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Santa Teresa d'Avila. Una donna per i nostri giorni. Ma cos'ha da dire una donna del 16^ secolo alla generazione dei Millennians ? Proviamo in questi podcast, a scansione mensile,...
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Santa Teresa d'Avila. Una donna per i nostri giorni.
Ma cos'ha da dire una donna del 16^ secolo alla generazione dei Millennians ?
Proviamo in questi podcast, a scansione mensile, a trovare gli insegnamenti "eterni" che unificano la vita di ciascun uomo della terra. Teresa d'Avila, anche lei ha vissuto un epoca di passaggio come la nostra e ha trovato nell'orazione il senso unificante e di questo è diventata maestra.
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Ma cos'ha da dire una donna del 16^ secolo alla generazione dei Millennians ?
Proviamo in questi podcast, a scansione mensile, a trovare gli insegnamenti "eterni" che unificano la vita di ciascun uomo della terra. Teresa d'Avila, anche lei ha vissuto un epoca di passaggio come la nostra e ha trovato nell'orazione il senso unificante e di questo è diventata maestra.
14 NOV 2023 · Santa Teresa e la devozione a San Giuseppe.
Santa Teresa d'Avila aveva un contatto diretto con il cielo. Allo stesso tempo era capace di relazioni amicali sulla terra. Così non gli è stato difficile instaurare una amicizia speciale con San Giuseppe, scegliendolo come amico e come padre.
Ascoltiamola in questo podcast agile e appassionante.
13 OCT 2023 · S.Teresa e l'esperienza mistica«Il cristiano del futuro o sarà un mistico o non sarà». Così scriveva il grande teologo del secolo scorso Karl Rahner. Ed è vero. La mistica supera la religione, perché si riferisce a un'esperienza spirituale diretta e intima con Dio o con il divino. È un viaggio interiore dell'anima verso la comunione con Dio, caratterizzato da una profonda consapevolezza della presenza divina, e da un senso di amore ineffabile. La mistica coinvolge la ricerca di una comprensione profonda della verità spirituale attraverso una esperienza personale. E oggi abbiamo bisogno di cristiani innamorati di Gesù e non più ordinari praticanti.Ma attenzione. Il mistico non necessariamente vive fenomeni mistici. Pur nella continuità esiste una differenza sostanziale tra mistica e fenomeni mistici. La mistica si riferisce all'esperienza interiore profonda di unità con Dio, mentre i segni mistici sono eventi esterni o interni che sono interpretati come manifestazioni della presenza divina o come conferma della vita spirituale di un individuo o di una comunità di credenti. Vengono attribuiti spesso significati spirituali profondi a questi segni mistici, ma la loro interpretazione può variare a seconda delle tradizioni e delle credenze religiose. Ecco non è detto che il mistico abbia per forza visioni o rapimenti o altro ancora...Ma la nostra Santa Teresa vive l'una e l'altra dimensione. Ma diciamo subito che i fenomeni mistici Teresa non li è mai andati a cercare, anzi.. , sono sempre giunti inaspettati.Che Teresa sia una mistica ovviamente ci pare ormai scontato. Questo cammino di comunione intima con Gesù, Teresa lo racconta in un capolavoro di spiritualità: il castello interiore. In questo testo, Teresa utilizza l'immagine di un castello con sette dimore per rappresentare il cammino dell'anima verso Dio. Ogni dimora rappresenta uno stadio di crescita spirituale e di avvicinamento a Dio, che culmina nella settima dimora, o stanza, la quale rappresenta l'unione mistica con Dio. Nelle prime dimore, Teresa parla delle difficoltà e delle tentazioni che gli individui devono affrontare nei loro cammini spirituali. Queste