
Contacts
Info
Tutto quello che non vi dicono sugli Stati Uniti d'America

Episodes & Posts
Episodes
Posts
26 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8110
LA ''RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO'' DI TRUMP PORTA I SUOI PRIMI FRUTTI di Giuliano Guzzo
La decisione dell'amministrazione Trump di azzerare l'Usaid, l'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale, ha sollevato nei giorni scorsi molte polemiche, sia da parte di quanti hanno criticato questa scelta sia da parte di quanti, invece, hanno messo in luce come - tra diverse cause filantropiche e umanitarie, per così dire -, quest'Agenzia sostenesse anche svariati progetti ideologici. Anche il Timone, a quest'ultimo proposito, ha ricordato come l'Usaid spendesse la bellezza di 800 milioni di dollari per progetti di matrice gender: non esattamente, ci sia consentito, iniziative così indispensabili, anzi. Tutt'altro.
Ebbene, in questi giorni - sempre rispetto ai cambiamenti in corso all'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale - sono avvenute due cose. La prima è stata l'ufficializzazione della sforbiciata della Casa Bianca, che sarà oggettivamente di entità notevole. Il budget dei programmi di aiuto e sviluppo all'estero, infatti, sarà tagliato di oltre il 90%. Anzi, anche di più dato che pare che i vertici dell'Amministrazione americana abbiano individuato la bellezza di quasi 5.800 stanziamenti, per un valore residuo di 54 miliardi di dollari, «da eliminare subito» nell'ambito dell'agenda Trump; tutto ciò con una riduzione di spesa per l'Agenzia in questione del 92%. Che dire, davvero la madre di tutte le spending review.
La seconda novità collegata a questa questione, raccontata dall'agenzia Reuters, riguarda l'avvenuta chiusura di tre cliniche per la comunità transgender - che seguivano complessivamente 5.000 persone -, che il mese scorso, appunto, hanno chiuso i battenti proprio a seguito dell'ordine di sospensione degli aiuti da parte dell'Usaid. Queste tre cliniche si trovavano nella lontana India. «Ecco cosa finanziavano i soldi delle tasse americane», è stato il commento di Elon Musk su X, con riferimento ad un post riguardo alla chiusura di una di queste tre cliniche, inaugurata nel 2021 nella città di Hyderabad, nell'India meridionale.
Sempre secondo quanto riportato dalla Reuters, le cliniche indiane in questione non erano gestite da professionisti terzi bensì principalmente da medici, consulenti e altri operatori della comunità transgender; il che può far sorgere il sospetto che i finanziamenti dell'Usaid - almeno in queste tre strutture - potessero non essere spesi con la massima diligenza possibile, visti i tanti interessi in gioco. In questi giorni i medici che lavoravano in queste cliniche bussano al governo indiano: «Ora che i finanziamenti statunitensi sono cessati, la necessità e la passione rimangono. Spetta al governo indiano, portare con sé la comunità trans indiana, finanziare e ampliare questo modello».
Ora, staremo a vedere quale sarà il destino delle tre cliniche. Intanto però una cosa, a questo punto, è inconfutabile: lo «sviluppo internazionale» che i finanziamenti Usaid promuovevano era abbastanza discutibile. E pure quelle voci, perfino in ambito cattolico, levatesi per protestare contro questa sforbiciata sostenendo che l'Usaid «ha fatto anche cose buone» (cosa indubbia, eh), forse farebbero bene a riflettere. Provate infatti a mettervi nei panni che di un cittadino americano che fatica a far quadrare i conti e ad arrivare a fine mese e che ora viene a scoprire che una parte delle sue tasse servivno a far "cambiare sesso" a gente dall'altra parte del mondo; provate a mettervi in questi panni e a non infuriarvi. Non è esattamente semplice.
Nota di BastaBugie: Raffaella Frullone nell'articolo seguente dal titolo "800 milioni di dollari per il gender. Li spendeva l'Usaid che Trump vuole azzerare" spiega che Trump vuole chiudere questa agenzia che si è resa responsabile di frodi di varia natura, sprechi di fiumi di denaro, finanziamenti più o meno espliciti al partito democratico.
Ecco l'articolo completo pubblicato su sito del Timone il 11 febbraio 2025:
Ancora storditi dalla raffica di ordini esecutivi che il neo presidente americano ha firmato nei primi venti giorni del suo mandato, molti dei quali sviluppano il programma annunciato durante il discorso di insediamento, quando Donald Trump ha ribadito che l'amministrazione in carica avrebbe riconosciuto solo i due sessi esistenti, maschio e femmina, i detrattori del leader della Casa Bianca ora sono sul piede di guerra per l'annunciato smantellamento dell'Agenzia per lo sviluppo Internazionale, che sulla carta fornisce aiuti umanitari e assistenza per lo sviluppo in diversi Paesi del mondo.
In realtà già prima che l'amministrazione Trump annunciasse l'intenzione di voler ridurre gli impiegati dell'agenzia da diecimila a circa trecento, ponendola sotto il controllo diretto del Dipartimento di stato, era stato un memorandum interno dell'Ufficio dell'Ispettore Generale a confermare che l'agenzia gestiva il suo budget - oltre 46 miliardi di dollari - in modo poco trasparente e con un una serie di sprechi
Secondo il testo, pubblicato a fine gennaio, l'agenzia avrebbe generato "vulnerabilità significative" distribuendo fondi pubblici senza garantire che questi non finissero nelle mani di organizzazioni terroristiche o soggetti coinvolti in frodi, mancherebbe quindi un'adeguata verifica sui destinatari finali dei fondi, anche a causa di una certa resistenza delle Nazioni Unite e delle Ong straniere a condividere informazioni su potenziali illeciti. Ad esempio, riporta Roberto Vivaldelli su Insideover, un caso emblematico riguarderebbe la Siria, dove aiuti alimentari Usaid sarebbero stati deviati a favore di Hay'at Tahrir al-Sham, l'ex diramazione siriana di al-Qaeda, oggi al potere con Al Julani.
Sul suo social Truth, Trump ha ribadito di voler chiudere un'agenzia che si è resa responsabile di frodi di varia natura, sprechi di fiumi di denaro, finanziamenti più o meno espliciti al partito democratico. Ma non è tutto. La neo portavoce della Casa Bianca, Karolin Leavitt ha dato qualche numero, riferendo che oltre un milione e mezzo di dollari sono andati per finanziare i soliti progetti "in inclusione" in Serbia, 70mila dollari per lo stesso scopo sono stati stanziati in Irlanda, 47mila dollari sono andati a finanziare un'opera di propaganda trans in Colombia e 32mila per un fumetto transgender finanziato in Perù. Un'agenzia a servizio della fluidità insomma.
Ma non è tutto, la testata The Federalist ha analizzato una serie di documenti secondo cui l'Usaid ha di fatto sovvenzionato per donare quasi 800 milioni di dollari a un gruppo che ha lo scopo di superare l'eteronormatività. Parallelamente l'Agenzia supportava una piattaforma con lo scopo dichiarato di "contrastare la disinformazione", che ancora una volta aveva lo scopo di censurare testate e realtà non allineate soprattutto sui temi Lgbt, colpevoli di voler escludere chi non si riconosceva nel binarismo di genere. In particolare il programma prevedeva la rimozione delle disuguaglianze sistemiche e delle norme discriminatorie in tutto il mondo. Per farlo, con diversi mezzi ci si proponeva di smantellare quelli che venivano definiti sistemi di discriminazione, utilizzando l'azione collettiva per influenzare e dirigere processi politici. Dunque censurare le solite opinioni impopolari.
Forse anche per questo in tanti oggi si indignano con il Presidente americano, non sopportano che abbia avviato quella che ha chiamato Rivoluzione del buon senso.
18 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8102
TRUMP FA PIAZZA PULITA DEGLI ISLAMISTI NELLE UNIVERSITA' di Stefano Magni
Vi ricordate che cosa è stato l'anno accademico 2023-24 negli Usa? Le maggiori università del Paese, le più care, le più prestigiose fucine della futura élite statunitense, sono state occupate, chiuse, trasformate in accampamenti dei manifestanti pro-Pal. Organizzavano picchetti, aggredivano (non solo verbalmente) gli studenti ebrei, soprattutto se israeliani, e non lasciavano insegnare neppure i professori israeliani.
Delle università maggiormente interessate alla protesta, quella che spiccava di più, la capofila, era la Columbia University. Ebbene, all'indomani dell'insediamento della nuova amministrazione Trump sta perdendo finanziamenti pubblici pari a 400 milioni di dollari.
L'arresto di Khalil
Uno dei principali agitatori della protesta pro-Pal, Mahmoud Khalil, è stato arrestato ed è in attesa di un processo che potrebbe decretarne l'espulsione dal Paese. Immigrato siriano dotato di Green Card, leader del CUAD (Columbia University Apartheid Divest) un'organizzazione che dice di "combattere per la totale eradicazione della civiltà occidentale", Khalil non ha mai celato le sue simpatie per i terroristi.
Il CUAD ha apertamente sostenuto il pogrom di Hamas del 7 ottobre, definendolo come "una vittoria politica, militare e morale". Nella manifestazione ha inneggiato alle brigate Al Qassam (l'ala militare di Hamas). Il suo giornale si chiama Columbia Intifada. Secondo quanto ritrovato dall'inchiesta della ISGAP (Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy), ha preso lauti finanziamenti dal Qatar, non dichiarati.
Arrestato l'8 marzo, Khalil è attualmente in carcere. Il 10 marzo, un giudice federale di New York ha sospeso il decreto di espulsione in attesa di un'udienza. Secondo l'accusa, dovrebbe essere privato della Green Card (permesso di soggiorno permanente) per sostegno al terrorismo. Una Green Card comporta obblighi legali, tra cui la rinuncia al terrorismo.
TAGLIO DEI FONDI
Uno straniero è "inammissibile" se "approva o sostiene attività terroristiche o persuade altri ad approvare o sostenere attività terroristiche" o è "un rappresentante di (...) un gruppo politico, sociale o di altro tipo che approva o sostiene attività terroristiche". Per i suoi difensori, privare della Green Card un immigrato regolare "per motivi politici" è un precedente pericoloso. Tanto più che Khalil è sposato con una cittadina statunitense, tipico inizio di un percorso per la cittadinanza. Sua moglie è anche incinta di otto mesi.
Dalla conclusione della vicenda di Khalil si capirà che piega prenderanno gli eventi nelle università nei prossimi quattro anni accademici. E anche il destino di molti immigrati nelle sue stesse condizioni che hanno sposato la causa di Hamas nelle università americane.
Trump appare determinatissimo ad andare fino in fondo. "Questo è il primo arresto di molti altri a venire", ha pubblicato il presidente su Truth Social nel giorno dell'arresto dell'agitatore siriano. "Troveremo, arresteremo ed espelleremo questi simpatizzanti del terrorismo dal nostro Paese, per non farli più tornare", ha poi spiegato su X. Il segretario di Stato Marco Rubio scrive che il governo federale "revocherà i visti e/o le Green Card dei sostenitori di Hamas in America in modo che possano essere espulsi".
Ma quella degli arresti è solo una delle tante politiche volte a porre fine alla deriva filo-islamica delle università. L'amministrazione Trump sta infatti cancellando circa 400 milioni di dollari (sovvenzioni e contratti federali) alla Columbia University. Le sovvenzioni in questione provengono dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, dalla General Services Administration e dal Dipartimento dell'Istruzione.
