Donatella Di Cesare "Festival Filosofia"
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Donatella Di Cesare Festival Letteratura - Mantova giovedì 6 settembre ore 19.15 Donatella Di Cesare con Francesca Rigotti "Stati di Coabitazione" Festival Letteratura - Mantova venerdì 7 settembre ore 14.30...
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giovedì 6 settembre ore 19.15
Donatella Di Cesare con Francesca Rigotti
"Stati di Coabitazione"
Festival Letteratura - Mantova
venerdì 7 settembre ore 14.30
Donatella Di Cesare e David Palterer con Luca Molinari
"Città-Mondo: Gerusalemme"
Festival Filosofia
Venerdì 14 settembre 2018
Tortura. Estorsioni senza verità.
con Donatella Di Cesare
Donatella Di Cesare, docente di filosofia teoretica all'Università di Roma 'La Sapienza', Donatella Di Cesare ha compiuto gli studi accademici presso l'ateneo della capitale e li ha completati all'Università di Tübingen, dove è stata allieva di Eugen Coșeriu, Josef Simon e Konrad Gaiser. I suoi contributi spaziano dalla filosofia del linguaggio all'ermeneutica e a problemi di etica, politica e giustizia della contemporaneità, con particolare attenzione alle identità di confine, alla condizione dei rifugiati e alla tortura. In diversi saggi si è anche misurata con la Shoah, il negazionismo e la filosofia ebraica. Già membro del Comitato Scientifico del Museo della Shoah, negli ultimi anni si è soffermata sulla globalizzazione e i suoi effetti, in particolare sulle figure degli stranieri residenti e sulla questione della cittadinanza. Ha contribuito alla realizzazione di programmi culturali per la RAI e collabora con il "Corriere della Sera" e altri quotidiani.
Donatella Di Cesare
"Stranieri residenti"
Una filosofia della migrazione
Bollati Boringhieri
Nel paesaggio politico contemporaneo, in cui domina ancora lo Stato-nazione, il migrante è il malvenuto, accusato di essere fuori luogo, di occupare il posto altrui. Eppure non esiste alcun diritto sul territorio che possa giustificare la politica sovranista del respingimento. In un'etica che guarda alla giustizia globale, Donatella Di Cesare con limpidezza concettuale e un passo a tratti narrativo riflette sul significato ultimo del migrare, dando prova anche qui di saper andare subito al cuore della questione. Abitare e migrare non si contrappongono, come vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello jus sanguinis e dello jus soli. In ogni migrante si deve invece riconoscere la figura dello «straniero residente», il vero protagonista del libro. Atene, Roma, Gerusalemme sono i modelli di città esaminati, in un affresco superbo, per interrogarsi sul tema decisivo e attuale della cittadinanza. Nella nuova età dei muri, in un mondo costellato da campi di internamento per stranieri, che l'Europa pretende di tenere alle sue porte, Di Cesare sostiene una politica dell'ospitalità, fondata sulla separazione dal luogo in cui si risiede, e propone un nuovo senso del coabitare.
Donatella Di Cesare
"Marrani"
L'altro dell'altro
Einaudi Editore
Vittime di violenza politica e intolleranza religiosa, inassimilabili malgrado il battesimo forzato, perseguitati dalle prime leggi razziste, costretti a un'emigrazione interiore, non piú ebrei, ma neppure cristiani, i marrani sono «l'altro dell'altro».
«Il libro è carico di storia, ragione, riflessione, che molti insegnanti di liceo farebbero bene a condividere (data la qualità della scrittura) con i loro studenti. È la storia del rapporto dei cristiani con gli ebrei prima della Shoah. E dopo.» - Furio Colombo, Il fatto Quotidiano
La scissione lacerante, la doppiezza esistenziale conducono alla scoperta del sé, all'esplorazione dell'interiorità. Gli esiti sono disparati: vanno dalla mistica di Teresa d'Ávila al concetto di libertà di Baruch Spinoza. Pur iscritto nella storia, il marrano ne eccede i limiti rivelandosi il paradigma indispensabile per sondare la modernità politica. Sopravvissuti grazie alla clandestinità, alla resistenza della memoria, al segreto del ricordo, divenuto con il tempo ricordo del segreto, i marrani non possono essere consegnati all'archivio. Il marranismo non si è mai concluso. Esclusi, segregati, doppiamente estranei, i marrani inaugurano la modernità con il loro sé scisso, la loro ambivalenza. Dissidenti per necessità, danno avvio a un pensiero radicale, inventano la democrazia. La loro storia non è terminata. Quanti marrani esistono ancora?
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
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