Explicit
S2. E3. Cara bimba. Dare supporto cura.
Nov 26, 2018 ·
3m 19s
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Description
Una storia di mamma per scoprire che, sotto sotto, non è un bambino il punto, ma solo una metafora per riscoprire che in fondo è l’occuparsi di qualcun altro, che...
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Una storia di mamma per scoprire che, sotto sotto, non è un bambino il punto, ma solo una metafora per riscoprire che in fondo è l’occuparsi di qualcun altro, che cura: è questa la medicina naturale per smettere di rimuginare e uscire dal loop dei propri conflitti, diventati gabbie.
Quando si è in lotta con se stessi sembra di non sentire né capire più niente. Appena ci si mette in ascolto dell’altro e dei suoi bisogni si riconquista come per magia la capacità di mettersi in contatto coi propri. D’improvviso, dentro si fa silenzio. E in quel silenzio, ri-eccoci.
Esserci per l’altro, chiunque esso sia, non solo un bimbo, ci permette di tornare ad esserci anche per noi.
C’è cura ogni volta che una spinta d’amore (la forza della vita) ci chiama fuori da noi stessi, per dare supporto all’altro, chiunque esso sia, quando ne ha bisogno: nel farlo torniamo presenti, i pensieri ripetitivi in cui di solito siamo immersi passano in secondo piano e ci riscopriamo capaci di accogliere e sostenere la vulnerabilità, permettendole di crescere.
Grazie a Cinzia per ricordare che siamo ‘mamma cura’ ogni volta che riusciamo a farlo.
Il testo integrale della puntata:
Vi ho promesso autenticità e dato che mi piace mantenere le promesse quello che c’è oggi, per la verità, un bel raffreddore che ancora non se ne va. Che mi fa sempre pensare alla mamma, che invece non c’è.
La prima volta che ho preso l’influènza e non c’era più, mi sono chiesta: e adesso, chi mi cura?
A Storie che curano, oggi, la pagina di diario di una mamma.
Cara bimba, scrive Cinzia, la mamma si era persa, tutto appariva buio, ma tu l’hai riacceso…
“…quando un bambino nasce...hai tra le mani un esserino che dipende completamente da te per poter vivere e sopravvivere…dunque passi le tue giornate a vedere se mangia abbastanza dorme abbastanza…quindi non puoi fare altro che concentrarti sull’unico obiettivo che hai che è la sua sopravvivenza quindi tutte le tue angosce, problemi, sofferenze, vengono messe da parte perché la nascita di un bambino, il diventare madre è un’esperienza così totalizzante che ti fa dimenticare te stessa e quelle che potevano essere prima esigenze diventano solo dettagli in un quadro più ampio.
Ogni giorno quando mi riguardo indietro mi rendo conto di quanto poco importante fosse quel dolore che sentivo, che invece ai tempi era enorme, indescrivibile e causato da drammi irrisolvibili e poi invece di fronte alla vita che s’impone non era niente”.
Quando guardi un neonato, ti dimentichi di te e ti ricordi di tutto. Una medicina naturale, dice qualcuno. Ma non per tutti un bimbo lo è. E allora la medicina naturale dentro questa storia qual è?
“…nel mio caso quello che mi ha guarito è stata la vita, nel senso che la vita mi ha riportato alla vita, nel senso che mi ha permesso di spostare totalmente l’attenzione da me stessa ad altro che poi era come ritornare a me stessa per poi uscirne di nuovo e vedere tutto dall’alto”.
Sotto sotto, non è un bambino il punto. Lo sembra, perché rappresenta la spinta più forte, quella della specie umana, ad andare oltre se stessa e le proprie ‘gabbie’ per nutrire e sostenere la vita.
Un bambino non è il punto ma solo una metafora per riscoprire che l’occuparsi di qualcun altro, chiunque altro, grazie al fatto che l’amore ci ha spinto fuori da noi stessi, può curare.
Esserci per lui, supportarlo, soprattutto quando è vulnerabile come un bimbo, ci permette di tornare ad esserci anche per noi, forse perché improvvisamente, scopriamo di esserne capaci.
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Quando si è in lotta con se stessi sembra di non sentire né capire più niente. Appena ci si mette in ascolto dell’altro e dei suoi bisogni si riconquista come per magia la capacità di mettersi in contatto coi propri. D’improvviso, dentro si fa silenzio. E in quel silenzio, ri-eccoci.
Esserci per l’altro, chiunque esso sia, non solo un bimbo, ci permette di tornare ad esserci anche per noi.
C’è cura ogni volta che una spinta d’amore (la forza della vita) ci chiama fuori da noi stessi, per dare supporto all’altro, chiunque esso sia, quando ne ha bisogno: nel farlo torniamo presenti, i pensieri ripetitivi in cui di solito siamo immersi passano in secondo piano e ci riscopriamo capaci di accogliere e sostenere la vulnerabilità, permettendole di crescere.
Grazie a Cinzia per ricordare che siamo ‘mamma cura’ ogni volta che riusciamo a farlo.
Il testo integrale della puntata:
Vi ho promesso autenticità e dato che mi piace mantenere le promesse quello che c’è oggi, per la verità, un bel raffreddore che ancora non se ne va. Che mi fa sempre pensare alla mamma, che invece non c’è.
La prima volta che ho preso l’influènza e non c’era più, mi sono chiesta: e adesso, chi mi cura?
A Storie che curano, oggi, la pagina di diario di una mamma.
Cara bimba, scrive Cinzia, la mamma si era persa, tutto appariva buio, ma tu l’hai riacceso…
“…quando un bambino nasce...hai tra le mani un esserino che dipende completamente da te per poter vivere e sopravvivere…dunque passi le tue giornate a vedere se mangia abbastanza dorme abbastanza…quindi non puoi fare altro che concentrarti sull’unico obiettivo che hai che è la sua sopravvivenza quindi tutte le tue angosce, problemi, sofferenze, vengono messe da parte perché la nascita di un bambino, il diventare madre è un’esperienza così totalizzante che ti fa dimenticare te stessa e quelle che potevano essere prima esigenze diventano solo dettagli in un quadro più ampio.
Ogni giorno quando mi riguardo indietro mi rendo conto di quanto poco importante fosse quel dolore che sentivo, che invece ai tempi era enorme, indescrivibile e causato da drammi irrisolvibili e poi invece di fronte alla vita che s’impone non era niente”.
Quando guardi un neonato, ti dimentichi di te e ti ricordi di tutto. Una medicina naturale, dice qualcuno. Ma non per tutti un bimbo lo è. E allora la medicina naturale dentro questa storia qual è?
“…nel mio caso quello che mi ha guarito è stata la vita, nel senso che la vita mi ha riportato alla vita, nel senso che mi ha permesso di spostare totalmente l’attenzione da me stessa ad altro che poi era come ritornare a me stessa per poi uscirne di nuovo e vedere tutto dall’alto”.
Sotto sotto, non è un bambino il punto. Lo sembra, perché rappresenta la spinta più forte, quella della specie umana, ad andare oltre se stessa e le proprie ‘gabbie’ per nutrire e sostenere la vita.
Un bambino non è il punto ma solo una metafora per riscoprire che l’occuparsi di qualcun altro, chiunque altro, grazie al fatto che l’amore ci ha spinto fuori da noi stessi, può curare.
Esserci per lui, supportarlo, soprattutto quando è vulnerabile come un bimbo, ci permette di tornare ad esserci anche per noi, forse perché improvvisamente, scopriamo di esserne capaci.
Information
Author | Valentina Guzzardo |
Organization | Valentina Guzzardo |
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