"Le università devono rispettare tutte le leggi federali contro la discriminazione se vogliono ricevere finanziamenti federali", ha dichiarato Linda McMahon, la nuova segretaria all'istruzione. "La Columbia non ha rispettato questo obbligo nei confronti degli studenti ebrei che studiano nel suo campus".
E non sarà l'unica: il Dipartimento di Giustizia ha dichiarato che una task force visiterà dieci università in cui si sono registrati più casi di antisemitismo (professori cacciati, studenti aggrediti, ecc.) durante le manifestazioni pro-Palestina.
ADDIO AL DEI
Visto che ovunque vale il detto "colpirne uno per educarne cento", anche le altre università stanno ritirando i programmi che temono possano entrare in conflitto con le linee guida della nuova amministrazione e stanno apportando altre modifiche. La scorsa settimana l'Università della Virginia ha votato per sciogliere il suo dipartimento Diversity Equality Inclusion (DEI) entro il quale è allignato il peggior terzomondismo anti-occidentale e, nell'ultimo anno, anche l'esplosione di proteste anti-Israele. "Il DEI è finito all'Università della Virginia", ha dichiarato il governatore Glenn Youngkin.
L'Università della Carolina del Nord non obbligherà più gli studenti a seguire corsi DEI considerati fondamentali per completare il piano di studi. Il rischio di mettere a repentaglio i finanziamenti federali per la ricerca è ora "semplicemente troppo grande per rimandare l'azione" scrive Andrew Tripp, consulente legale generale. Lunedì, l'Università di Harvard ha annunciato il congelamento delle assunzioni di personale e docenti, citando "sostanziali incertezze finanziarie dovute ai rapidi cambiamenti delle politiche federali".
Un effetto domino, insomma, anticipato dalla Florida, dove il governatore Ron DeSantis sta già da tempo eliminando i programmi DEI dalle università e dalle scuole pubbliche che dipendono dal suo Stato.
I difensori del vecchio ordine si appellano ora al diritto di libertà di educazione e di espressione. Proprio quei due diritti che la cancel culture degli studenti e dei docenti di estrema sinistra hanno negato ai loro avversari nell'ultimo decennio. Ma in questo caso non c'è alcuna violazione dei diritti di libertà. Vuoi continuare a predicare "l'eradicazione della civiltà occidentale"? Almeno non farlo con i soldi dei contribuenti occidentali.
In Italia? Niente
Piccola, ma necessaria parentesi: in Italia, nonostante il governo sia di centrodestra da quasi tre anni, non si assiste a nulla di simile.
Le nostre università sono monopolizzate dai collettivi di estrema sinistra, così come i programmi. All'Università Statale di Milano ha appena tenuto lezione, da remoto, Francesca Albanese, Inviata speciale dell'Onu per i Territori Occupati. Il concetto più leggero che ha espresso nei confronti di Israele è che sta compiendo "una pulizia etnica per conquistare più territori possibili. Non lo dico io ma i fondatori dello Stato di Israele che parlavano di colonizzazione della Palestina".
E non ci sono molte alternative a relatori che rispondono a questa ideologia, come dimostra la cancellazione, il 7 maggio scorso, dell'evento "L'unica democrazia del Medioriente. Israele fra storia e diritto internazionale", dietro presunti suggerimenti delle forze dell'ordine per evitare disordini (e non c'erano né i suggerimenti né rischi di disordini).
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "La rivoluzione woke arretra anche nelle università americane" parla di assunzioni sospese, corsi cancellati, eventi annullati. Nelle università americane spariscono tutti i programmi inclusivi per paura di incorrere nella cancellazione dei fondi federali da parte dell'amministrazione Trump.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 marzo 2025:
Memori dell’esperienza della prima amministrazione Trump, contrastata, sin dai primi giorni, da vaste e violente manifestazioni di dissenso, ci si sarebbe attesi uno scenario simile anche all’inizio della seconda. Soprattutto le università, epicentro della rivoluzione woke (l’antirazzismo del movimento Black Lives Matter più il femmismo radicale del movimento MeToo) sarebbero diventate le principali roccaforti della “resistenza”. Non sta accadendo nulla di simile, in ormai due mesi di amministrazione repubblicana, nonostante la frenetica attività di Trump. Anzi, le istituzioni più woke, cioè le cattedre, i corsi e i dipartimenti Dei (Diversità Equità Inclusione) stanno crollando rapidamente come castelli di carte.
Dopo aver negato 400 milioni di dollari federali alla Columbia University, per non aver difeso studenti e docenti ebrei durante le manifestazioni pro-Palestina dello scorso anno accademico, le altre università stanno mettendosi in regola da sole. Il timore è sempre quello di perdere fondi pubblici. Spariscono i quadri con i militanti e gli “eroi” del movimento Black Lives Matter. Iniziative “inclusive” vengono cancellate. Bandiere arcobaleno della causa Lgbt vengono ammainate. E anche il linguaggio sta cambiando molto rapidamente. Parole d’ordine come “intersezionale” e, appunto, “inclusivo”, stanno diventando sconvenienti.
La scorsa settimana l’Università della Virginia ha votato per sciogliere il suo dipartimento Dei entro il quale è allignato il peggior terzomondismo anti-occidentale. «Il Dei è finito all'Università della Virginia», ha dichiarato il governatore Glenn Youngkin.
L’Università della Carolina del Nord non obbligherà più gli studenti a seguire corsi Dei considerati fondamentali per completare il piano di studi. Il rischio di mettere a repentaglio i finanziamenti federali per la ricerca è ora «semplicemente troppo grande per rimandare l'azione» scrive Andrew Tripp, cons
12 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8092
JIMMY CARTER, MORTO A 100 ANNI IL PRESIDENTE CHE VARO' LA NUOVA SINISTRA di Stefano Magni
L'ex presidente James Earl "Jimmy" Carter è morto, dopo lunga malattia, all'età di 100 anni. Il suo ultimo desiderio si è realizzato a metà. Aveva infatti espresso la volontà di arrivare vivo alle elezioni di novembre per poter votare Kamala Harris e di assistere alla vittoria della prima donna presidente. Ha votato, ma la candidata democratica ha perso contro Donald Trump. Carter è morto 22 giorni prima dell'insediamento del nuovo presidente repubblicano.
Carter era il più longevo fra gli inquilini della Casa Bianca. La sua presidenza coincise con la peggiore crisi di politica estera degli Stati Uniti e con una grave crisi economica. Nonostante alcuni successi storici, come la pace fra Egitto e Israele negoziata a Camp David sotto il suo patrocinio, venne associato ad alcune gravi sconfitte, soprattutto il tentativo fallito di liberare gli ostaggi statunitensi a Teheran e perse la rielezione nel 1980. La sua fede battista la visse da "cristiano adulto" (come direbbe Prodi) e segnò più di altri il passaggio del Partito Democratico da una visione cristiana ad una post-cristiana, con l'accettazione di tutti i "nuovi diritti".
Già governatore democratico della Georgia, Carter venne eletto 39mo presidente nel 1976, in un momento molto difficile della storia americana. Due anni prima, Richard Nixon aveva dovuto rassegnare le dimissioni a seguito dello scandalo Watergate (fu accusato di spionaggio ai danni della Convention Democratica nelle elezioni del 1972). Un anno prima, nell'aprile del 1975, il Vietnam del Nord comunista completò la conquista del Sud, ponendo fine a dieci anni di guerra in cui gli americani avevano perso oltre 50mila uomini, nel fallito tentativo di difendere il governo di Saigon. Dal 1973, lo sciopero petrolifero dell'Opec (il cartello degli Stati produttori di petrolio), organizzato per indurre gli Usa e i governi europei a ritirare il loro appoggio a Israele, a seguito della guerra dello Yom Kippur, aveva innescato una spirale di recessione e inflazione. Carter ereditò tutti questi problemi ma li risolse solo in minima parte, a causa della sfortunata congiuntura internazionale, ma anche di una sua gestione debole.
LA PACE DI CAMP DAVID
La crisi economica venne gestita con un approccio assistenzialista, soprattutto con un piano di stimolo da 30 miliardi di dollari. Sebbene i primi due anni registrarono una ripresa, la crisi riprese violentemente alla fine degli anni '70, con un'inflazione a due cifre e il ritorno di una fase recessiva. Colpa delle crisi internazionali del Golfo e dell'aumento dei prezzi da parte dell'Opec, ma anche di una politica fiscale molto espansiva e di una forte espansione monetaria da parte della Fed. Quando gli americani si ritrovarono a rispondere alla fatidica domanda elettorale "stai meglio oggi di quattro anni fa?" nel 1980 la risposta fu un corale: No.
La politica estera fu il cavallo di battaglia del 39mo presidente degli Usa e passò alla storia per aver negoziato la pace di Camp David fra Egitto e Israele, ponendo così fine a un trentennio di ostilità. Nonostante tutte le vicissitudini successive (due guerre del Libano, due sollevazioni palestinesi, due rivoluzioni in Egitto e la nuova guerra a Gaza ancora in corso) quella pace regge ancora oggi.
Tuttavia furono molte le sconfitte che resero Carter un presidente "debole" agli occhi degli americani. Prima di tutto la guerra fredda entrava in una nuova fase critica e l'Urss continuò ad espandersi durante tutto il suo mandato, con interventi militari in Angola, Etiopia, Mozambico e Yemen, l'appoggio della rivoluzione in Salvador e in Nicaragua, lo schieramento in Europa dei missili a raggio intermedio SS-20 e infine la clamorosa invasione dell'Afghanistan nel dicembre 1979. Carter ereditò dai predecessori Nixon e Ford una politica di distensione con l'Unione Sovietica, volta al disarmo nucleare bilaterale. Ma concluse la sua presidenza con una ripresa della tensione, quella che allora venne ribattezzata la "seconda Guerra Fredda".
Da presidente Democratico ed erede della "nuova frontiera" di Kennedy, Carter puntò molto sul rispetto dei diritti umani, partendo da quegli accordi di Helsinki con il blocco orientale che il suo predecessore Ford aveva siglato nel 1975. Gli accordi, legalmente non vincolanti, prevedevano il riconoscimento delle frontiere del 1945, inclusa la divisione della Germania e l'annessione dei Paesi Baltici da parte dell'Urss. Ma prevedevano una tutela, controllata, dei diritti umani anche nel blocco orientale. A partire dal primo anno di presidenza Carter, tuttavia, il regime sovietico, con Brezhnev presidente, inasprì la repressione contro il dissenso. Il refusenik ebreo Anatolij Sharanskij venne arrestato nel 1977 e il fisico dissidente Sacharov fu confinato a Gorkij nel gennaio 1980 (per una manifestazione contro l'invasione dell'Afghanistan), dopo che non gli era stato neppure permesso di ritirare il Nobel per la Pace. L'accordo sui diritti umani si rivelò una beffa, ad ogni protesta statunitense, il regime brezneviano rispondeva con l'affermazione che fosse "una questione interna".