dimore rappresentano gli inizi del cammino interiore, dove l'anima deve purificarsi dalle influenze mondane e focalizzarsi sulla vita interiore e sulla preghiera. Man mano che l'anima progredisce attraverso le dimore, si avvicina sempre di più a Dio. Nella quarta dimora, Teresa parla dell'importanza della preghiera contemplativa e dell'esperienza di ascolto interiore di Dio. Nella quinta dimora, l'anima inizia a sperimentare l'estasi mistica, un'esperienza di amore e unione profonda con Dio.Nella sesta dimora, Teresa parla dell'esperienza dell'“unione spirituale”, in cui l'anima si sente completamente avvolta dall'amore divino e vive in uno stato continuo di consapevolezza della presenza di Dio. Infine, nella settima dimora, nella settima stanza, l'anima sperimenta l'"unione mistica", in cui l'anima e Dio si fondono insieme in un amore perfetto e eterno.Nel descrivere queste esperienze, Teresa utilizza un linguaggio poetico, spesso simbolico, per catturare l'ineffabilità e la profondità di queste esperienze spirituali. Le sue descrizioni sono permeate da un senso di meraviglia, gratitudine e umiltà di fronte al mistero dell'amore divino. Queste esperienze mistiche hanno contribuito in modo significativo alla comprensione della vita interiore e della relazione dell'anima con Dio nella tradizione mistica cristiana. Ma ricordiamoci una cosa importante. E' sempre la grazia della conversione che segna in Teresa l'inizio dell'esperienza mistica, cioè l'esperienza del mistero di Cristo, presente e operante nella sua creatura.La vita mistica aggiunge alla fede l'esperienza, che significa, ripetiamolo, l'amicizia fattiva e intima con Gesù. Vale la pena di riportare un paragrafo del Catechismo della Chiesa cattolica (n. 2014) a questo riguardo: «Il progresso spirituale tende all'unione sempre più intima con Cristo. Quest...
14 SEP 2023 · S.Teresa e la preghieraFai tutto con Gesù al fianco. Stai con Gesù, dialoga con Lui, condividigli gioia e dolori. Questa è l'orazione per Teresa. E l'orazione diviene in lei l' elemento unificante di tutta l’esistenza. Di san Francesco si diceva "non tam orans quam oratio factum est", cioè non pregava più ma diventava lui stesso preghiera. Ecco per Teresa è la stessa cosa. La sua vita si identifica con la preghiera che Teresa chiama appunto orazione. Un intimo intrattenimento con Gesù, dal quale sa di essere stra amata. Ma come si arriva ad unificare la vita attraverso la preghiera?Teresa ce lo spiega con un esempio così semplice e immediato, la cui metafora è diventata paradigmatica nella pedagogia di qualsiasi cammino spirituale. Si tratta della metafora del giardiniere e del giardino. Chi comincia nell'orazione deve far conto di tramutare in giardino di delizie per il Signore un terreno molto ingrato, nel quale non germogliano che erbe cattive. Sradicare le erbe cattive e piantarne di buone è lavoro di Dio, che supponiamo già fatto fin da quando l'anima si determina per l'orazione e comincia a praticarla. Ora a noi, come a buoni giardinieri, incombe l'obbligo di procu-rare, con l'aiuto di Dio, che quelle piante crescano: perciò innaffiarle affinché non inaridiscano, e cercare che producano fiori di deliziosa fragranza per ricreare il Signore. Allora egli verrà spesso a riconfortarsi e trovare le sue delizie fra quei fiori di virtù [...].Mi sembra che un giardino si possa innaffiare in quattro modi: cavando l'acqua da un pozzo, che è il modo più faticoso; portarla negli acquedotti per mezzo di una noria, ossia col far girare una gran ruota che qualche volta ho manovrata pur io, avendosi così più acqua con fatica minore; derivarla da un fiume o da un ruscello, che