"La passeggiata delle emozioni"
Jan 30, 2019 ·
1m 16s
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Description
- By Elia Mira, 3ITE - Come di consuetudine, anche stamattina scendo dall’autobus per andare a scuola. E’ la solita storia. Un via vai di auto che passano, chi per...
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- By Elia Mira, 3ITE -
Come di consuetudine, anche stamattina scendo dall’autobus per andare a scuola. E’ la solita storia. Un via vai di auto che passano, chi per un motivo chi per un altro, chi va a lavoro per tirare a campare, per portare avanti la famiglia, chi per andare al bar a prendersi un caffè, leggere la Gazzetta o sfogliarla distrattamente.
Se sia meglio o peggio non lo so, ma io, a differenza loro, sono qua per entrare a scuola. L’anno scolastico è ancora molto lungo e ogni giorno, lungo questo piccolo tragitto – pochi passi dalla fermata dell’autobus all’entrata dell’istituto – si rincorrono le emozioni, tante e diverse tra loro: non si direbbe, sembriamo tutti assonnati, assenti, ma se ci osservate bene mentre ci incamminiamo, noterete chi sta in ansia per un compito in classe, chi per una interrogazione, chi è felice perché il giorno prima ha preso un 9, chi perché quel giorno ha materie più “leggere” rispetto ad altre, chi ha il cuore che palpita per qualcuno o qualcuna, chi per la squadra del cuore che la sera prima ha giocato e vinto, chi sta passando un momento "un po' così".
Giro l’angolo adesso, vedo tutti gli amici che scendono dalle altre corriere. Un cenno e, scherzando, ci fermiamo a fare due chiacchiere col sottofondo delle campane del paese: ci ricordano che dobbiamo sbrigarci, sono già le 8, occorre entrare in classe. E allora via, giù per le scalette che scendono verso il cortile di quella scuola di vita che noi studenti chiamiamo “casa”.
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Come di consuetudine, anche stamattina scendo dall’autobus per andare a scuola. E’ la solita storia. Un via vai di auto che passano, chi per un motivo chi per un altro, chi va a lavoro per tirare a campare, per portare avanti la famiglia, chi per andare al bar a prendersi un caffè, leggere la Gazzetta o sfogliarla distrattamente.
Se sia meglio o peggio non lo so, ma io, a differenza loro, sono qua per entrare a scuola. L’anno scolastico è ancora molto lungo e ogni giorno, lungo questo piccolo tragitto – pochi passi dalla fermata dell’autobus all’entrata dell’istituto – si rincorrono le emozioni, tante e diverse tra loro: non si direbbe, sembriamo tutti assonnati, assenti, ma se ci osservate bene mentre ci incamminiamo, noterete chi sta in ansia per un compito in classe, chi per una interrogazione, chi è felice perché il giorno prima ha preso un 9, chi perché quel giorno ha materie più “leggere” rispetto ad altre, chi ha il cuore che palpita per qualcuno o qualcuna, chi per la squadra del cuore che la sera prima ha giocato e vinto, chi sta passando un momento "un po' così".
Giro l’angolo adesso, vedo tutti gli amici che scendono dalle altre corriere. Un cenno e, scherzando, ci fermiamo a fare due chiacchiere col sottofondo delle campane del paese: ci ricordano che dobbiamo sbrigarci, sono già le 8, occorre entrare in classe. E allora via, giù per le scalette che scendono verso il cortile di quella scuola di vita che noi studenti chiamiamo “casa”.
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