UN PRESIDENTE DEBOLE E PERDENTE
La sconfitta peggiore tuttavia arrivò dall'Iran, tradizionale alleato degli Stati Uniti nel Golfo Persico. Una rivoluzione che il regime dello Scià di Persia non seppe gestire, limitandosi a scatenare violenza brutale contro gli oppositori, portò al rovesciamento della monarchia. Nella fase decisiva, Carter nel nome della democrazia scaricò l'alleato monarchico e ne facilitò la fuga dal paese. Ma non fu la democrazia a subentrare alla monarchia, bensì (dopo un brevissimo periodo di interregno) il ben più repressivo regime islamico guidato dall'ayatollah Khomeini: la Repubblica Islamica tuttora al potere. Proprio per favorire l'affermazione del nuovo regime, la guardia rivoluzionaria iraniana assaltò l'ambasciata degli Stati Uniti a Teheran e prese in ostaggio tutto il personale. Dopo il fallimento delle vie diplomatiche, Carter autorizzò l'azione di forza, il tentativo di liberare gli ostaggi con un raid dei marines. Il tentativo fallì miseramente nell'aprile del 1980, con la distruzione di quattro elicotteri, un aereo e otto morti. Il tutto senza mai aver incontrato il nemico. Un'umiliazione che a Carter costò molto cara nell'anno delle elezioni.
Nel novembre di quell'anno, infatti, vinse Ronald Reagan, con la promessa di ridare prestigio agli Usa nel mondo, sconfiggere l'Unione Sovietica e far rinascere l'economia americana. Tutti questi obiettivi vennero raggiunti nei due mandati di Reagan, confinando così Carter al ruolo storico di presidente debole e perdente.
Finito il periodo alla Casa Bianca, tuttavia, non finì l'attività politica di Carter che si reinventò nel ruolo di ambasciatore di pace, per conto dell'amministrazione Clinton e poi assieme a un gruppo di ex capi di Stato e di governo chiamato "The Elders", gli anziani. È tuttavia difficile trovare qualche successo nelle pur meritorie opere di pace e di mediazione del Carter post-presidenziale. Nel 1994, per porre fine alla crisi militare fra Corea del Nord e del Sud, commise l'errore di consentire all'allora dittatore Kim Il-sung di portare a casa un accordo sul nucleare che permise al suo successore Kim Jong-il di sviluppare l'arma atomica nei dieci anni successivi. Viaggiò in tutto il mondo, dal Sudan alla Siria, da Cipro allo Zimbabwe, ma in nessuno di questi Paesi riuscì a porre fine al conflitto o alla violazione di diritti umani. Per la sua opera di diplomazia personale, comunque, fu insignito del Nobel per la Pace nel 2002. Fu poi mentore di un altro Nobel per la Pace (sulla fiducia): Barack Obama.
Sarebbe un'esagerazione definire Carter un presidente post-cristiano: rimase tutta la vita un battista del Sud. Ma spianò la strada alla trasformazione del Partito Democratico. Negli anni della sua presidenza si opponeva all'aborto, ma implementò la sentenza Roe vs Wade che lo legalizzava su scala nazionale. Negli anni 2000, molto dopo la sua presidenza, scrisse un libro a favore del diritto all'aborto, dimostrando di aver sposato la causa anche personalmente. Nel 2000 ruppe con la sua chiesa battista del Sud perché questa rifiutava le donne nel ruolo di pastore e negli anni successivi perorò la causa dell'eguaglianza delle donne anche in campo ecclesiastico. Quando si aprì il dibattito sulle nozze gay, Carter si disse subito a favore. "Anche Gesù sarebbe favorevole", scrisse in un suo editoriale a favore del matrimonio omosessuale. Fu mentore di Obama che iniziò a introdurre i "nuovi diritti" sessuali come principi fondamentali. Per questo, Carter può essere ricordato come il presidente che ha traghettato la sinistra americana ad una visione post-cristiana.
12 MAR 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/8097
TRUMP ESCE DALL'ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA'... E FA BENISSIMO di Giuliano Guzzo
Lo aveva già annunciato nel corso del suo primo mandato e lo ha rifatto all'inizio di questo: Donald Trump ha annunciato l'uscita degli Stati Uniti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Un annuncio a cui ne è seguito uno simile, ai primi di febbraio, da parte del presidente argentino Javier Milei, il quale ha motivato la scelta di far uscire il suo Paese dall'Oms parlando di «profonde divergenze sulla gestione della salute pubblica». Questo terremoto internazionale ha sollevato un dibattito che si è allargato anche al contesto italiano: a fine gennaio, infatti, il senatore della Lega Claudio Borghi ha depositato un «ddl per l'abrogazione del decreto legislativo del 1947 che ci lega all'Oms» e, nel Consiglio regionale della Lombardia, è stata approvata una mozione della Lega, sostenuta anche da Forza Italia e Fratelli d'Italia, che impegna la giunta regionale «a sostenere il governo nella valutazione di un eventuale disimpegno dall'Oms dell'Italia».
LE CRITICITÀ DELL'OMS
Ora, a prescindere dalle motivazioni per cui ciascuno dei citati esponenti e forze politiche appoggia l'uscita dall'Oms - o l'ha addirittura già decisa -, non pare superfluo un ragionamento sulle politiche bioetiche di tale organizzazione. Che, di fatto, sono ormai storicamente contrarie ai valori fondamentali della società, a partire da quello della vita; e questo sin da quando, nel 1985, l'ente si appiattì sull'interpretazione messa a punto due decenni prima dalle lobby abortiste riconoscendo la gravidanza solo a partire dall'avvenuto impianto dell'embrione nell'utero. Una menzogna che in tempi più recenti, nel 2019, ha portato l'Oms alla pubblicazione delle prime "Linee Guida sull'autocura" richiamando l'attenzione sulla cosiddetta «salute sessuale e riproduttiva» e, quindi, facendo dell'autocura - definita come «la capacità di individui, famiglie e comunità di prevenire e affrontare malattie, con o senza il supporto di un operatore sanitario» - un pretesto per sponsorizzare nuovamente l'aborto.
Ancora, appena scoppiata la pandemia, nei primi mesi del 2020, l'Oms - nella sua dichiarazione alla Daily Caller News Foundation - ha definito l'aborto nientemeno che un «servizio essenziale». Ma non si pensi ad un solo discorso di parole: oltre alle dichiarazioni, in favore delle politiche abortiste questa organizzazione ha investito anche parecchi quattrini. Quanti? Lo si può evincere spulciando il "Bilancio consuntivo 2022-2023 del Programma di riproduzione umana", stilando dall'Oms, appunto, dove a pagina 57 si afferma che l'8% del budget è stato impiegato per la pianificazione familiare e la contraccezione e, poi, l'11% per l'aborto cosiddetto sicuro. Con una semplice addizione, possiamo quindi affermare che il 19% dei soldi che l'Oms riceve per incentivare o tutelare la natalità - e stiamo parlando di diversi milioni di dollari - servono di fatto per lo scopo diametralmente opposto: impedire il concepimento o uccidere il nascituro.
NON SOLO L'ABORTO TRA LE OSCURITÀ DELL'OMS
L'Oms è anche sponsor della fecondazione extracorporea; nell'aprile 2023 ha pubblicato "Infertility prevalence estimates", un rapporto di 80 pagine da una parte per dire che una persona su 6, nel mondo, è affetta da infertilità, dall'altra per lamentare come «le soluzioni per la prevenzione, la diagnosi e il trattamento dell'infertilità, tra cui le tecnologie di riproduzione assistita come la fecondazione in vitro (FIV)» resterebbero «sottofinanziate e inaccessibili a molti a causa dei costi elevati»; quindi non è esagerato affermare che l'Oms tifi per più figli in provetta per tutti. Come ricordato da Pro Vita & Famiglia, l'Oms ha emanato anche linee guida sui transgender e tutto lascia pensare che, prima o poi, si voglia arrivare ad estenderne la validità anche per i giovanissimi. Ora, considerando - come ha dichiarato in Aula, proprio ad inizio febbraio, il Ministro della Salute Orazio Schillaci - che nel 2024 il nostro Paese ha contribuito all'Oms con 18 milioni di dollari come quota obbligatoria e con 7,8 milioni di dollari in contributi volontari, sarebbe il caso di chiedersi se non sarebbe opportuno, seguendo Trump e Milei, che anche l'Italia valutasse di uscire da questo ente, interrompendo di finanziarlo quanto meno nella quota obbligatoria, pari come si è appena detto a quasi 20 milioni di dollari. Parecchi soldi che, oggettivamente, potrebbero essere investiti in modo senza dubbio più utile ed equo, che finanziando una organizzazione che ne destina moltissimi per sostenere, nel mondo, l'aborto ed altre pratiche tutt'altro che eticamente accettabili.
Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Sprechi, interessi e pure spot alla pedofilia: usciamo dall'Oms" spiega come l'Oms abbia gestito malissimo la pandemia, dispensi contraddizioni, causi sprechi faraonici, ma diventa efficientissima nella sessualizzazione precoce dei bambini quasi vicina alla pedofilia. Ecco perché l'Italia deve uscire dall'Oms. Intervista a Claudio Borghi della Lega.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 26 febbraio 2025:
Se mai l'Italia dovesse uscire dall'Oms non avverrà con una suggestiva firma come fatto dal presidente statunitense Donald Trump, ma attraverso l'approvazione di una legge parlamentare che abroghi il decreto legislativo che recepisce il regolamento dell'Oms. Ma da qui al voto definitivo il cammino per il senatore Claudio Borghi e il collega deputato Alberto Bagnai è ancora molto lungo. Intanto però i due esponenti leghisti hanno depositato un disegno di legge, sia alla Camera che al Senato, che dovrà essere calendarizzato.
La necessità per il nostro paese di uscire dall'Organizzazione Mondiale della Sanità risponde principalmente a due criteri: uno di sovranità nazionale e l'altro di risparmio.
Entrambi sono per Borghi di importanza capitale tanto che per avviare il dibattito, ha ospitato un convegno in Senato alla presenza dei medici Vanni Frajese, Rita Gismondo e Roy De Vita e del costituzionalista Giuseppe Franco Ferrari.
Una battaglia utopistica? Può darsi, ma Borghi di battaglie "utopistiche" se ne intende: fu lui già nel 2021, in piena campagna vaccinale di massa a sollevare i primi dubbi sugli effetti dei vaccini anti covid e sulla loro sicurezza, tanto da auspicare per primo una Commissione di indagine parlamentare sulla gestione della pandemia con la nuova legislatura. Oggi quella Commissione è realtà ed è retta da Marco Lisei di Fratelli d'Italia e sta operando pur tra mille difficoltà per scoprire le tante verità non dette. La Bussola lo ha intervistato.
Senatore, perché ha messo nel mirino l'OMS?
"Mettere nel mirino" è una parola che mi scoccia, perché io non voglio sparare a nessuno, ma vorrei soltanto aumentare il livello di consapevolezza di cittadini e istituzioni in merito all'influenza degli organismi sovranazionali perché sono una parte silente delle cessioni di sovranità tale per cui si ha quel deficit di democrazia che i cittadini percepiscono.
Con quali risultati?
La sensazione che la politica sia inutile perché indipendentemente da chi si vota si portano avanti sempre gli stessi interessi. E noi politici ci troviamo sempre nella situazione di allargare le braccia e dire: "Eh, ma non posso farci niente". Ma allora hanno ragione i cittadini a non votarci. Ecco, io vorrei rompere questo schema.
E vuole romperlo uscendo dall'Oms?
Finché non si comprende che l'Organizzazione Mondiale della Sanità opera delle ingerenze verso la nostra politica sanitaria ed economica non si potrà comprendere la necessità di uscirne.