è il modo migliore perché la terra ne rimane bene imbevuta, non occorre innaffiarla tanto spesso, e il giardiniere ha molto meno da fatica-re; e finalmente una buona pioggia, nel qual caso è Dio che innaffia senza alcuna nostra fatica: sistema migliore che supera ogni altro. Facile no? Una buona e fitta pioggia certamente ci permette di riposare nella preghiera senza affannarci e sudare. Ma certamente l'acqua dal cielo è una super grazia. Non possiamo permetterci di starcene seduti ad aspettare passivamente. Aiutati che Dio ti aiuta dice un vecchio proverbio .. Quindi la super grazia della pioggia non ci esenta dal faticare e dal sudare prima. Con Gesù non possiamo permetterci la Grazia a buon mercato. Il grande teologo Bonhoeffer sosteneva che la grazia a buon mercato è il nemico mortale della nostra Chiesa. Noi siamo sempre alla ricerca degli sconti, del prezzo più basso. Ma Gesù ci ha conquistato la Grazia a prezzo del suo sangue, quindi a caro prezzo. Così la preghiera. Non si arriva all'orazione teresiana aspettando inermi la manna dal cielo. Un passo elegante di danza classica che godiamo in teatro come pubblico non è privo di allenamenti duri e difficili. Un film al cinema è frutto di giorni, mesi, anni di fatiche. Tutto ciò che è bello ha il suo prezzo. E così dice Teresa si comincia con entusiasmo ma anche con la fatica di ogni giorno. dobbiamo aiutare nel coltivare la preghiera giorno dopo giorno, nella salute e nella malattia. Certo: quando stiam bene è facile, c'è l'entusiasmo della fede e preghiamo volentieri. Poi però arrivano i giorni più duri e anche la preghiera diventa dura. Perchè la preghiera vera va di pari passo con la vita. Ouelli che cominciano a fare orazione sono coloro che cavano l'acqua dal pozzo: cosa assai faticosa, come abbiamo detto, perché devono faticare per raccogliere i sensi, i quali, abituati a divagarsi, stancano assai. Bisogna che a poco a poco prendano l'abitudine di non far più conto di vedere, di sentire, e di guardarsene affatto nel tempo dell'orazione. Cerchino la solitudine per ivi appartarsi e pensare alla vita passata: cosa che devono fare assai spesso tanto i principianti che i già progrediti, insistendovi più o me...
14 AUG 2023 · S.Teresa e Gesù“Se non avessi creato il paradiso, lo farei ora anche solo per te”. Questa è la clamorosa dichiarazione d'amore che Gesù fece a Teresa. Il Bernini ha pensato di inserirla, in un cartiglio tenuto dagli angeli nella cappella della Trasverberazione, il suo capolavoro marmoreo che fotografa mirabilmente l'estasi di Santa Teresa d'Avila. L'opera d'arte si trova a Roma nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria.Queste parole hanno dell'incredibile, eppure Teresa non le cita nei suoi scritti con motivo di vanto. Fanno parte dell' intimità reciproca. Cos'è per lei la preghiera? Un intimo intrattenimento con Colui dal quale sai di essere amata. E cosa si dicono due amanti se non parole di esagerazione pur di compiacere l'amato?Va beh diremo noi, questo vale per gli uomini. Ma Gesù è Dio! Che ha a che fare con i paradossi d'amore Dio?Infatti non potevano essere d'accordo gli antichi. Aristotele diceva che l'amicizia crea una comunanza di affetti quindi è inconcepibile che Dio condivida gli affetti umani. Dio è autarchia, cioè se ne sta lassù in cielo, nell'Olimpo e si disinteressa degli uomini. Platone esclude un Dio "corrotto" dall'amore umano, il quale non è mai stabile, Dio invece è stabilità assoluta. Per cui inventa il mito di Eros che non è esattamente un Dio, ma è a metà strada tra Dio e gli uomini essendo nato da un rapporto tra Dio e una donna umana. Insomma deve essere chiaro che Dio