17 - Il salasso - «Morimondo» di Paolo Rumiz
Jan 18, 2024 ·
9m 3s
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Description
Consultammo la mappa al 50.000, e invece arrivò la smentita: era proprio la Dora. Il fiume che era sceso dal Bianco percuotendo con spallate formidabili castelli valdostani e i graniti...
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Consultammo la mappa al 50.000, e invece arrivò la smentita: era proprio la Dora.
Il fiume che era sceso dal Bianco percuotendo con spallate formidabili castelli valdostani e i graniti delle Cozie, la mitica sorgente sotto il ghiacciaio del Miage dalla quale per un attimo, mesi prima avevamo pensato di cominciare questo viaggio, si svelava in quel punto una cosa sfiancata e senile, come il Don che si impaluda tra i fanghi del mare di Azov dopo un viaggio senza meta in pianure sconfinate.
Era stato il Vampiro: l'aveva dissanguata a pochi chilometri a monte, con uno sbarramento che deviava metà delle sue acque verso le risaie della riva sinistra.
In Valle d'Aosta erano andati più pesanti.
Muri, canalizzazioni e massicciate ciclopiche avevano fatto di quelle montagne un micidiale acceleratore di acqua.
Stava dunque lassù, tra le nevi immacolate delle Graie, la macchina di alluvioni della Padania.
Far girare l'economia attraverso i lavori fluviali è una malattia italianissima, anche nelle terre che ostentano una "diversità" dal resto del paese.
In Valle d'Aosta anche lo sfruttamento idroelettrico aveva raggiunto livelli parossistici.
Ma anche il Po aveva appena subito il suo salasso da un enorme canale chiamato Cavour.
Eppure i canali, quindi affluenti alla rovescia che toglievano invece di dare, facevano parte eccome della nostra storia.
Spiegavano che l'immenso treno di acque che arrivava in Adriatico era solo ciò che restava degli apocalittici prelievi, decisi il nome del cosiddetto sviluppo.
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Il fiume che era sceso dal Bianco percuotendo con spallate formidabili castelli valdostani e i graniti delle Cozie, la mitica sorgente sotto il ghiacciaio del Miage dalla quale per un attimo, mesi prima avevamo pensato di cominciare questo viaggio, si svelava in quel punto una cosa sfiancata e senile, come il Don che si impaluda tra i fanghi del mare di Azov dopo un viaggio senza meta in pianure sconfinate.
Era stato il Vampiro: l'aveva dissanguata a pochi chilometri a monte, con uno sbarramento che deviava metà delle sue acque verso le risaie della riva sinistra.
In Valle d'Aosta erano andati più pesanti.
Muri, canalizzazioni e massicciate ciclopiche avevano fatto di quelle montagne un micidiale acceleratore di acqua.
Stava dunque lassù, tra le nevi immacolate delle Graie, la macchina di alluvioni della Padania.
Far girare l'economia attraverso i lavori fluviali è una malattia italianissima, anche nelle terre che ostentano una "diversità" dal resto del paese.
In Valle d'Aosta anche lo sfruttamento idroelettrico aveva raggiunto livelli parossistici.
Ma anche il Po aveva appena subito il suo salasso da un enorme canale chiamato Cavour.
Eppure i canali, quindi affluenti alla rovescia che toglievano invece di dare, facevano parte eccome della nostra storia.
Spiegavano che l'immenso treno di acque che arrivava in Adriatico era solo ciò che restava degli apocalittici prelievi, decisi il nome del cosiddetto sviluppo.
Information
Author | Giuseppe Cocco |
Organization | Giuseppe Cocco |
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