Lei come l'ha capito?
L'ho capito con il tentativo di approvazione del nuovo piano pandemico in cui l'Oms pretendeva ancor più potere di quello che ha oggi.
Eppure, non dovrebbe essere un organismo di potere, ma solo consultivo...
Allora se non ha potere perché le devo dare 3 miliardi di bilancio all'anno? Tra stipendi e spese di rappresentanza ci sono alcune cose che ne fanno capire l'intrinseca inutilità.
Ad esempio?
In Africa manda medicine per 45 milioni di dollari, ma solo il costo dei biglietti e le spese di rappresentanza ammontano a 54 milioni. Se pensiamo ad esempio che il nostro contingente militare in Niger potrebbe tranquillamente fornirne a costo zero ci rendiamo conto che tutto questo spreco non ha senso.
L'Italia quanto dà all'Oms?
100 milioni per bilancio è il nostro contributo, sia diretto che indiretto. Abbiamo una sede a Venezia che viene pagata da noi e poi c'è la quota parte dell'Unione Europa, che comunque ricade sul nostro Paese.
Nel mio libro Vaccinocrazia ricostruisco le dinamiche che hanno portato l'Oms ad essere determinante per l'imposizione dei vaccini anti covid, ma perché vincolata agli interessi dei suoi finanziatori privati, come Bill Gates. Non potrà uscirne senza affrontare questo non trascurabile scoglio...
E proprio perché ha un'influenza penetrante da parte di privati che hanno interesse a determinati trattamenti medici, come i vaccini e simili, viene il dubbio che non siano del tutto disinteressate le raccomandazioni che questo ente dà. Ricapitolando: se non fa niente non vedo perché la paghiamo, se fa qualcosa si sovrappone ai miei voleri per una questione di violazione democratica. Se invece dà solo suggerimenti, allora non mi sta bene l'idea di avere un suggeritore che è influenzato pesantemente dai suoi finanziatori, che sono case farmaceutiche o enti che hanno una chiara connotazione su quello che si vuole imporre come la Gav
11 FEB 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8073
I DAZI DI TRUMP METTONO A NUDO LO SFACELO DELL'UNIONE EUROPEA di Rino Cammilleri
Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Si potrebbe ricorrere - si dovrebbe - a stantii modi di dire, tipo "in che mani siamo!". Si dovrebbe, infine, levare le braccia al cielo e supplicare: "Signore, salvaci!". Oppure si potrebbe rievocare l'aforisma di Carlo Cipolla che recita: "Chi fa male agli altri per avvantaggiare se stesso è un bandito; chi fa un danno a se stesso per procurare un vantaggio ad altri è un eroe; ma chi fa danno a se stesso e agli altri è un imbecille".
Tutto questo viene in mente quando contempliamo lo spettacolo di un'Europa sbigottita di fronte alla minaccia americana di imporle dazi sulle merci da essa esportate. Ma come! -esclama in cuor suo la Ue - Ci siamo svenati per dare soldi e armi a un ex comico ucraino su input Usa (la padrinesca offerta-che-non-si-può-rifiutare), moltiplicando i morti ammazzati in una guerra locale che, diversamente, si sarebbe risolta in una settimana e che, diciamolo, non ci riguarda. Ci siamo privati del gas russo a basso costo per comprare il vostro che costa dieci volte di più. Abbiamo sopportato in silenzio che, per sicurezza, qualche manina abbia fatto saltare in aria il gasdotto che dava energia preziosissima alle nostre industrie. Per seguire supinamente le vostre follie elettriche abbiamo messo in ginocchio il nostro automotive, creando un inaudito buco tedesco nel settore. Abbiamo perciò perso la nostra "locomotiva". Abbiamo perfino adottato tutte le fesserie woke che ci avete rifilato per complicarci vieppiù l'esistenza. E ora per tutto ringraziamento, minacciate di strangolarci ulteriormente coi dazi?
Di più: dobbiamo ormai affidarci alle capacità di intercessione di una Meloni, "fascista", sì, ma nelle simpatie di Trump, una di "estrema destra" (nella narrazione europea, pappagallescamente ripetuta dai tiggì, la destra è sempre "estrema", la sinistra mai) che abbiamo cercato di ostacolare in tutti i modi, arrivando a rifilarle un "torturatore" libico che avevamo lasciato liberamente circolare in attesa che si decidesse ad approdare in Italia.
È vero, il nostro territorio è letteralmente trapunto di basi militari americane, che si aggiungono a quelle Nato (il che è lo stesso), perciò agli "alleati" d'oltreoceano non potevamo dire di no. Ma non vogliamo credere al "complotto": cioè guerra ucraina per ricacciare la Russia in Asia, ripristinare la guerra fredda che tanti affari ha implementato, ridimensionare l'Europa che era il maggior competitor economico degli Usa. Tuttavia, l'accoppiata Trump-Musk rivela che quel che si doveva temere non erano tanto gli Usa, ma i loro "dem". Lo sfacelo è iniziato e si è svolto sotto l'accoppiata Obama-Biden. La quale, come da aforisma di Carlo Cipolla, è stata letteralmente vomitata via dal popolo americano. E Trump, lo si ricordi, deve prima di tutto servire quegli americani che lo hanno eletto per due volte. I dazi? Intanto è solo una minaccia, che altri hanno evitato addivenendo a più miti consigli (v. Messico, Colombia...). Se costringeranno la Ue a darsi finalmente una regolata, ben vengano. Ma intanto la partita è aperta. Staremo a vedere.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Gli Usa rifiutano l'ipocrisia Onu sui diritti umani" dice che Trump si ritira dal Consiglio per i diritti umani dell'Onu. Non si tratta di uno schiaffo all'impegno di chi difende i diritti umani, ma la denuncia di un organismo Onu composto da paesi che i diritti li violano tutti.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 5 febbraio 2025:
Che cosa ha firmato, oggi, Donald Trump? Fra un ordine esecutivo che vieta agli atleti trans di competere nelle squadre femminili e un altro in cui si prevede l'espulsione di criminali statunitensi in carceri all'estero (in Salvador, peggio che nelle peggiori prigioni statunitensi), il neo-presidente ha deciso di dare seguito alla promessa di ritirare gli Usa dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu (Unhrc).
Non si tratta di una novità assoluta, considerando che Trump stesso lo aveva già fatto nel primo mandato e il suo predecessore George W. Bush non voleva aderire, quando l'organismo Onu, con sede a Ginevra, era appena stato costituito. I motivi del ritiro ordinato da Trump sono: non aver «raggiunto il suo scopo, oltre ad essere usato come un organismo protettivo per paesi che commettono orrende violazioni dei diritti umani». Trump condanna anche il forte pregiudizio anti-Israele: «Il Consiglio per i diritti umani ha dimostrato un costante pregiudizio contro Israele, concentrandosi su di esse e in modo non proporzionato nei suoi procedimenti. Nel 2018, l'anno in cui il presidente Trump si era ritirato dall'Unhrc, nella sua prima amministrazione, l'organizzazione ha approvato più risoluzioni di condanna di Israele, rispetto a quelle spiccate contro Siria, Iran e Corea del Nord assieme». E Trump sottolinea questo aspetto proprio nel giorno in cui il premier israeliano Netanyahu si reca in visita alla Casa Bianca, primo leader straniero ad essere ricevuto.
La decisione di ritirarsi dall'Unhrc non arriva da sola, infatti: il presidente Usa ha anche firmato, contemporaneamente, l'ordine esecutivo con cui si bloccano tutti i fondi americani per l'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, sotto accusa per collusione con Hamas, al punto che suoi dipendenti hanno partecipato in prima persona al pogrom del 7 ottobre 2023, al confine con Gaza. Sicuramente la decisione di Trump di ripetere il ritiro dal Consiglio va inquadrata nella sua politica mediorientale, come un segnale di forte appoggio a Israele. Sempre ieri, Trump è anche tornato a premere sull'Iran, con un altro ordine esecutivo ancora che fissa come obiettivo quello di impedire alla Repubblica Islamica di dotarsi di armi atomiche.
Ma non è solo la politica mediorientale a interessare Trump e a determinare la sua decisione di ritirarsi ancora da Ginevra. L'obiettivo è di più ampio respiro ed è parte della tradizione repubblicana. Lo dimostra il fatto che, nonostante le forti differenze politiche e caratteriali, questa sia una delle poche politiche in continuità con Bush. Il senso del tutto è che gli Usa non devono e non possono mettersi a giocare nel terreno dei diritti umani assieme a paesi, anche molto ostili, che non li hanno mai rispettati.
Ad imbarazzare gli Usa è soprattutto la composizione del Consiglio. Fra i 15 nuovi membri eletti, entrati in carica a inizio 2024, figurano la Cina (deportazione di massa degli Uiguri, persecuzione di cristiani e musulmani, genocidio culturale in Tibet e Mongolia interna, sorveglianza di massa su tutti i cittadini, nessuna libertà politica e di espressione), Cuba (il paese comunista che resta dittatura ed è refrattario ad ogni riforma, continua a incarcerare dissidenti), oltre a paesi in cui i diritti umani sono solo in parte rispettati, come l'Indonesia e il Kuwait, entrambi paesi musulmani (benché il primo sia ufficialmente laico) in cui le minoranze hanno vita dura.
Continuano a farne parte membri già eletti, quali: Algeria (una dittatura militare, oggi tornata alla ribalta per l'arresto arbitrario dello scrittore Bouallem Sansal), il Bangladesh (radicalismo islamico e repressione politica, sia prima che dopo la rivoluzione studentesca del 2024), l'Eritrea (una delle dittature militari più repressive dell'Africa, al sesto posto nella lista di Open Doors sulla persecuzione dei cristiani), il Kazakistan e il Kirghizistan (entrambe "democrature" post-sovietiche con ben poche libertà politiche e civili), la Malesia (emarginazione e pressione sui cristiani locali), le Maldive (paradiso per i turisti, ma non per le minoranze perseguitate dall'islam), il Qatar (il maggior finanziatore del radicalismo islamico nel mondo), la Somalia (uno Stato fallito piagato dal terrorismo islamico e dalla guerra civile infinita, al secondo posto nella lista di Open Doors per persecuzione dei cristiani), Sudan (guerra civile fra due dittatori militari che si contendono il potere, un ritorno di pratiche genocide nel Darfur) e Vietnam (regime comunista repressivo).
Il problema del Consiglio per i diritti umani è nella sua stessa composizione, organizzata in quote rigide. Dei suoi 47 paesi membri, 13 devono essere eletti dall'Assemblea Generale dall'area Asia-Pacifico, 13 dall'Africa, 8 dall'America Latina, 7 del Gruppo Europeo Occidentale e 6 dall'Europa Orientale. Il problema è anche la partecipazione delle Ong, che aggiungono una forte carica ideologica ai lavori del Consiglio. Sono i Gruppi di Lavoro inerenti l'attuazione della Dichiarazione e del Programma d'Azione di Durban contro il razzismo, quella stessa conferenza in cui, nel 2001, si chiese ai paesi odierni europei di risarcire le colpe della schiavitù dei secoli scorsi e si voleva equiparare il sionismo al razzismo. Ci sono poi i Forum sulle questioni sociali, sulla democrazia e sullo stato di diritto, sui diritti delle minoranze e sulla tutela dei diritti umani, con composizioni a dir poco grottesche: l'Iran è stato eletto alla guida del Forum sociale, proprio nel 2023, anno record delle impiccagioni nella Repubblica Islamica.