è Dio e gli uomini sono uomini.In effetti Teresa d'Avila mette in crisi la religiosità universale. Se tenete conto che anche i nostri fratelli ebrei e musulmani non accettano immagini di Dio nei luoghi di culto, perché Dio è totalmente altro e nessuna immagine creaturale è degna di rappresentarlo, anzi chi lo fa rischia l'eresia e il peccato capitale contro il comandamento "non vi farete immagine alcuna di Dio" ebbene diciamo che Teresa allora è una vera e propria trasgressiva. Se andate a guardare l'estasi del Bernini vi renderete conto che li c'è qualcosa di più di una contemplazione. Qualcuno addirittura parla di orgasmo. E qui l'amante è esattamente Dio. Ma detta così rischiamo di semplificare troppo. Andiamo per ordine. Intanto ascoltiamo le sue parole... "L’orazione mentale non è altro, per me, che un intimo trattarsi nell’amicizia, un frequente intrattenersi nella solitudine con Colui da cui sappiamo d’essere amati. Ma voi direte che ancora non lo amate.Sì, perché l'amore sia vero e l'amicizia durevole, occorrono parità di condizioni, e invece sappiamo che mentre nostro Signore non può avere alcun difetto, noi siamo viziosi, sensuali ed ingrati, per cui non lo sappiamo amare quanto Egli si merita, perché non è della nostra condizione.Tuttavia, considerando quanto vi sia vantaggioso averlo per amico e quanto Egli vi ami, sopportate pure la pena di stare a lungo con uno che sentite così diverso da voi.Sì, o bontà infinita del mio Dio, vedo chi siete Voi e chi sono io; e nel vedervi da me così diverso, o delizia degli angeli, vorrei consumarmi tutta in amarvi! Oh, come sopportate chi vi permette di stargli vicino! Che buon amico dimostrate di essergli, Signore! Come lo favorite, e con quanta pazienza sopportate la sua condizione aspettando che si conformi alla vostra! Tenete in conto ogni istante ch'egli trascorre in amarvi, e per un attimo di pentimento dimenticate le offese che vi ha fatto.Questo io so per esperienza, e non capisco, o mio Creatore, perché il mondo non corra tutto ai vostri piedi per intrecciare con Voi questa particolare amicizia. Se vi avvicinassero, diverrebbero buoni anche i cattivi, quelli cioè che non sono della vostra condizione, purché vi permettessero di star con loro un paio d'ore al giorno, nonostante che il loro spirito andasse agitato da mille sollecitudini e pensieri di mondo, come il mio. Dovranno farsi violenza per rimanere con Voi, ma sapendo Voi che in principio, e qualche volta anche in seguito, non possono fare che quel che fanno, costringete i demoni a non tentarli, li indebolite di gior...
15 JUL 2023 · S.Teresa: la conversioneEsistono preti atei? O religiosi atei? La domanda parrebbe paradossale ma non è banale. Di per se, non basta la sola chiamata di Dio a garantire la fede, occorre stabilire una relazione viva e continua con Gesù. E così paradossalmente si potrebbe celebrare, fare attività pastorali o addiruttura essere moralmente perfetti, ma non più innamorati di Colui che ti ha chiamato. Ecco l'ateismo del religioso: aver dimenticato l'amicizia con Gesù. In Cicerone nell' antica Roma, si parla del Pontefice Cotta che benché irreprensibile metteva apertamente in dubbio l’esistenza degli dei. Vi credesse o no era un affare personale; non gli si chiedeva altro che celebrare bene i riti e pronunziare bene le formule. Ecco paradossalmente il prete ateo potrebbe celebrare e pontificare dal pulpito, ma non vivere più una intimità con Dio. Teresa ha rischiato di diventare così, sennonché nella quaresima del 1554, a trantanove anni d’età e dopo diciannove di vita carmelitana, le accade il fatto decisivo della sua vita: la conversione. Vede una