Carlo Maria Lomartire "Giovanni dalle Bande Nere"
Aug 5, 2021 ·
21m 46s
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Description
Carlo Maria Lomartire "Giovanni dalle Bande Nere" La ferocia e il coraggio dell'ultimo capitano di ventura Mondadori Editore https://www.librimondadori.it/ Giovanni dalle Bande Nere, soprannominato il «Grande Diavolo», è spesso ricordato...
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Carlo Maria Lomartire
"Giovanni dalle Bande Nere"
La ferocia e il coraggio dell'ultimo capitano di ventura
Mondadori Editore
https://www.librimondadori.it/
Giovanni dalle Bande Nere, soprannominato il «Grande Diavolo», è spesso ricordato come un personaggio quasi mitico. Ma a che cosa è dovuta una così notevole fama? Nato a Forlì il 6 aprile 1498 da Giovanni de’ Medici e Caterina Sforza, detta «la Tygre», rimase presto orfano; visse per alcuni anni in convento e fu poi allevato a Firenze dal facoltoso Jacopo Salviati e da Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Terribilmente impulsivo e indisciplinato, coraggioso fino alla spericolatezza, il sempre irrequieto Giovanni sposò Maria Salviati nel 1516 e da lei ebbe un figlio, Cosimo (il futuro Granduca di Toscana). Ma il suo più forte desiderio era diventare soldato di ventura, mettersi al comando di una propria milizia di soldati e andare in battaglia. Giovanni combatté su vari fronti e sotto diverse bandiere, fino a diventare testimone e protagonista di un’epoca tra le più convulse della storia europea: mentre a Roma governavano papa Leone X e poi Clemente VII (entrambi Medici), l’imperatore Carlo V d’Asburgo ereditò i domini della corona spagnola e contese a Francesco I di Francia il Ducato di Milano.
Condottiero abile e spavaldo, apprezzato anche da Machiavelli, seppe intuire prima di altri la rivoluzione a cui sarebbe andata incontro l’arte della guerra: il tramonto dell’età dei cavalieri. Abbandonò infatti l’uso di cavalli corazzati e possenti, le armature massicce e gli elmi chiusi, preferendo i più agili cavalli turchi, arabi e berberi, i movimenti rapidi della fanteria leggera, gli attacchi fulminei e l’uso di archibugieri. Ma quando sull’Italia calarono i Lanzichenecchi, con la potenza di fuoco dei loro cannoni, per Giovanni fu la fine.
Con uno stile che intreccia sapientemente fiction e ricostruzione storica, Carlo Maria Lomartire ci racconta in questo libro una figura centrale del Rinascimento italiano, mettendo in risalto soprattutto l’uomo, le sue passioni e la vivace concretezza dei suoi sentimenti.
Carlo Maria Lomartire, milanese, è giornalista e autore di biografie e saggi storico-politici. Per Mondadori ha scritto: Mattei, Insurrezione, Il bandito Giuliano, Il qualunquista, Gli Sforza, Il Moro, Gli ultimi duchi di Milano; con Gabriele Albertini Nella stanza del sindaco e con Paolo Brichetto Arnaboldi Memorie di un partigiano aristocratico.
IL POSTO DELLE PAROLE
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Giovanni dalle Bande Nere, soprannominato il «Grande Diavolo», è spesso ricordato come un personaggio quasi mitico. Ma a che cosa è dovuta una così notevole fama? Nato a Forlì il 6 aprile 1498 da Giovanni de’ Medici e Caterina Sforza, detta «la Tygre», rimase presto orfano; visse per alcuni anni in convento e fu poi allevato a Firenze dal facoltoso Jacopo Salviati e da Lucrezia de’ Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico. Terribilmente impulsivo e indisciplinato, coraggioso fino alla spericolatezza, il sempre irrequieto Giovanni sposò Maria Salviati nel 1516 e da lei ebbe un figlio, Cosimo (il futuro Granduca di Toscana). Ma il suo più forte desiderio era diventare soldato di ventura, mettersi al comando di una propria milizia di soldati e andare in battaglia. Giovanni combatté su vari fronti e sotto diverse bandiere, fino a diventare testimone e protagonista di un’epoca tra le più convulse della storia europea: mentre a Roma governavano papa Leone X e poi Clemente VII (entrambi Medici), l’imperatore Carlo V d’Asburgo ereditò i domini della corona spagnola e contese a Francesco I di Francia il Ducato di Milano.
Condottiero abile e spavaldo, apprezzato anche da Machiavelli, seppe intuire prima di altri la rivoluzione a cui sarebbe andata incontro l’arte della guerra: il tramonto dell’età dei cavalieri. Abbandonò infatti l’uso di cavalli corazzati e possenti, le armature massicce e gli elmi chiusi, preferendo i più agili cavalli turchi, arabi e berberi, i movimenti rapidi della fanteria leggera, gli attacchi fulminei e l’uso di archibugieri. Ma quando sull’Italia calarono i Lanzichenecchi, con la potenza di fuoco dei loro cannoni, per Giovanni fu la fine.
Con uno stile che intreccia sapientemente fiction e ricostruzione storica, Carlo Maria Lomartire ci racconta in questo libro una figura centrale del Rinascimento italiano, mettendo in risalto soprattutto l’uomo, le sue passioni e la vivace concretezza dei suoi sentimenti.
Carlo Maria Lomartire, milanese, è giornalista e autore di biografie e saggi storico-politici. Per Mondadori ha scritto: Mattei, Insurrezione, Il bandito Giuliano, Il qualunquista, Gli Sforza, Il Moro, Gli ultimi duchi di Milano; con Gabriele Albertini Nella stanza del sindaco e con Paolo Brichetto Arnaboldi Memorie di un partigiano aristocratico.
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