Non è dunque per mancanza di rispetto dei diritti umani che gli Usa si ritirano. Ma per evitare di continuare a rendersi complici di queste ipocrisie.
5 FEB 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8069
LA PORTAVOCE DI TRUMP HA 27 ANNI, E' SPOSATA, HA UN FIGLIO ED E' CATTOLICA di Paola Belletti
«The President needs help», «Il presidente ha bisogno d'aiuto». Così si apriva l'introduzione del rapporto realizzato dalla Commissione Brownlow incaricata dal presidente Roosevelt di proporre soluzioni utili a migliorare l'efficienza del potere esecutivo degli Stati Uniti. Da quello studio e dagli atti che ne seguirono prese corpo l'organizzazione dello staff che supporta da quasi 90 anni l'attività del presidente. Dalla singola figura di segreteria, a cui si limitava prima del 1939 il personale di supporto, siamo arrivati a circa 500 figure, quelle che compongono l'ufficio esecutivo del presidente. Tra queste c'è anche quella di portavoce della Casa Bianca, nominato direttamente, i cui compiti consistono nel gestire le relazioni con i media e la stampa. Al suo secondo mandato, Donald J. Trump ha scelto per questo ruolo chiave Karoline Leavitt, che, con i suoi 27 anni, è la più giovane della storia Usa a ricoprire l'incarico, e non è la sola caratteristica distintiva. È nata e ha vissuto nel New Hampshire, educata nella fede cattolica sia in famiglia sia a scuola, università compresa. Ha anche frequentato un semestre a Roma, alla John Cabot University, e ne conserva ottimi ricordi, riferisce Repubblica.
Sposata e con un bimbo di sei mesi ha dichiarato, leggiamo da Religion en libertad: «"La mia famiglia è il fondamento della mia vita, così come tutte le famiglie dovrebbero continuare a essere il fondamento della società. E la mia fede in Dio mi aiuta ad andare avanti", ha affermato in un'intervista del 2021 con The Catholic Current (podcast del network cattolico americano The station of the cross, ndr)». Parlando di quanto la scuola abbia inciso sulla sua formazione e sui principi che la guidano nella vita e quindi anche nel suo impegno pubblico, ha detto: «Mi ha insegnato la disciplina [...]. Mi ha avvicinato al mio rapporto con Dio e mi ha anche insegnato l'importanza del servizio pubblico e del contributo alla comunità [...]. "Avere un'educazione cattolica ha davvero plasmato la persona che sono"». Come molte madri sanno per esperienza diretta, riconosce ancora di più ora che ha un figlio l'importanza del suo contributo alla società e al bene comune: "La mia speranza in tutto questo è che quando un giorno racconterò a Niko tutto quello che ho fatto quando era nel mio grembo e quando è nato, lui si sentirà orgoglioso di sua madre [...]. «Se sa che il suo valore non deriva da nessun'altra persona, ma da Dio, può realizzare qualsiasi cosa».
La presenza di Karoline Leavitt alla Casa Bianca è iniziata già durante la prima amministrazione Trump, quando da neolaureata, nel 2019, ha collaborato come autrice dei discorsi presidenziali e come assistente addetta stampa. Per questo conosce già dinamiche interne e pressioni esterne che non mancheranno senz'altro nemmeno ora che è passata alla prima linea. Da candidata al Congresso aveva ottenuto la nomination con i repubblicani per il primo distretto del New Hampshire nel 2022, perdendo in seguito contro il dem Pappas. Nel gennaio 2024, si è unita alla terza candidatura di Trump alla presidenza degli Stati Uniti in qualità di addetta stampa della sua campagna. «Karoline Leavitt - spiega - ha fatto un lavoro fenomenale nella mia campagna e sono lieto di annunciare che sarà la portavoce della Casa Bianca. È intelligente e ha dimostrato di essere una comunicatrice di effetto. Ho fiducia che farà un eccellente lavoro dal podio e aiuterà a diffondere il nostro messaggio», ha dichiarato Trump annunciando la sua nomina. E dunque avremo una moglie e madre cattolica della Gen Z alla Casa Bianca; fiera della propria fede e dei principi che da essa derivano. Una riflessione, però, va fatta in merito all'impatto che un impegno di questo tipo ha già avuto e avrà sulla vita del piccolo Nicholas. Confidiamo che possa ridurne al minimo gli effetti negativi e che continui ad essere motore e fonte di equilibrio per il suo compito. La croce ben visibile che porta al collo dalla sua apparizione in pubblico dopo l'incarico, possa essere il punto di osservazione costante dal quale prendere decisioni e attingere coraggio.
Nota di BastaBugie: abbiamo rilanciato questo articolo per descrivere le prime mosse di Trump in questo secondo mandato alla Casa Bianca, non per indicare un modello di madre cattolica. Per noi restano validi gli articoli precedentemente rilanciati come ad esempio il seguente.
COSA HO IMPARATO DIVENTANDO CASALINGA
Alcuni dicono che è un sacrificio abbandonare la carriera ed essere una mamma a tempo pieno... ma quale sacrificio? Piuttosto quale prezzo dovrebbe pagare il mondo per riavermi?
di Samantha Stephenson
https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7989
I PRO-LIFE GRAZIATI DA TRUMP E LA RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO
Raffaella Frullone nell'articolo seguente dal titolo "I pro-life graziati da Trump e la rivoluzione del buon senso" racconta chi sono i 23 attivisti liberati da Trump che erano stati incarcerati ingiustamente sotto Biden.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul Sito del Timone il 29 gennaio 2025:
In Occidente non hanno fatto molto notizia. E l'Italia non fa eccezione. Perché raccontare chi sono i 23 attivisti prolife graziati da Donald Trump il giorno stesso del suo insediamento vorrebbe dire prendere atto delle ragioni per cui, nell'Occidente illuminato e dei valori, si possa finire in carcere.
C'è padre Fidelis Moscinski, 54 anni, frate francescano del Rinnovamento, finito in carcere per aver impedito per due ore l'accesso ad una delle cliniche gestiste dal colosso abortista Planned Parenthood a New York. L'uomo, in un'azione di protesta, avrebbe messo delle catene e della colla all'interno della struttura, una sorta di sabotaggio per cui sono dovuti intervenire i vigili del fuoco e che lui non ha mai negato, spiegando che il suo scopo era quello di parlar con le madri che in quel lasso di tempo sarebbero dovute entrare. E' finito in carcere. Che è un po' come se da noi finissero in carcere gli attivisti di ultima generazione che un giorno sì e l'altro pure bloccano la circolazione danneggiando opere e beni pubblici e privati.
Tra i condannati graziati da Trump ci sono poi Heather Idoni, Chester Gallagher, Calvin Zastrow, Eva Zastrow, James Zastrow, Coleman Boyd, Paul Vaughn, Dennis Green e Paul Place, che con una manifestazione pacifica, cantando inni e pregano, hanno bloccato l'ingresso ad un'altra clinica per aborti. Sono stati condannati per corspirazione contro i diritti civili e federali. Da segnalare che tra loro c'era anche Eva Edl, anni 89, sopravvissuta ad un campo di concentramento e che rischiava una condanna a 11 anni di carcere. La donna ha rilasciato un'intervista al Daily Signal parlando chiaramente di un treno metaforico che anche oggi conduce ad uno sterminio silenzioso milioni di vite ogni anno, ma evidentemente è una voce che in pochi vogliono stare ad ascoltare. E di cui certo non si vuol far Memoria.
E' commuovente il video, che ha fatto parlare la stampa inglese, ma non ovviamente quella nostrana, in cui Bevelyn Beatty Williams riabbraccia la sua bambina di appena due anni dalla quale è stata strappata e suo marito. Anche lei è fra i dimostranti pro life perseguita dall'amministrazione Biden per il suo attivismo e condannata a 41 mesi di prigione per aver manifestato all'esterno di una clinica per aborti nel 2020 e inoltre ha partecipato ad un'azione dimostrativa che ha provocato un "ritardo" di diverse ore ad alcune donne che hanno scelto di abortire. Un fatto gravissimo insomma,
Di una dei graziati anche qualche giornale nostrano però ha parlato, si tratta di Lauren Handy che si guadagna un titolo del Fatto Quotidiano «Trump grazia 23 anti abortisti, tra loro l'eroina pro life che nascondeva i feti nel seminterrato». In realtà non erano "nascosti" erano precisamente seppelliti, la donna infatti aveva intercettato un mezzo che stava trasportando quello che veniva definito materiale organico e che invece erano cadaveri di bimbi abortiti e aveva deciso di dar loro una degna sepoltura. Seppellire con dignità chi lascia questa terra. Gli esseri umani lo fanno più o meno da quando questo pianeta è abitato, ben anche prima che il cristianesimo facesse capolino. Ma seppellire un feto è consideato inopportuno, imbarazzante, fuori luogo. Qualcuno potrebbe addirittura pensare che si tratti di una persona.
Anche Calvin Zastrow è stato graziato. Pastore protestante, sposato da 41 anni, era stato condannato per aver pregato e cantato inni di fronte ad una struttura per l'aborto in Tennesee. Calvin ha raccontato di aver trascorso i mesi di carcere leggendo la Bibbia e parlando di cristianesimo ad i suoi compagni di prigionia «Molti di loro sono come il figliol prodigo che si crogiola nel fango ma in realtà vogliono tornare dal padre, io mi sento un missionario e sono qui per aiutarli a trovare la strada». Se l'obiettivo era quindi quello di impedire il proselitismo pro life, l'esito è stato esattamente l'opposto.
Le vite di questi uomini e donne, che hanno saputo rischiare tutto per difendere i più indifesi, ci spronano ad abbandonare la timidezza e la comodità, la grazia del presidente Trump ci mostra che il vento può sempre cambiare. E che se contro l'aborto, anche negli Stati Uniti, c'è ancora molto da fare, almeno è sicuramente iniziata la rivoluzione del buon senso.
5 FEB 2025 · VIDEO: La rivoluzione di Trump a Davos ➜ https://www.youtube.com/watch?v=1Vd40XkxkRw
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8058
TRUMP A DAVOS LANCIA LA SUA RIVOLUZIONE DEL BUON SENSO di Maurizio Milano
«Questa è stata una settimana davvero storica per gli Stati Uniti... è iniziata l'Età dell'Oro»: così esordisce il neo-Presidente Trump, che non pecca certamente per falsa umiltà. Ha definito la svolta, forte di un amplio consenso popolare e a livello di Stati, come una «rivoluzione del senso comune», un ritorno al buon senso dopo anni di follie ideologiche, promettendo che «l'intero pianeta sarebbe divenuto più pacifico e prospero». Ha poi detto che la sua amministrazione «stava lavorando con una velocità senza precedenti per sistemare i disastri ereditati da un gruppo di persone totalmente inette». Quando si dice la parresia.