statua di Cristo alla colonna, che le «rappresentava al vivo ciò egli ha sofferto per noi» e con un intimo dolore per l’ingratitudine che gli dimostra, si prostra ai suoi piedi, come aveva fatto tante volte, e si affida a lui rinnovandogli il suo amore. "Entrando un giorno in oratorio, vidi una statua che vi era stata messa, in attesa di una solennità che si doveva celebrare in monastero, e per la quale era stata procurata. Raffigurava nostro Signore coperto di piaghe, tanto devota che nel vederla mi sentii tutta commuovere perché rappresentava al vivo quanto egli aveva sofferto per noi: ebbi tal dolore al pensiero dell’ingratitudine con cui rispondevo a quelle piaghe, che parve mi si spezzasse il cuore. Mi gettai ai suoi piedi in un fiume di lacrime, supplicandolo di fortificarmi per non offenderlo mai più.Ero molto devota di santa Maria Maddalena, e pensavo spesso alla sua conversione, specie quando mi comunicavo. Sapendo con certezza che il Signore stava allora dentro di me, mi gettavo ai suoi piedi e mi sembrava che le mie lacrime non meritassero di essere del tutto disprezzate. Non sapevo quello che dicevo, facendo egli già molto con acconsentire che io le spargessi per lui, giacché i miei sentimenti si dileguavano quasi subito. Intanto mi raccomandavo a questa santa gloriosa affinché mi ottenesse perdono.Ma prostrarmi innanzi alla statua che ho detto quest’ultima volta mi sembra che mi fu più utile, perché diffidavo molto di me e mettevo tutta la mia fiducia in Dio. E mi pare che gli dicessi che non mi sarei alzata dai suoi piedi, se non avesse concesso quello di cui lo pregavo. Certamente egli mi deve avere ascoltata, perché da allora in poi mi andai molto migliorando". Il Signore la ascolta, accetta la sua offerta, e le fa sperimentare quanto dice san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» La conversione di Teresa è l’incontro con la statua di un Cristo piagato. Una immagine questa che la rimanda immediatamente al Gesù vivo di fronte a lei. Dirà poi nei suoi scritti: "Ed è per questo che io amo molto le immagini. Infelici coloro che per loro colpa si privano di tanto bene! Si vede che essi non amano il Signore, perché, se l'amassero, godrebbero nel vederne l'immagine, come si gode fra gli uomini nel vedere l'immagine di una persona cara". Per Teresa quella statua è lo stesso Cristo vivente e d'istinto sente forte e pungente nel suo povero cuore la sofferenza dei dolori di Gesù per il suo peccato. Cristo entra nella sua vita per starci definitivamente.Ma un altro fattore spirituale che ha fatto breccia nel cuore di Teresa è stato il libro delle confessioni di Sant’Agostino. La lettura di un buon libro è necessario al cammino spirituale scriverà più e più volte nei suoi testi. Certamente il Vangelo è fondamentale, ma a volte abbiamo bisogno di identificarci nelle parole di qualcuno che ha vissuto la nostra esperienza spirituale, che ce la sappia far gustare o an...
14 JUN 2023 · S.Teresa: L'amiciziaRingrazio Dio che mi ha chiesto di amare gli uomini, ma non di diventare loro amici. Questa è la sintesi di un un sermone del pastore battista Martin Luther King, ucciso circa cinquant’anni fa a Memphis negli USA. Ed ecco esattamente le sue parole: Dovremmo essere felici che Gesù non abbia detto: "Provate affetto per i vostri nemici": è quasi impossibile provare simpatia per certa gente. "Provare simpatia" è una parola sentimentale e affettiva: come possiamo provare affetto per una persona la cui intenzione manifesta è di annientare il nostro essere e di porre innumerevoli ostacoli sul nostro cammino? Come ci potrebbe piacere una persona che minaccia i nostri figli e lancia