I cattolici americani voteranno Donald Trump
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TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6035 I CATTOLICI AMERICANI VOTERANNO DONALD TRUMP di Giuliano Guzzo Le elezioni presidenziali si avvicinano e, negli Usa, i politologi iniziano ad interrogarsi sulle preferenze degli elettori. A...
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Le elezioni presidenziali si avvicinano e, negli Usa, i politologi iniziano ad interrogarsi sulle preferenze degli elettori. A tal proposito, vale la pena chiedersi: e i cattolici? Chi e come sembrano intenzionati a votare? Offre qualche risposta un nuovo sondaggio - il secondo dopo uno già effettuato a fine 2019 - targato EWTN News / RealClear Opinion Research che, raccolti il 28 gennaio e il 4 febbraio i pareri di 1521 battezzati, ha cercato di vederci chiaro. I dati emersi da questa rilevazione demoscopica sono numerosi, motivo per cui vale la pena soffermarsi sui più significativi.
Anzitutto, viene inquadrato il livello di adesione dei battezzati alla dottrina cattolica, che purtroppo è molto scarso: appena il 18% di questi cattolici interpellati, infatti, dichiara di accettare tutti gli insegnamenti della Chiesa dice che essi si riflettono nel modo in cui vivono la loro vita; un ulteriore 38% riferisce di accettare la maggior parte degli insegnamenti e di provare a vivere di conseguenza, il 29% non accetta gli insegnamenti chiave, il 13% ritiene che il cattolicesimo abbia un'influenza minore sulla propria vita e il 2% si qualifica addirittura come ex cattolico.
COME VOTERANNO I CATTOLICI?
Le cupe fotografie del Pew Research Center sul cattolicesimo Usa, ritratto come ben poco attento alla dottrina, vengono insomma confermate. D'accordo ma, tornando a noi, come voteranno questi cattolici, in particolare quelli devoti e attenti al magistero? Secondo EWTN News, quasi uno su due di costoro (47%) approva quanto fatto dalla presidenza Trump. Il che è un dato estremamente significativo, per almeno due ragioni. La prima consiste nel fatto che non si sa ancora chi sarà lo sfidante del presidente uscente. Dunque una così alta fiducia al magnate significa che, finora, esso ha convinto molto i cattolici che potremmo definire praticanti.
Un secondo elemento interessante, di questo gradimento trumpiano tra i fedeli che osservano l'insegnamento della Chiesa, consiste nel fatto che esso appare in crescita. Infatti, se oggi risulta - come si diceva poc'anzi - del 47%, nella rilevazione EWTN News di novembre 2019 tale percentuale ammontava al 44%. Come mai Trump piace sempre di più a questo mondo cattolico, fedele all'insegnamento della dottrina? Una spiegazione, neppure troppo campata per aria, potrebbe essere quella della recente partecipazione del Presidente degli Stati Uniti alla March for Life 2020, che come noto si è tenuta a fine gennaio, pochi giorni prima della rilevazione demoscopica di cui stiamo parlando.
LA MAGGIOR PARTE VOTERÀ PER TRUMP O CI STA PENSANDO
Ad ogni modo, al di là del gradimento del tycoon del citato 47%, i cattolici che, nel loro insieme - non solo quelli devoti - dichiarano che non voteranno mai per lui, ammontano al 36%. Ne consegue come la maggior parte dei cattolici americani o voterà per Trump o comunque ci sta pensando. Anche se non si sa ancora quale sarà il suo sfidante. Il che, al di là di ogni valutazione sulla figura del Presidente Usa uscente, ci dice anche un'altra cosa, e cioè che non tutte le idee sono compatibili con il cattolicesimo. Una verità lampante sul piano puramente dottrinale ma, a quanto pare, riscontrabile anche su quello elettorale, con un sondaggio - quello EWTN News -, che per quanto vada preso con tutte le cautele del caso, alcune indicazioni utili le dà.
Indicazioni che ricordano come l'elettorato cattolico - specialmente quello più attento ai principi del Catechismo, che non è purtroppo così numeroso ma ha ancora il suo peso - non si lascia incantare da alcune formulette filantropiche o promesse elettorali. Vuole fatti e impegni. Coerenti con gli insegnamenti della Chiesa.
Nota di BastaBugie: Marco Respinti nell'articolo seguente dal titolo "Trump: primo discorso delle Ceneri di un presidente Usa" fa notare che per la prima volta un presidente degli Stati Uniti ha tenuto un discorso il Mercoledì delle Ceneri sulla Quaresima e lo ha fatto, non come atto privato, ma come atto ufficiale. La scelta di Donald J. Trump è di importanza cruciale, non solo perché a capo della prima potenza mondiale, ma perché torna a identificare gli Usa come nazione cristiana.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 28 febbraio 2020:
«E la luce brillò nelle tenebre e/ contro il Verbo il mondo inquieto ancora/ mulinava attorno al centro del Verbo silenzioso». Quando, nel 1930, T.S. Eliot (1888-1965) pubblicò il poema Ash Wednesday, «Mercoledì delle Ceneri», mai più si sarebbe immaginato che una delle rappresentazioni più plastiche e concrete di quei suoi versi lancinanti sarebbe stato il presidente del Paese che il poeta si era lasciato alle spalle, gli Stati Uniti d'America, e tra tutti i presidenti certamente il più improbabile.
