso di occupazione femminile”.
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Author | Fortune Italia |
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