18 MAR 2025 · Entrare nella mente di chi commette un omicidio è senza dubbio una delle attività più sfiziose dei nostri tempi. Ne sono prova il successo dei podcast True Crime, le vendite delle varie riedizioni di libri come A sangue Freddo o L’avversario, nonché la diffusione di serie tv che ormai da decenni hanno spostato la prospettiva di indagine sulla comprensione, o scoperta delle motivazioni, delle radici, del trauma. In un qualche modo sembra che si abbia abbandonato o quasi la massima latina cara a Hobbes dell’Homo homini lupus, volendo abbracciare un’idea manichea del male. Letterariamente e non, alcuni testi hanno sfidato il paradigma che ci vuole disumani se commettiamo certi atti e umani quando non li compiamo (relegando poi a corruzione o trauma ogni agito antisociale), presentando invece personaggi che sfidano la norma: è ad esempio il caso di Patrick Bateman, broker nel pieno degli anni ‘80 tra cocaina e rabbia sociale protagonista di American Psycho. Già con Patrick si diede scandalo, ma tra chi volle interpretarlo come un’allegoria e chi invece accettò il suo male non motivato da traumi o altro perché, in fondo, al maschio si perdona una certa rabbia, mancava ancora nel panorama una delle prospettive. Ed è qui che C.J. Leede ci ha regalato una perfetta personaggia: per cui, col benestare di Plauto e Hobbes, oggi cambiamo prospettiva: foemina foeminae lupior, un benvenuto a te, Maeve