Trump ha subito denunciato il «caos economico causato dalle politiche fallimentari della scorsa amministrazione, dall'inflazione galoppante al debito pubblico, dal peso fiscale all'iper-regolamentazione». Ha poi indicato come interventi prioritari l'immigrazione, la criminalità e l'inflazione fuori controllo. Ha citato la creazione del nuovo dipartimento per l'efficienza governativa, il DOGE, che sarà gestito da Elon Musk con l'obiettivo di tagliare la spesa federale di 2mila miliardi di dollari, una cifra monstre, riportando così il Bilancio in pareggio per il 2026, anno del duecentocinquantesimo anniversario dell'indipendenza. Una mossa non solo per ridurre il perimetro pubblico, e quindi la pressione fiscale, ma anche per tagliare le unghie ai crony capitalist che prosperano nella "palude di Washington" oltre a riaffermare la forza del dollaro come divisa di riserva globale e la sostenibilità del debito pubblico americano.
E poi l'affondo tanto temuto dai sacerdoti e profeti della religione climatista: «Ho messo fine allo sperpero ridicolo e incredibile del Green New Deal - che io chiamo il Green New Scam, la Nuova Truffa Verde -; mi sono ritirato dagli accordi sul clima di Parigi e ho eliminato l'obbligo insano e costoso dei veicoli elettrici. Noi lasceremo che le persone acquistino l'auto che vogliono. Ho dichiarato un'emergenza energetica nazionale per sbloccare l'oro liquido sotto i nostri piedi... con la rapida approvazione di nuove infrastrutture energetiche». L'obiettivo dichiarato non è solo quello di abbattere l'inflazione ma di rendere gli Stati Uniti «una superpotenza manifatturiera e la capitale mondiale dell'intelligenza artificiale e delle criptovalute».
IL PIÙ MASSICCIO TAGLIO FISCALE NELLA STORIA STATUNITENSE
Ha poi ricordato di «avere avviato la più massiccia campagna di deregolamentazione della storia», indicando «in 50mila dollari per famiglia i costi delle regolamentazioni imposte dall'amministrazione Biden», promettendo di «eliminare dieci vecchie regolamentazioni per ogni nuova... e il più massiccio taglio fiscale nella storia statunitense». L'obiettivo è stimolare una rinascita manifatturiera negli Usa grazie all'effetto combinato della riduzione dei costi energetici, della deregolamentazione e del taglio dell'imposizione fiscale, incentivando imprese estere a spostare la produzione negli USA, anche per evitare i nuovi dazi: «Il mio messaggio a ogni business nel mondo è molto semplice: venite a costruire i vostri prodotti in America e noi vi daremo una tassazione tra le più basse al mondo». Chissà quale strategia di reazione adotterà ora la Commissione europea per evitare un'accelerazione del già avviato processo di deindustrializzazione in atto in Europa, a partire dall'industria automobilistica, in particolare in Germania.
Trump annuncia poi ingenti investimenti privati (500 miliardi di dollari) nell'intelligenza artificiale, nuovi investimenti per 600 miliardi di dollari da parte dell'Arabia Saudita (che, ricordo, doveva entrare nel gruppo BRICS+ ma si è tirata fuori, come aveva fatto un anno fa l'Argentina di Milei) e chiede all'Opec di tirare giù il prezzo del petrolio, una mossa che indebolirebbe ovviamente la Federazione Russa. Nei discorsi di Trump l'economia e la geopolitica, com'è inevitabile che sia, si intrecciano sempre: «Se il prezzo scende, la guerra Russia-Ucraina terminerebbe immediatamente... dovete tirare giù il prezzo del petrolio. Dovete porre fine a questa guerra». Trump chiede poi un calo dei tassi di interesse a livello mondiale e vagheggia una nuova età dell'Oro: «Anche Paesi che non sono particolarmente amichevoli sono felici, perché comprendono che ora c'è un futuro e come sarà grande sotto la nostra leadership. L'America è tornata ed è aperta al business». Un discorso "imperiale" che sconfessa chi auspicava, o paventava, l'inizio di una stagione di isolamento degli Stati Uniti nel mondo. Trump affronta poi l'emergenza dell'immigrazione illegale al confine col Messico, una vera e propria invasione, dichiarandola emergenza nazionale, con blocchi all'accesso, lotta ai cartelli criminali e rimpatrio dei clandestini già presenti negli USA.
UNA NAZIONE SOVRANA, BELLA E LIBERA
Trump afferma poi che l'America è tornata ad essere una nazione sovrana, bella e libera: «Il primo giorno, ho firmato un ordine esecutivo per bloccare ogni censura governativa», affermando che le cosiddette "misinformation e disinformation" (indicate lo scorso anno a Davos da Ursula von der Leyen come la maggiore priorità a livello mondiale, da cui il famigerato Digital Services Act che mette il bavaglio ai social) sono «le parole preferite dei censori e di quelli che intendono bloccare il libero scambio di idee e, francamente, del progresso. Noi abbiamo salvato la libertà di parola in America». Ricorda anche il termine all'utilizzo strumentale della giustizia per colpire i cittadini e gli oppositori.
In merito al famigerato protocollo DEI (Diversity, Equity, Inclusion), che distruggeva la meritocrazia per imporre un'agenda ideologica di ingegneria sociale, Trump afferma: «La mia amministrazione ha avviato l'abolizione di ogni discriminazione senza senso in merito a diversità, equità e inclusione... l'America tornerà ad essere un Paese fondato sul merito». E poi Trump sguaina la spada, alla Chesterton, per dimostrare che le foglie sono verdi in estate: «Ho dichiarato che la politica ufficiale degli Stati Uniti riconosce soltanto due generi, maschio e femmina. Noi non avremo uomini che parteciperanno in sport femminili e le operazioni "transgender", diventate così frequenti, torneranno ad essere molto rare».
E conclude sul tema sicurezza e spese militari, richiedendo a tutti i Paesi Nato «di aumentare i budget della difesa al 5% del Pil», perché la loro sicurezza era stata finora pagata dagli Stati Uniti, e ora devono assumersi la propria parte. Sui conflitti in atto, Trump afferma che «già prima di assumere l'incarico, la mia squadra ha negoziato un cessate il fuoco in Medio Oriente... e gli ostaggi hanno iniziato a tornare dalle loro famiglie». E poi la guerra in Ucraina: «i nostri sforzi per assicurare un accordo di pace tra Russia e Ucraina sono in corso...è così importante... nessuno ha visto nulla di simile dalla Seconda Guerra Mondiale... è ora di porvi termine». E, conclude, «abbiamo ottenuto più risultati in quattro giorni che la passata amministrazione in quattro anni. E abbiamo appena iniziato».
C'è da attendersi che a Davos, soprattutto le burocrazie europee, si siano sentite gelare il sangue: "The sheriff is back in town", la ricreazione è finita.
Nota di BastaBugie: per vedere il video (durata: 43 minuti) con l'intervento di Trump a Davos con la traduzione simultanea in italiano, clicca qui!
Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Prima guerra dei dazi: la Colombia deve rimpatriare gli illegali" racconta come la Colombia abbia in un primo tempo rimandato indietro due aerei Usa carichi di immigrati illegali da rimpatriare. Trump minaccia sanzioni e il presidente Petro deve cambiare idea e accettare.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 gennaio 2025:
Hanno fatto il giro del mondo le immagini degli immigrati illegali, ammanettati (come da prassi, non è certo una novità di Trump) e imbarcati su aerei da trasporto militari C-17, per essere rimpatriati nel paese d'origine. Ma le ha viste anche la persona "sbagliata", il presidente della Colombia, Gustavo Petro. Il quale, per reazione istintiva e improvvisa, ha impedito a quei due aerei militari statunitensi di atterrare sul suo territorio nazionale, rimandandoli indietro. Ci si sarebbe attesi un lungo braccio di ferro diplomatico fra Colombia e Usa. Ma la reazione di Donald Trump, non viscerale come quella di Petro, ma lucida e calcolata, ha chiuso la questione in meno di 24 ore. La Colombia accetta tutte le condizioni statunitensi.
Cosa è successo in questa piccola guerra, non guerreggiata, nell'America Latina? Domenica mattina, 26 gennaio, mentre gli aerei americani erano in volo, con a bordo ottanta immigrati ciascuno, il presidente Petro ha tweettato: gli Usa «non possono trattare i migranti colombiani come criminali». Poi ha aggiunto: «Non permetto l'ingresso di aerei americani con migranti colombiani nel nostro territorio». Ai due C-17 è stato negato il permesso di atterrare, dopo che erano decollati da San Diego ed erano già in volo sull'America centrale. La decisione del presidente colombiano, è giunta come una sorpresa anche alle orecchie del suo stesso governo. Non solo aveva concesso il permesso diplomati
29 JAN 2025 · VIDEO: JD Vance alla Marcia per la Vita ➜ https://www.youtube.com/watch?v=23XJ2SqI8FA
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8059
LA RIVOLUZIONE DI TRUMP E' INIZIATA SUBITO E FAVORISCE LA VITA di Luca Volontè
Il presidente Donald Trump ha firmato, sino ad ora, 48 ordini esecutivi dal suo giuramento di lunedì 20 gennaio scorso, descritto su queste pagine. I suoi ordini esecutivi riguardavano politiche relative all'economia, alla protezione dei confini, all'ideologia di genere e altro ancora. Gli ordini esecutivi non sono l'equivalente legale delle leggi approvate dal Congresso.
Sono ordini del presidente in quanto capo dell'esecutivo che dirigono il comportamento e le azioni delle agenzie federali e dei dipendenti nell'adempimento delle loro responsabilità ai sensi di tali leggi e dei doveri del presidente in quanto comandante in capo. La più importante decisione di Trump, secondo me, è stata quella di ristabilire la libertà di parola e opinione anche in pubblico, come previsto dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, dopo che, negli ultimi 4 anni, «la precedente amministrazione ha calpestato i diritti di libertà di parola censurando il discorso degli americani ... con il pretesto di combattere "disinformazione" e "misinformazione", il governo federale ha ... promosso la narrazione preferita dal governo su questioni significative del dibattito pubblico». Una decisione, scusate il gioco di parole, decisiva anche per la libertà religiosa nel paese e dovrebbe essere presa sul serio anche dalle istituzioni europee, sempre più affascinate dalla censura politicamente corretta.
Con i suoi ordini esecutivi Trump ha anche revocato 78 decisioni di Biden (67 ordini esecutivi emessi dal suo predecessore e 11 memorandum "presidenziali") su identità di genere, DEI (politiche di diversità, equità e inclusione), misure per la mitigazione dei cambiamenti climatici, la revoca della designazione di Cuba come "stato sponsor del terrorismo" e all'indebolimento dell'applicazione delle leggi sull'immigrazione. Per evidente economia di spazi giornalistici, ci concentriamo sulle decisioni che, al momento, interessano il valore della vita nascente, l'ideologia gender e woke, l'educazione. Senza dimenticare la forte pressione anche il 21 gennaio della Thomas More society e diversi senatori e deputati repubblicani affinché il Presidente USA perdoni, oltre ai manifestanti del 6 gennaio 2021, anche i manifestanti pacifici e pro-life accusati di violazione della legge sulla libertà di accesso agli ingressi nelle cliniche (FACE Act), iniziativa da noi descritta nei giorni scorsi.