Nel mondo cristiano mercoledì 26 è iniziata la Quaresima con il rito dell'imposizione delle ceneri e il capo del Paese più importante del mondo, Donald J. Trump, ha segnato l'evento sul calendario della storia inviando al proprio Paese e al mondo intero un messaggio. Non era mai successo. «Melania e io auguriamo a tutti di vivere il Mercoledì delle Ceneri come un giorno di pace e di preghiera», ha scritto il presidente. «Per i cattolici e per molti altri cristiani, il Mercoledì delle Ceneri segna l'inizio del periodo quaresimale che si conclude con la gioiosa celebrazione della domenica di Pasqua. Oggi milioni di cristiani saranno marcati sulla fronte con il segno della croce. L'imposizione delle ceneri è un invito a vivere il tempo della Quaresima digiunando, pregando e impegnandosi in gesti di carità. Questa tradizione potente e sacra ci ricorda la mortalità che ci accomuna, l'amore di Cristo che salva e la necessità di pentirci accettando più pienamente il Vangelo. Ci uniamo dunque in preghiera a tutti coloro che osservano questo giorno santo e auguriamo loro un cammino quaresimale di preghiera. Durante questo periodo benedetto possiate avvicinarvi di più a Dio nella fede».
Poche parole, essenziali, che parlano dell'essenziale. Dio, la preghiera, la penitenza, la riconciliazione, il trionfo della Risurrezione. Bellissime. Ma non è solo qui la bellezza intrinseca delle parole di Trump. Il supplemento di bellezza nelle parole di Trump è che Trump quelle parole le abbia scritte. Per diversi motivi. Anzitutto perché Trump dà la fede come un dato normale di realtà. Dagli albori del genere umano fino a grosso modo l'Illuminismo l'ateismo non è mai esistito. Al massimo era il passatempo di qualche intellettualoide borghese che per vincere la noia si sforzava di stupire il prossimo. Oggi invece la fede, almeno in Occidente, sembra una cosa da marziani. Trump ribalta dunque tutto, ricominciando daccapo.
Secondo, perché non lo fa da privato, ma da presidente, e del Paese più potente del mondo. Il suo messaggio è stato diramato ufficialmente dalla Casa Bianca come tutti gli atti ufficiali del presidente. Ora, nessuno è tenuto giudicare la fede personale di Trump, ma la sua fede pubblica è un altro dato potente di realtà.
Terzo, la fede pubblica mostrata dal presidente è la fede cristiana. Gli Stati Uniti si sono concepiti come Paese cristiano sin dall'inizio. Possono avere sbagliato, ma questo è quello che hanno sempre pensato di sé. Solo oggi l'identità cristiana del Paese viene messa ideologicamente in dubbio dall'interno. Il gesto di Trump la ribadisce invece con naturalezza, come un dato di fatto.
Quarto, che la fede svolga un ruolo pubblico non viola la laicità e nemmeno la democrazia. Un Paese è serio anzitutto e soprattutto se lo è rispetto alla propria identità culturale e dunque religiosa. L'omogeneità culturale, che si fonda anche sull'identità religiosa, è la condizione per poter rispettare, difendere e accogliere realtà sociali diverse, che non condividano il dono pieno della medesima fede o la fede in quanto tale. Non è infatti il relativismo che garantisce la libertà religiosa, ma l'identità religiosa cosciente, giacché la libertà religiosa non è fare di Dio quel che si vuole bensì avere la libertà necessaria per adorarLo in spirito e verità, confrontandosi da uomini integrali con Lui.
Quinto, non si può non notare l'accento posto con enfasi, dolce, sul cattolicesimo. In un Paese erroneamente percepito come "protestante" pare strano. Ma, a parte il fatto che i cattolici restano la maggioranza relativa del Paese, e che dunque è statistico che il presidente inizi da loro seguitando poi con gli altri cristiani, Trump "subisce" il fascino del cattolicesimo. Certo, diramando il messaggio a nome della moglie e proprio, e anteponendo per giusta cavalleria il nome della consorte al proprio, ed essendo Melania cattolica, si potrebbe scambiare la cosa per mera cortesia. Ma, a parte il fatto che la buona educazione è già metà della santità, come diceva santa Francesca Saverio Cabrini (1850-1917), e che quindi cedere il passo a lady Melania non è cosa piccola, il punto è che il messaggio del Mercoledì delle Ceneri non lo ha mandato Trump da single, ma la famiglia presidenziale, Trump e signora. Il fatto che la signora Trump sia cattolica è importante; non fa di Trump il secondo presidente cattolico degli Stati Uniti, ma neppure riesce a nascondere il flirt che Trump ha, per un verso o per l'altro, con il cattolicesimo. Flirt culturale e pubblico, ma noi che non siamo i suoi confessori a ciò dobbiamo solo attenerci. Il Dio cattolico non è fiscale.
Alla fine di questo mercoledì da leoni, dunque, che resta? Un fatto che nessun potrà mai sbianchettare. La dimensione pubblica della fede torna senza chiedere né permesso né scusa nel mezzo del buio laicista e relativista più nero, ovvero quando «la luce brillò nelle tenebre» perché «il mondo inquieto contro il Verbo» pur sempre ancora «mulinava attorno al centro del Verbo silenzioso» non riuscendo comunque a scrollarselo di dosso. Quando si scriveranno le cro
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