bombe sulla nostra casa? Questo è impossibile. Ma Gesù riconosceva che l'amore è più grande che l'affetto. Quando Gesù ci comanda di amare i nostri nemici, egli non parla né di eros né di philia; parla di agape, buona volontà comprensiva, costruttiva e redentiva verso tutti gli uomini. Solo seguendo questa via e rispondendo con questo tipo di amore noi possiamo essere figli del Padre nostro che è nei cieli".Ecco se l'amore è comandamento universale e deve essere la base per la sopravvivenza dell'umanità, l'amicizia no. L'amicizia non è richiesta a tutti gli uomini, non dobbiamo essere per forza amici di tutti. L'amicizia è qualcosa di particolare di intimo, di prettamente spirituale, di una manifestazione affettuosa di simpatia.Questo è il presupposto antropologico per parlare dell'amicizia in Santa Teresa di Gesù. Se qualcuno ha in mente le categorie dell'amore sessuale o anche sponsale e dell'amicizia come via obbligata per una fusione dei corpi, ecco qui andrà certamente fuori strada. L'amicizia in Santa Teresa è solo nella logica delle virtù e diventerà nella relazione con Gesù l'apice del suo habitat spirituale…Proviamo ad entraci meglio dentro, con le sue parole... Quando avevo circa 14 anni c'era una amica di modi così frivoli, che mia madre – quasi presentisse il male che mi sarebbe venuto da lei – aveva cercato più volte di far sì che non ci venisse più per casa; ma le occasioni che quella aveva di entrarci erano così tante che non aveva potuto ottenerlo. Affezionatami dunque a costei, ne feci la mia compagna e confidente preferita, perché non solo mi assecondava nei divertimenti che erano di mio gusto, ma mi ci spingeva lei stessa, mettendomi anche a parte delle sue conversazioni e vanità. Fino al giorno che diventammo intime, il che avvenne sui quattordici anni e forse più (voglio dire quando la nostra amicizia si fece così stretta che ella cominciò a farmi le sue confidenze), credo di poter affermare che non mi ero mai distaccata da Dio con un peccato mortale, né avevo perso il timor di Dio, benché in me potesse di più il sentimento dell’onore: era anzi stato proprio quello a trattenermi dal perderlo del tutto.Mio padre e mia sorella erano molto scontenti di questa relazione e me ne movevano spesso rimprovero: ma, non potendo mettere la ragazza alla porta, tutte le loro precauzioni non servivano a nulla, tanto più che la mia astuzia nel male era grande. Mi atterrisce talvolta il danno che può fare una cattiva pratica: se non ne avessi fatto esperienza io stessa, stenterei a crederlo. Specie in gioventù dev’essere ancora più dannosa. Vorrei che i genitori imparassero dal mio caso a star molto attenti su questo punto. Quelle conversazioni, infatti, mi trasformarono talmente che non rimase quasi più nulla delle mie virtù congenite, mentre quella tale e un’altra inclinata allo stesso genere di frivolezze m’imponevano nell’anima le loro miserie. Da ciò posso argomentare il gran profitto che si ricava, al contrario, dalle buone compagnie. E sono certa che se in quegli anni avessi trattato con persone virtuose, la mia virtù sarebbe rimasta intatta, perché trovando, a quell’età, chi mi insegnasse a temere Iddio, la mia anima avrebbe trovato la forza per non cadere. Teresa fin da piccola è estremamente capace di relazioni. Abbiam...