DURO LAVORO, MERITO E UGUAGLIANZA
In particolare, lunedì, Trump aveva già revocato la decisione di Biden di inserire politiche di inclusione, rispetto della diversità ed equità e verificarne l'implementazione in tutte le agenzie e strutture del governo federale. Una decisione che, secondo Trump, ha corrotto le istituzioni federali, «sostituendo duro lavoro, merito e uguaglianza con una gerarchia preferenziale divisiva e pericolosa». Ieri, 22 gennaio, ha firmato un nuovo ordine esecutivo che protegge i diritti civili di tutti gli americani ed espande le opportunità individuali ponendo fine alla radicale preferenza DEI negli appalti federali e ordinando alle agenzie federali di combattere, senza sosta, la discriminazione nel settore privato. Con questa decisione di Trump, si pone fine alla discriminazione per "diversità, equità e inclusione" (DEI) nella forza lavoro federale, negli appalti e nelle spese federali.
Le assunzioni, le promozioni e le valutazioni delle prestazioni a livello federale premieranno l'iniziativa individuale, le capacità ed i talenti, le prestazioni e il duro lavoro e non, in nessun caso, fattori, politici, etnici, ideologici, sensibilità sessuali, altri requisiti o privilegi di minoranze previsti dalle politiche DEI. Il presidente Trump ha ristabilito anche la "Responsabilità per le posizioni che influenzano le politiche all'interno della forza lavoro federale", che prevede per i lavoratori federali l'obbligo di «implementare fedelmente le politiche amministrative al meglio delle loro capacità, in linea con il loro giuramento costituzionale e con l'attribuzione dell'autorità esecutiva esclusivamente al Presidente. Siamo al ritorno della responsabilità e alla giusta punizione per i funzionari che rallentano o boicottano l'esecutivo per motivi politici o ideologici. La mancata osservanza di ciò costituisce motivo di licenziamento».
Trump ha dato riprova anche della sua avversione alle pericolose e fantasiose ideologie del gender e un ordine esecutivo specifico sull'ideologia di genere, o in difesa della specificità femminile e maschile, riafferma la evidenza biologica e biblica dei due sessi e delle loro differenze e complementarità che Joe Biden, con le sue politiche ed iniziative ossessive, negli ultimi quattro anni ha cercato di cancellare, imponendo dapprima la confusa ideologia dell'istintività gender, poi la promozione del transgenderismo.
MASCHI O FEMMINE, PUNTO
Al posto di confusione ed equivoci su "identità di genere" e "sesso assegnato alla nascita", questo ordine esecutivo cerca di radicare la legge e la politica federale sul fondamento della biologia e cancellare la promozione federale dell'ideologia di genere, anche nelle prigioni femminili, vieta il finanziamento federale delle procedure di "transizione" di genere e, di conseguenza, annulla tutti i precedenti documenti di orientamento del Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti relativi all'ideologia di genere.
Il presidente Donald Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che ritirava gli Stati Uniti dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Nello specifico, l'ordine annuncia l'intenzione degli Stati Uniti di ritirarsi, sospende il trasferimento di tutti i fondi statunitensi all'OMS, richiama tutto il personale del governo statunitense distaccato o assunto per lavorare nell'OMS e pone fine alla partecipazione degli Stati Uniti alle negoziazioni per l'accordo pandemico dell'OMS e agli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale.
Il processo di ritiro richiede un anno, ma le restrizioni sopra menzionate hanno effetto immediato. Nell'anno fiscale 2024, i finanziamenti per la salute globale degli Stati Uniti erano di circa 12 miliardi di dollari. Questa decisione taglia di netto anche i fondi spesi dall'OMS per promuovere l'aborto nel mondo, corrispondenti a circa l'11% del bilancio annuale attraverso il "Programma di Riproduzione Umana" (HRP).
Insieme a ciò, il Presidente Trump ha sospeso per 90 giorni gli aiuti allo sviluppo estero, in attesa di valutazioni di efficienza e coerenza con la sua politica estera. Una sospensione per valutazione anche dei copiosi finanziamenti vincolati di Washington, più volte denunciati anche su queste pagine, che l'amministrazione Biden elargiva imponendo, ai paesi terzi, politiche contraccettive, la piena legalizzazione dell'aborto, l'educazione transgender e woke.
L'ultimo rendiconto ufficiale degli aiuti esteri nell'amministrazione Biden mostra che 68 miliardi di dollari sono stati impegnati per programmi all'estero in 204 paesi e regioni. La verifica puntuale su questi finanziamenti verrà compiuta dal Segretario di Stato, il cattolico, Marco Rubio, entrato in carica il 21 gennaio, dopo l'approvazione della sua nomina all'unanimità delle commissioni del Senato e a seguito del giuramento nelle mani del cattolico e Vice Presidente degli USA J.D. Vance.
Nota di BastaBugie: Ermes Dovico nell'articolo seguente dal titolo "Trump grazia 23 pro vita, perseguitati sotto Biden" racconta che il presidente degli Stati Uniti ha concesso la grazia a 23 attivisti pro vita, perseguiti ingiustamente dall'amministrazione Biden. E nella tradizionale March for Life, con decine di migliaia di partecipanti invia un suo videomessaggio e il vicepresidente Vance.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 25 gennaio 2025:
Tra gli ordini esecutivi firmati da Donald Trump nei primi giorni del suo secondo mandato alla Casa Bianca, c'è anche quello della grazia concessa a 23 attivisti pro vita ingiustamente perseguiti dal Dipartimento di Giustizia sotto l'amministrazione Biden, per aver manifestato nei pressi o all'interno di cliniche per aborti. «È un grande onore firmare questo», ha detto il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che le suddette 23 persone, diverse anche anziane, non dovevano essere perseguite. Con questo ordine esecutivo - firmato il 23 gennaio, il giorno prima della tradizionale March for Life - Trump ha mantenuto una promessa più volte ripetuta durante la sua campagna elettorale.
In rappresentanza di 21 di questi 23 attivisti, la Thomas More Society aveva inviato la settimana scorsa una petizione circostanziata, con la quale chiedeva al 47° presidente degli USA un «perdono pieno e incondizionato» dei propri assistiti, presentando le informazioni personali di ciascuno di loro e i casi in cui erano stati coinvolti. [...]
Particolare il caso di Herb Geraghty. L'uomo - rilasciato dal carcere dopo aver scontato 17 mesi su 27 complessivi di pena - ha deciso di rifiutare la grazia presidenziale perché intende continuare a combattere in tribunale contro la condanna subita. A rappresentare Herb è la Life Legal Defense Foundation, il cui avvocato John Kiyonaga ha detto: «La decisione di Herb di rinunciare alla grazia è una dichiarazione coraggiosa contro i procedimenti giudiziari politicamente motivati che calpestano la libertà di parola e i diritti di protesta pacifica». Una protesta pacifica, va ricordato, mirante a salvare la vita di bambini
8 JAN 2025 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8040
DOPO L'OPZIONE BENEDETTO CI VUOLE QUELLA DI SAN BONIFACIO di John Horvat
Con l'America che si dirige verso il paganesimo, l'opzione Benedetto non è né benedettina né opzionale. I social media sono pieni di video di violenze e disordini civili. A volte sembra che la civiltà sia ridotta a una sottile patina. L'unica cosa che sembra tenere la società ancora fuori dalla barbarie è quel poco che resta della civiltà occidentale e dei suoi costumi. Un sottile e fragile guscio è tutto ciò che ancora protegge le persone dagli orrori crudeli del paganesimo, e quel guscio rischia di andare in frantumi. Molte persone sono alla ricerca di rifugi del tipo "opzione Benedetto" per scansare la tempesta.
Questa situazione precaria è il tema del libro di John Daniel Davidson (2024), Pagan America: The Decline of Christianity and the Dark Age to Come (ndt: "L’America Pagana: il declino della Cristianità e l’epoca oscura in arrivo"). La tesi del suo libro è affascinante. Il giovane autore cattolico afferma che l'America si sta dirigendo verso il paganesimo.
Questo avrà gravi conseguenze e l’autore non si fa illusioni su ciò che questo significa. Il paganesimo non è quella rappresentazione politicamente corretta che Hollywood fa di popoli primitivi o di nobili selvaggi. È quello stato dell'umanità in cui non esistono restrizioni e interdizioni, e ogni tipo di crudeltà e barbarie è consentita. I cittadini sono trasformati in schiavi; abbondano rituali, persecuzioni e satanismo. In effetti, si crea un inferno sulla terra.
Non si tratta di elucubrazioni inutili. L'autore fornisce esempi molto grafici di paganesimo per documentare la minaccia. Esamina le atrocità di popoli pagani come i vichinghi e i sanguinari aztechi. Cita persino i rabbiosi radicali della Rivoluzione francese, il cui culto della Ragione e il regno del Terrore sono modelli compiuti di un moderno esperimento pagano.
Soprattutto, i suoi esempi mostrano come il paganesimo cercherà di sradicare il cristianesimo e, soprattutto, la Chiesa cattolica. Cercherà di ripristinare gli orrori pagani dei sacrifici umani, del culto degli idoli e della superstizione. "Se lasciata fuori controllo e non avversata dalla fede cristiana" - scrive Davidson - "una società potrà indugiare indefinitamente nel paganesimo, persino in quello della peggior specie".
I MEZZI MODERNI SONO USATI PER UN FUTURO PAGANO
La tecnologia moderna non fa che peggiorare la diffusione del neopaganesimo, aumentandone la portata. Il paganesimo high-tech sta entrando in scena, soprattutto con l'introduzione dell'IA. In effetti, l'autore riferisce che coloro che lavorano sull'IA "parlano apertamente di 'costruire dio' o 'creare dio', sfruttando poteri simili a quelli di un dio per trascendere i limiti della semplice umanità".
I metodi moderni contribuiscono anche a schiacciare la resistenza al neopaganesimo in arrivo. L'autore sostiene che il nuovo ethos neopagano post-cristiano "inaugurerà una persecuzione religiosa sponsorizzata dallo Stato su una scala mai vista dai tempi della persecuzione dioclezianea dell'inizio del IV secolo".
Davidson analizza quindi una per una tutte le influenze che stanno spingendo l'America verso il paganesimo: l'aborto, l'eutanasia, il transgenderismo, il satanismo, l'IA e lo Stato pagano.
L'autore entra nei dettagli (a volte un po' troppo), mostrando lo sviluppo di ogni influenza e il suo parallelo pagano. Vede l'aborto e l'eutanasia come manifestazioni del sacrificio umano. La stregoneria e il satanismo postmoderni sono l'equivalente dei culti religiosi pagani. Documenta persino casi di apparizione di spiriti demoniaci nella nascente IA di oggi. È un libro avvincente che mostra dove si sta dirigendo la nazione.
UN'OPZIONE BONIFACIO
L'autore è coraggioso. Non usa mezzi termini e non cerca di indorare la pillola sull'imminente neopaganesimo. Non si fa illusioni su ciò che accadrà quando il guscio dell'insegnamento morale della Chiesa cattolica e ciò che resta della civiltà cristiana occidentale cadranno del tutto. Ciò porterà alla distruzione dell'Occidente, alla persecuzione dei cristiani e persino al martirio.
In effetti, ci si inganna se si pensa che, dopo l'estinzione del cristianesimo, si vivrà in un ordine costituzionale in cui tutti rispetteranno i loro diritti e le loro libertà. Non appena l’ordine cristiano cadrà, saranno possibili gli atti e le persecuzioni più barbari.
L'autore ha anche l'onestà di dire che in queste circostanze non può esistere un'opzione Benedetto. L'America pagana non permetterà mai ai cristiani di vivere in pace. Soltanto proteggersi dalla cultura dominante, come propone l'opzione Benedetto, è uno scarso minimo. Limitare la propria reazione alla sola difesa non è veramente né "benedettino" né "opzionale". I veri cristiani hanno il dovere di fare molto di più.
