Ieri, 9 ottobre, all'interno di
Degiornalist è stata intervistata da
Fabiana e
Claudio, Deborah Compagnoni, ex sciatrice alpina italiana. La campionessa olimpica ha parlato del suo nuovo libro "Una ragazza di montagna - storie di un infanzia felice tra neve, prati e avventure" edito da Rizzoli. «Ci tenevo molto a condividere, con chi è appassionato di montagna e di scii - inizia la Compagnoni - per far scoprire come la mia infanzia mi ha formato sportivamente». Tra radici e ricordi, nella sua pubblicazione Deborah presenta 20 racconti: «Sono in ordine di età, si parte da quando avevo 4 anni fino a 14. Dall'aria di montagna alle giornate a Venezia da mio nonno, passando per le diverse stagioni vissute nel mio piccolo paesino, dove ci inventavamo sempre qualcosa per divertirci». Storie che Deborah fino ad ora raccontava a figli e nipoti. E proprio quest'ultimi l'hanno convinta a trasformar gli stessi pensieri in testi scritti «altrimenti me li sarei dimenticati. Inizialmente pensavo di scrivere un piccolo diario da tener in casa, poi invece è venuto fuori un libro».GENERAZIONI DIVERSE - La plurimedaglia d'oro ha poi riflettuto sulla differenza che c'è con l'infanzia vissuta da molti bambini d'oggi, che «si isolano a causa delle varie tecnologie. Hanno tutto subito e ne risente la parte fisica, meno movimento nei giochi e meno sperimentazione». E sullo sport professionistico attuale dice: «oggi ci sono tante gare, e la causa sono i troppi interessi economici esterni. Va a discapito dell'atleta, che va incontro a più infortuni e meno continuità di risultati. I nostri atleti italiani però - conclude la Compagnoni - sono bravissimi, speriamo che anche nelle prossime olimpiadi ci sia lo stesso exploit».
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