Vincenzo Verzeni – Il Vampiro di Bottanuco

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Stagione 1 🎧 Episodio 21: Vincenzo Verzeni – Il Vampiro di Bottanuco I crimini del vampiro italiano scioccarono la Bergamasca, e la sua mente disturbata ha lasciato un segno profondo...
show moreI crimini del vampiro italiano scioccarono la Bergamasca, e la sua mente disturbata ha lasciato un segno profondo nello studio della criminologia. Scopriamo insieme chi era, come agiva e quale eredità ha lasciato il suo caso.
🎧Il contesto storico
Siamo nell’Italia post-unitaria del XIX secolo, un periodo di grandi trasformazioni e instabilità.
La recente unificazione del paese (1861) aveva lasciato profonde disuguaglianze economiche e sociali, con vaste aree rurali, come la Lombardia, ancora legate a una società patriarcale e povera.
In questo clima, i crimini di Vincenzo Verzeni emersero come un’eccezione terrificante.
In un’epoca in cui i concetti di “serial killer” e “profilo psicologico criminale” erano ancora sconosciuti, le azioni di Verzeni rappresentarono un enigma per le autorità e una fonte di terrore per la popolazione.
🎧La storia personale di Vincenzo Verzeni
Vincenzo Verzeni nacque nel 1849 a Bottanuco, un piccolo paese in provincia di Bergamo, in una famiglia povera e problematica.
Cresciuto in un contesto rurale segnato dalla miseria, Verzeni visse un’infanzia difficile. Il rapporto con il padre, descritto come violento e autoritario, contribuì a forgiare una personalità insicura e incline alla rabbia repressa.
Sin da giovane, Verzeni mostrò segni di comportamenti disturbati: era introverso, isolato e incline a fantasie violente. Queste pulsioni si trasformarono in atti concreti, dando vita a una serie di omicidi che avrebbero terrorizzato la regione.
🎧 Modus operandi
Il modus operandi di Vincenzo Verzeni era caratterizzato da un’intensità violenta e sadica che rivelava le sue pulsioni patologiche:
1.Agguati improvvisi: Verzeni attaccava le sue vittime di sorpresa, spesso in luoghi isolati come campi o sentieri di campagna.
2.Strangolamento: Uccideva strangolando le vittime, un atto che lo eccitava sessualmente e rappresentava per lui il massimo controllo.
3.Mutilazioni post-mortem: Compiva mutilazioni sui corpi, asportando parti del corpo, in particolare genitali e seni.
4.Cannibalismo simbolico: Succhiava il sangue delle sue vittime o mordeva parti del corpo, da cui derivò il soprannome “Vampiro di Bottanuco.”
Questi dettagli, uniti alla freddezza con cui descrisse i suoi crimini, resero il suo caso unico e particolarmente raccapricciante.
🎧 Vittimologia
Le vittime di Vincenzo Verzeni erano prevalentemente giovani donne, contadine che vivevano o lavoravano nelle campagne attorno a Bottanuco. Spesso le vittime erano sole e indifese, un fattore che rendeva più facile per Verzeni agire senza essere scoperto.
Le vittime accertate furono:
•Marianna Bravi, 14 anni, uccisa nel 1870 mentre si trovava nei campi.
•Giulia Premarini, strangolata e mutilata in modo simile nel 1871.
Inoltre, ci furono numerosi tentativi di aggressione su altre donne, alcune delle quali riuscirono a scappare e fornirono testimonianze cruciali per la cattura di Verzeni.
🎧 La cattura e il processo
Vincenzo Verzeni venne arrestato nel 1872 dopo che una serie di testimonianze delle donne sopravvissute agli attacchi portarono le autorità a indagare su di lui. Durante il processo, Verzeni confessò i crimini, descrivendoli con freddezza e senza alcun segno di rimorso.
Le sue dichiarazioni furono agghiaccianti: raccontò come lo strangolamento e il contatto con il sangue lo eccitassero, spiegando con precisione le mutilazioni compiute.
Il processo attirò l’attenzione di Cesare Lombroso, uno dei pionieri della criminologia, che utilizzò il caso di Verzeni per supportare la sua teoria del “criminale nato.”
Lombroso sostenne che Verzeni presentava tratti fisici e psicologici “atavici,” che lo avrebbero portato inevitabilmente alla violenza.
Nonostante la condanna all’ergastolo, la pena fu commutata in internamento in un manicomio criminale, dove rimase fino alla sua morte.
🎧 Profilo psicologico
Gli studi successivi sul caso di Vincenzo Verzeni hanno evidenziato un quadro psicologico estremamente disturbato:
1.Sadismo sessuale: Verzeni traeva piacere dall’infliggere sofferenza e dominare le sue vittime, unendo la violenza alla sfera sessuale.
2.Necrofilia: L’attrazione per i corpi dopo la morte suggerisce una perversione psicologica profonda.
3.Cannibalismo simbolico: Il gesto di succhiare il sangue era probabilmente un rituale legato al bisogno di dominio e possesso.
4.Possibile schizofrenia: Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Verzeni soffrisse di deliri che alimentavano le sue fantasie omicide.
🎧 Eredità del caso
Il caso di Vincenzo Verzeni rappresenta un capitolo fondamentale nella storia della criminologia italiana. Fu uno dei primi esempi documentati di un serial killer in Italia e diede un contributo significativo agli studi sul comportamento criminale.
L’analisi di Lombroso, pur criticata oggi per il suo determinismo biologico, aprì le porte allo studio scientifico della mente criminale, segnando un cambiamento nell’approccio alle indagini.
Il nome di Verzeni rimane sinonimo di orrore, un simbolo del lato oscuro dell’essere umano e di come le pulsioni represse possano degenerare in atti estremi.
🎧 Curiosità e dettagli inquietanti
•Lombroso e i tratti fisici: Durante le analisi, Lombroso notò che Verzeni aveva un cranio “anomalo” e tratti “primitivi,” come orecchie sporgenti e mascella pronunciata. Sebbene oggi queste teorie siano state smentite, a quell’epoca alimentavano il dibattito scientifico.
•Il soprannome: Il termine “vampiro” venne usato dai giornali dell’epoca, che descrissero i suoi crimini come ispirati a un desiderio “diabolico.”
•Un caso dimenticato: Nonostante la sua rilevanza storica, il caso di Verzeni è meno noto rispetto ad altri serial killer più recenti, rendendolo un oscuro frammento della storia criminale italiana.
Il Vampiro di Bottanuco ha segnato un momento chiave nella storia criminale italiana e nello sviluppo della criminologia moderna.
La sua storia, per quanto inquietante, continua a essere un monito sulla complessità della mente umana e sulla necessità di riconoscere e trattare i segnali di disagio mentale.
Testi di Marcella Boccia
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