In effetti, il signor Davidson assume un’ammirevole posizione proattiva. Il futuro è in mano a una "minoranza forte e senza tentennamenti, che proclama con coraggio la propria fede in pubblico". Chiaramente egli preferisce all'opzione Benedetto piuttosto quella di Bonifacio. I veri cristiani dovrebbero imitare san Bonifacio e tagliare le sacre querce pagane. Non c'è nulla di sbagliato in questa scelta.
Tuttavia, c'è un grosso problema nel modo in cui viene presentata nel libro. Questo appello all'azione si limita a soluzioni politiche naturali e locali che, a suo avviso, richiederanno generazioni per essere attuate. Purtroppo, l'autore esclude proprio l'azione fulminante della Grazia e dell'assistenza divina che ha sostenuto e permesso a San Bonifacio di realizzare conversioni e cambiamenti immediati. I cristiani devono tempestare il cielo di soluzioni che arrivino presto come parte di un attivismo efficace.
Nonostante questo particolare, America pagana: The Decline of Christianity and the Dark Age to Come è un libro altamente rinfrescante, con il giusto atteggiamento che spesso manca a chi cerca solo di sopravvivere.
Aggiungendo questa assistenza divina, il suo programma per l'America è altrimenti eccellente. Consiste nell'agire "per cacciare i neopagani, tagliare i loro alberi sacri e, in nome di San Bonifacio, usare il legno per costruire una nuova chiesa".
10 DEC 2024 · VIDEO: La Richards nega la vendita di organi di bambini abortiti ➜ https://www.youtube.com/watch?v=7o9xICmgCJA&list=PLolpIV2TSebVzYmc5B11R08Qd2ib0ZEgL
TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=8007
BIDEN: DALLA GIORNATA TRANS AL PREMIO ALL'ABORTISTA di Luca Volontè
Le tv pubbliche e private ci hanno mostrato un Joe Biden commosso all'ascolto delle lodi profuse dalla moglie Jill durante la cerimonia di ringraziamento per il sostegno ricevuto dai molti che hanno partecipato al ricevimento alla Casa Bianca per celebrare non solo la fine del suo mandato alla presidenza ma anche il suo quarantennale impegno politico.
In realtà, ci sarebbe molto da piangere per quello che Biden ha compiuto nella sua opera di ipocrita "cattolico devoto" e di propugnatore non solo di guerre e armamenti ma anche di depravazioni dei costumi, violenza contro il pudore infantile e persino diffusione globale delle pratiche omicide verso i nascituri. Proprio in questi giorni, a poche settimane dal passaggio formale di consegne a Donald Trump, Biden ha trovato il tempo di attribuire un altro riconoscimento agli abortisti e celebrare, per l'ennesima volta in coincidenza con una ricorrenza religiosa cattolica, l'orgoglio Lgbt.
Il presidente ha insignito della più alta onorificenza civile Cecile Richards, che ha guidato sino a sei anni fa Planned Parenthood, potente multinazionale dell'aborto, e ha sulla coscienza il sangue di milioni di bambini non nati. Joe Biden e la moglie Jill, in una cerimonia tenuta segreta ma svoltasi alla Casa Bianca lo scorso mercoledì 20 novembre, le hanno attribuito la medaglia presidenziale della libertà per il suo «coraggio assoluto» e l'«impavidità» del suo impegno che, secondo Biden, ha lasciato «un'eredità ispiratrice». Per l'attuale inquilino della Casa Bianca, la Richards ha «guidato alcune delle cause più importanti per i diritti civili della nostra nazione: elevare la dignità dei lavoratori, difendere e far progredire i diritti riproduttivi e l'uguaglianza delle donne e mobilitare gli americani per esercitare il loro potere di voto». La Richards ha ovviamente pubblicizzato l'encomio ricevuto, ringraziando il presidente Biden e la first lady per «tutto ciò che avete fatto per sostenere la salute e i diritti delle donne».
La Richards è stata alla guida della Planned Parenthood dal 2006 al 2018 e, proprio durante quel periodo, è stata ripresa in un video girato sotto copertura mentre organizzava pagamenti per tessuti fetali di bambini abortiti, difendendo il proprio lavoro come «programmi di donazione, come qualsiasi altro fornitore di assistenza sanitaria di alta qualità». Proprio in questi giorni sono emerse nuove prove di tale compravendita, peraltro illegale, di tessuti fetali di bimbi abortiti ad opera di Planned Parenthood, come riferisce un nuovo rapporto sulla fornitura di bimbi «vitali non anomali» all'Università della California - San Diego (UCSD), per alcune sperimentazioni sui loro corpicini.
Che l'omicidio degli innocenti e la barbarie del commercio di esseri umani assurga agli onori a Washington è, di per sé, sconcertante. Ma a Biden evidentemente non bastava. Il 20 novembre, a pochi giorni dall'inizio dell'Avvento (domenica 1 dicembre, nel Rito romano), il presidente che si professa cattolico ha celebrato il cosiddetto Transgender day of remembrance, una giornata promossa dalle organizzazioni Lgbt per ricordare le persone trans che hanno perso la vita a causa della violenza o sono discriminate e per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla comunità transgender. Per l'occasione, Biden ha detto che la propria Amministrazione ha «intrapreso azioni significative per rafforzare i diritti e proteggere la sicurezza di tutti gli americani, compresa la collaborazione in tutto il governo federale per combattere la violenza contro gli americani transgender» e, aggiungiamo, favorire norme e programmi scolastici che distruggano ogni senso del pudore nei bambini, privino i genitori dei lori diritti nei casi di desiderato "cambio di sesso" e penalizzino le donne nelle competizioni sportive.
Sempre Biden, il 31 marzo, aveva celebrato la Giornata internazionale della visibilità transgender, nonostante quest'anno coincidesse con la santa Pasqua cattolica. C'è molto da riflettere su questo "cattolico devoto", così ben accolto, in tutti questi anni, nelle stanze vaticane e vezzeggiato in ambienti gesuiti e da alcuni cardinali americani (Cupich e McElroy in primis) vicini a papa Francesco. Piangiamo sì, ma di gioia, per la buona notizia dell'imminente fine del suo mandato.
Nota di BastaBugie: Giuliano Guzzo nell'articolo seguente dal titolo "Ecco le nomine Pro-Life di Trump che terrorizzano la lobby dell'aborto" spiega che Trump sta scegliendo alcuni prolife nei posti chiave e promette di tagliare i fondi federali a Planned Parenthood.
Ecco l'articolo completo pubblicato sul sito del Timone il 30 novembre 2024:
Che Amministrazione sarà sui temi etici quella di Donald Trump? Gli Stati Uniti cambieranno rotta in particolare sull'aborto? Al 20 gennaio, data di insediamento del Presidente eletto, mancano ancora delle settimane, ma l'interrogativo è lecito. Per provare a rispondervi con certezza, naturalmente, occorre pertanto ancora aspettare anche se, attenzione, ci sono delle nomine - su tutte quella di Dave Weldon - e degli annunci - come il taglio di 300 milioni alle organizzazioni pro aborto - che fanno ben sperare. Così come in generale fa ben sperare la stessa elezione di Trump che ha comunque sconfitto una candidata - Kamala Harris - e con lei tutta l'agenda Lgbt, woke e radicale che portava con sé.
Un primo spunto senza dubbio positivo per chi abbia a cuore la difesa della vita è la nomina trumpiana di Dave J. Weldon. Classe 1953, medico della Florida, già deputato, il repubblicano Weldon è infatti stato scelto dalla nuova Amministrazione per guidare i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc). I media tendono a presentare Weldon più che altro come un critico dei vaccini o addirittura no vax, ma questa etichetta appare molto riduttiva rispetto all'impegno anche politico di questo politico e padre di famiglia. Infatti in passato costui è stato promotore di un emendamento che stabiliva come nessun fondo pubblico potesse essere disponibile ad una «agenzia o a un programma federale, o a un governo statale o locale, se tale ente sottopone un'altra entità sanitaria istituzionale o individuale a discriminazione sulla base del fatto che [quest'ultima] non fornisce copertura o paga per aborti». Insomma, nonostante debba comunque passare al vaglio del Senato, quella di Weldon è una nomina che, se confermata, sarà importante anche perché, a detta di molti osservatori pure repubblicani, bilancia quella del democratico Robert F. Kennedy Jr. alla guida dell'HHS, l'ente che sovrintende al Cdc - dato che, storicamente, Kennedy tutto è fuorché un pro life.
Peraltro, Weldon non è il solo pro life nominato da Trump per il suo futuro governo, dato che contro l'aborto sono anche Marco Rubio, scelto come futuro Segretario di Stato - e che da senatore ha promosso interessanti atti politici per la vita, come la legge «Providing for life» -, Elise Stefanik, scelta come nuova Ambasciatrice Usa all'Onu - già critica sulle «tattiche intimidatorie» adottate dai democratici contro Trump in merito alle sue posizioni meno aperte sull'aborto. Ma al di là dei singoli nomi è proprio il clima che si respira ad essere cambiato, non a caso il The Guardian del 17 novembre scorso scriveva apertamente che «con il ritorno di Trump i gruppi pro life stanno stilando ambiziosi elenchi di politiche che sperano di vedere attuate sotto un'amministrazione favorevole».
Su quali siano questi «ambiziosi elenchi», come si diceva all'inizio, un annuncio molto importante è già stato fatto. Elon Musk e Vivek Ramaswamy, anch'essi probabili membri della futura amministrazione, hanno infatti firmato insieme un editoriale come lettera aperta al Wall Street Journal in cui hanno identificato tra le priorità di spending review «i 500 miliardi di dollari in più di spese federali annuali che non sono approvate dal Congresso o vengono utilizzate in modi che il Congresso non ha mai previsto, da 535 milioni di dollari all'anno alla Corporation for Public Broadcasting, ai 1.5 miliardi di dollari per sovvenzioni a organizzazioni internazionali a quasi 300 milioni di dollari a gruppi progressisti come Planned Parenthood». Il taglio di 300 milioni di dollari al colosso abortista Planned Parenthood non potrà non avere ripercussioni positive sulla battaglia pro life. E il fatto che sia già stato annunciato, fa davvero ben sperare per la futura linea della Casa Bianca sui temi etici. A tutto ciò va poi aggiunto il fatto che già nel gennaio 2017, proprio tra i suoi primi atti, Trump firmò un ordine esecutivo che tagliava fondi per le Ong che praticano aborti all'estero, o forniscono informazioni a riguardo e che proprio grazie al tycoon si deve la nomina dell'attuale Corte Suprema, quella che nel giugno 2022 ribaltò la sentenza Roe vs Wade, lanciando al mondo un messaggio valido anche per l'Italia e per la "nostra" 194, vale a dire che nessuna norma è intoccabile. Dunque con Trump e la sua amministrazione c'è da ben sperare? Alcune premesse dicono di sì ma... staremo a vedere.
LE PROMESSE DI TRUMP: VIETARE LE MUTILAZIONE SESSUALI NEI MINORI<
Tutto quello che non vi dicono sugli Stati Uniti d'America
Information
Author | BastaBugie |
Organization | BastaBugie |
Categories | News |
Website | www.bastabugie.it |
- |
Copyright 2025 - Spreaker Inc. an iHeartMedia Company