30 MAR 2020 · Versi 3-6, 10-15, 34-39, 46-102
DESCRIZIONE: Nel Canto III del Purgatorio ci troviamo di fronte alle anime scomunicate che si sono pentite in punto di morte e hanno, quindi, guadagnato il perdono di Dio, la cui misericordia è infinita e non comprensibile con la sola ragione umana. Dante e Virgilio giungono ai piedi del monte del Purgatorio; la parete è decisamente ripida e sembra essere impossibile da scalare. Virgilio non conosce la via che possa consentire una salita più agevole; mentre si interroga, da sinistra Dante scorge un gruppo di anime a cui chiedere aiuto. Le anime degli scomunicati dopo essersi accorte della presenza dei due poeti, inizialmente si addossano alle rocce. Virgilio allora ne approfitta per chiedere loro di mostrargli la salita più agevole. Poi la schiera inizia ad avvicinarsi ai due, ma si arresta nel momento in cui si accorgono dell’ombra proiettata da Dante. Virgilio allora gli confessa che il suo assistito è vivo, ma non è contro il volere divino che cerca di scalare il monte. Le anime, allora, dicono ai due di tornare indietro e di procedere davanti a loro.
ATTUALIZZAZIONE: Coloro che in vita crearono divisione si ritrovano ora a procedere mansuetamente come pecorelle (vv. 79-84) e riscoprire il valore dell'unità; si tratta di un contrappasso per analogia. In questo canto si parla del valore dell'unità e dell'umiltà, dell'importanza di trovare nella vita delle guide fidate, capaci di orientarci. Per salire il monte della vita ci vogliono queste tre cose: umiltà, delle guide fidate ed essere in comunione con gli altri. Gli "scomunicati" sono coloro che si isolano pretendendo di aver ragione solo loro e hanno usato le loro capacità per dividere anziché unire e costruire con umiltà e pazienza. Il nostro Virgilio è quella guida fidata (genitori, insegnanti, educatori...) che ci accompagna nel cammino della nostra vita. Tutti seguiamo qualcuno o qualcosa, ma l'importante è sapere a chi o a cosa andiamo dietro. La vera guida non è un pifferaio magico che non ti fa ragionare ma, al contrario, non è mai subdolo; ti mette a conoscenza delle cose e non cerca scorciatoie, ti prospetta le difficoltà del cammino e ti sfida a metterti in gioco con tutte le tue energie e senza fretta, perché con quest'ultima non si costruisce niente di buono. La pazienza, invece, allarga la nostra capacità di ragionare. Dante ci insegna anche il valore dell'unità, soprattutto nella nostra società individualista e ci mostra l'esperienza del gregge: partecipare l'uno della vita dell'altro pur rimanendo ognuno nella propria originalità.
Alone we can do so little, together we can do so much