14 MAY 2023 · S. Chi cerca più un Padre Spirituale oggi? O chi è consapevole di cosa sia un Padre spirituale? Padre Spidlik, salito in cielo alcuni anni fa, durante le sue illuminanti lezioni all'Istituto Orientale di Roma, ci raccontò un simpatico aneddoto di una donna che bussando alla sua casa chiese di un tal Gesuita. Alla risposta che era morto già da 5 anni lei riprese: che peccato, era il mio padre spirituale.Ecco cosa non è un padre spirituale: uno che frequenti quasi mai, ma sopratutto un padre a a cui non hai mai consegnato la paternità. Si perchè un padre spirituale non si da da se, ma è il figlio che lo crea padre.Sapete un giorno Santa Teresa d'Avila ricevette una lettera esternazione da parte di una consorella madre Anna di Gesù che si lamentava del poco rispetto del padre confessore nel chiamare la madre fondatrice «la mia figlia Teresa».Ebbene quel Padre che si aggirava nel Monastero altri non era che il futuro san Giovanni della Croce, di 17 anni più giovane di Teresa di Gesù.Così risponde per lettera Teresa alla sorella Anna di Gesù. Mi ha divertito, figlia mia, quanto senza ragione si lamenti, avendo lì il padre mio Giovanni della Croce, che è un uomo celestiale e divino. Le assicuro, figlia mia, che dopo la sua partenza non ho trovato in tutta la Castiglia nessuno come lui, nessuno che infervori tanto a incamminarsi verso il cielo. Non potrà immaginare quanto sia grande la solitudine che mi procura la sua mancanza. Si rendano conto di aver lì un gran tesoro in questo santo, e tutte le consorelle di quella casa trattino con lui, comunicandogli le cose della loro anima, e vedranno quale profitto ne trarranno, perché il Signore gli ha dato una grazia particolare a questo fine.E' un uomo saggio e adatto al nostro stile di vita; credo, quindi, che nostro Signore lo abbia chiamato a questo compito. Non c’è frate che non dica bene di lui, avendo egli vissuto in una gran penitenza. Anche se è giovane, sembra che il Signore lo tenga con la sua mano, perché, pur avendo avuto qui varie occasioni di contrarietà negli affari (io stessa, che sono stata una di tali occasioni, mi sono irritata a volte con lui), non lo abbiamo mai colto in un’imperfezione. È pieno di coraggio, ma, essendo solo, ha bisogno di tutto quello che gli dà nostro Signore per prendersela così a cuore.Qui ne hanno vivo rimpianto quelle ch’erano conformate alla sua dottrina. Rendiate grazie a Dio, il quale ha disposto che lo abbiate voi lì così vicino. Giovanni della Croce fu uno degli ultimi padri confessori di Teresa di Gesù. Certamente il più vicino alla sua sensibilità. D'altronde, direte voi, tra santi ci si intende.Ma la ricerca di un confessore e di un padre spirituale da parte di Teresa d'Avila non è stata cosa semplice e scontata. Anche perché lei stessa non era tipo semplice e scontato. Visioni, rapimenti, estasi erano per Teresa stessa un mistero. Quello però che più cercava da un padre spirituale era sapere se tutto quello che gli accadeva non venisse dal maligno o da ingegni della sua mente. In cuor suo sapeva che gli veniva da Dio, ma voleva conferme da chi garantiva l'oggettività della chiesa. E non era semplice il discernimento.Pertanto a confessori dalle virtù spirituali non spiccate, preferiva dei confessori dotti. E così consigliava alle sue monache: Se non è dotato di grande spiritualità, preferite chi è dotto; se, invece, lo fosse, consultate l’uno e l’altra" Gran danno spirituale mi arrecarono i confessori semidotti in quanto non riuscivo ad averli mai di così buona istruzione come era mio desiderio. Ho visto per esperienza che è meglio, se si tratta di uomini virtuosi e di santi costumi, che non ne abbiano nessuna, anziché poca, perché in tal caso né essi si fidano di sé, ricorrendo a chi abbia una buona preparazione culturale, né io mi fido di loro. Un vero dotto non mi ha mai ingannato. Nemmeno gli altri credo che mi volessero ingannare, salvo che non ne sapevano di più. Io, invece, pensando che sapessero, ritenevo di non dover far altro...
