Totò Riina - Episodio 22 La Rete di Protezione Corruzione e Collusioni Benvenuti ad una nuova puntata del nostro podcast dedicato alla vita di Totò Riina. Oggi parleremo di un aspetto cruciale che ha permesso a Riina di mantenere il suo potere e di sfuggire alla giustizia per oltre vent’anni: la rete di protezione costruita grazie alla corruzione e alle collusioni con esponenti delle istituzioni, della politica e delle forze dell’ordine. Esploreremo come questa rete abbia garantito l’impunità a Riina e abbia contribuito a rafforzare la presa di Cosa Nostra sulla Sicilia e sull’Italia. Totò Riina, durante la sua lunga carriera criminale, non si limitò a usare la violenza e l'intimidazione per mantenere il controllo. Capì presto che per consolidare il suo potere avrebbe dovuto costruire una rete di alleanze strategiche all'interno delle istituzioni, corrompendo funzionari e politici e garantendosi la complicità di chi avrebbe dovuto combattere la mafia. Questa strategia si rivelò vincente e permise a Cosa Nostra di infiltrarsi profondamente nel tessuto socio-politico italiano. Una delle principali fonti di protezione per Riina fu la corruzione. Grazie ai profitti derivanti dalle attività illecite, come il traffico di droga, le estorsioni e il controllo degli appalti pubblici, Cosa Nostra poteva contare su ingenti risorse economiche. Questi fondi venivano utilizzati per corrompere politici, funzionari pubblici, giudici e membri delle forze dell'ordine, creando una rete di protezione che garantiva l’impunità ai boss mafiosi. In cambio, Riina offriva sostegno elettorale e la possibilità di accedere a facili guadagni attraverso la concessione di appalti e favori. Un esempio emblematico di questa corruzione fu il cosiddetto "Sacco di Palermo" negli anni '60 e '70, un periodo in cui la città di Palermo fu devastata da una speculazione edilizia senza precedenti. I politici locali, corrotti e collusi con Cosa Nostra, concessero permessi di costruzione indiscriminati, permettendo ai costruttori legati alla mafia di arricchirsi e di cementificare gran parte della città. Questo modello di corruzione si ripeté in molte altre aree della Sicilia e del Sud Italia, con conseguenze devastanti per l’economia e la società. Oltre alla corruzione, Riina poteva contare su una fitta rete di collusioni. Queste collusioni coinvolgevano non solo la politica locale, ma anche figure di rilievo a livello nazionale. Durante il processo di Palermo e nelle successive indagini, emerse come Cosa Nostra avesse stabilito legami con esponenti di spicco della politica italiana, che, in cambio del sostegno mafioso, chiudevano un occhio sulle attività criminali o, peggio ancora, ne erano complici attivi. Questi rapporti permisero a Riina e ai suoi uomini di operare per anni senza essere disturbati dalle autorità. Le collusioni non si limitarono alla politica. Anche all'interno delle forze dell’ordine e della magistratura vi furono episodi di connivenza e tradimento. Alcuni funzionari corrotti avvertivano i mafiosi delle indagini in corso, permettendo loro di sfuggire agli arresti o di distruggere prove compromettenti. Questo clima di complicità e corruzione rese estremamente difficile per i magistrati e gli investigatori onesti, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, portare avanti le loro indagini e ottenere risultati concreti. Uno degli episodi più controversi legati alle collusioni tra Stato e mafia fu il cosiddetto "Papello", un documento che, secondo alcune testimonianze, conteneva le richieste di Cosa Nostra allo Stato italiano in cambio della cessazione delle stragi mafiose. Sebbene l’esistenza di questo documento sia stata oggetto di dibattito e di inchieste, esso rappresenta simbolicamente la pericolosa vicinanza tra alcune parti delle istituzioni italiane e l'organizzazione mafiosa. Nonostante l’arresto di Riina e il declino del suo potere, la rete di corruzione e collusioni che costruì non scomparve del tutto. Ancora oggi, sebbene in misura minore, la mafia continua a cercare alleanze e protezioni all'interno delle istituzioni, dimostrando che la lotta contro la criminalità organizzata non può limitarsi alla repressione dei boss, ma deve anche affrontare le radici profonde della corruzione e della collusione. Conclusione: In questo episodio abbiamo esplorato la rete di protezione che Totò Riina costruì attraverso la corruzione e le collusioni con le istituzioni e la politica. Nel prossimo episodio, ci concentreremo sulla vita dei Corleonesi dopo la caduta di Riina e su come l'organizzazione mafiosa ha cercato di riorganizzarsi. Grazie per averci ascoltato e continuate a seguirci per scoprire di più sulla vita di Totò Riina.
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