14 APR 2023
14 APR 2023 · S.Teresa: l'infanzia e l'adolescenzaAnno del Signore 1531. Carlo V, imperatore di Spagna, entra in Avila per continuare i festeggiamenti della sua incoronazione avvenuta l'anno precedente, esattamente il 24 Febbraio 1530 in San Petronio a Bologna seconda città dello Stato Pontificio, da parte del Papa Clemente VII.Teresa di Gesù al secolo, Teresa Sanchez de Sepeda e Ahumada aveva allora solo 16 anni e certamente è stata fra le 300 fanciulle che danzarono all'ingresso festoso e pomposo dell'imperatore e dell'imperatrice Isabella la quale spesso trascorreva volentieri ad Avila i mesi estivi con il figlio primogenito Filippo. Siamo agli inizi del XVI secolo in Castiglia, cuore pulsante della Spagna, crocevia della vita, della politica, e anche della moda. In quegli anni la monarchia spagnola raggiunse il suo massimo potere economico, militare, politico e religioso. È il cosiddetto «secolo d’oro» spagnolo, nel quale le università di Salamanca e Alcalá furono riferimenti culturali a livello europeo; le Belle Arti conobbero uno sviluppo e una creatività senza precedenti nei paesi e nelle città, che si riempirono di templi, palazzi, ospedali, edifici pubblici e fontane.In questo contesto storico sociale di benessere economico e culturale nasce Teresa. Un po' come nascere oggi in un ricco contesto americano o europeo, in famiglie che godono di agiatezza sociale e culturale. Per l'esattezza Teresa nasce il 28 Marzo 1515. Dentro un secolo che è crocevie di epoche, nasce quest' anima che farà sobbalzare l'allora sopita spiritualità cristiana. Fin da piccola Teresa è la donna esplosiva che sarà. Da sempre dilaniata tra il sentirsi amata e perduta, un po' principessa e un po' brutto anatroccolo vivrà poi anche il contrasto obbligato tra l'infanzia e l'adolescenza, tra la bambina curiosa e desiderosa di Dio e la ragazza dalle belle forme accecata dalle suggestioni del mondo. Che dire? un déjavu già visto. "Eravamo tre sorelle e nove fratelli. Tutti, grazie a Dio, somigliavano in virtù ai genitori, tranne me, sebbene fossi la più amata da mio padre; e, prima ch’io cominciassi a offendere Dio, forse tale preferenza non era senza motivo; per questo provo una grande pena quando ricordo le buone inclinazioni che il Signore mi aveva donato, e quanto male seppi trarre profitto da esse". A 6 anni Teresa già sapeva leggere e scrivere ed era innamorata dei libri dei santi. I Santi, i grandi teologi, i missionari e i religiosi di vita austera esercitavano un’attrattiva per la gente del XVI secolo non meno di quella che oggi esercitano su di noi le stelle del cinema, gli sportivi, gli influencer. E teresa sente fin da questa tenera età una forza straordinaria di emulazione scaturire dal suo cuore. "I miei fratelli, dunque, non mi intralciavano in nulla per distogliermi dal servire Dio. Ne avevo uno quasi della mia età, con il quale mi mettevo spesso a leggere le vite dei santi; era quello che più amavo, sebbene provassi grande amore per tutti, come tutti lo provavano per me. Nel vedere i martìri che le sante avevano sofferto per Dio, mi sembrava che comprassero molto a buon mercato la grazia di andare a godere di lui, e desideravo ardentemente morire anch’io come loro, non già per l’amore che mi sembrava di portargli, ma per godere presto dei grandi beni che leggevo esservi in cielo. E stando insieme con questo mio fratello, entrambi cercavamo di scoprire che mezzo potesse esserci a tal fine. Progettavamo, così, di andarcene nella terra dei mori, a mendicare per amore di Dio, nella speranza che là ci decapitassero. Credo che il Signore ci avrebbe dato il coraggio, in così tenera età, di attuare il nostro desiderio, se ne avessimo avuto i mezzi, senonché l’aver genitori ci sembrava il più grande ostacolo. Ci impressionava molto nelle nostre letture l’affermazione che pena e gloria sarebbero durate per sempre. Ci accadeva, pertanto, di passare molto tempo a parlare di quest’argomento e godevamo di ripetere molte volte: sempre, sempre, sempre! Nel pron...
14 APR 2023
Santa Teresa d'Avila. Una donna per i nostri giorni. Ma cos'ha da dire una donna del 16^ secolo alla generazione dei Millennians ? Proviamo in questi podcast, a scansione mensile,...
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Ma cos'ha da dire una donna del 16^ secolo alla generazione dei Millennians ?
Proviamo in questi podcast, a scansione mensile, a trovare gli insegnamenti "eterni" che unificano la vita di ciascun uomo della terra. Teresa d'Avila, anche lei ha vissuto un epoca di passaggio come la nostra e ha trovato nell'orazione il senso unificante e di questo è diventata maestra.
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