30 JAN 2019 · - By Elena Azzurro, 4ITE -
Quando le persone mi vedono, non possono far altro che osservare la tranquillità. Sono una di quelle che gli altri definiscono 'semplice', con una vita semplice, una casa semplice, dei semplici vestiti. Ed è ciò che voglio trasmettere, ma quell'immagine serena è niente altro che un'illusione.
La mia è una vita frenetica, tra il lavoro, la famiglia, la casa; forse non so ancora bene come gestire tutto questo: sono ancora giovane, appena trasferita in una grande città, sola, con un grande sogno, ma non conosco nessuno.
L'unico posto dove non entra l'uragano che c'è nella mia testa è il mio appartamento.
È come se davanti alla porta ci fosse un cartello con su scritto “Vietata l'entrata ai problemi”, perché quando sono a casa voglio pensare solo a me e alla mia gatta: Luna.
E’ una piccola abitazione la mia: lì posso essere me stessa senza pensare ai problemi quotidiani.
Quando l’ho visitata per la prima me ne sono innamorata: è piccola, sì, ha una sola camera da letto, un bagno, una cucina ed un salotto. La particolarità, mi raccontava allora la proprietaria, è che in tutto il palazzo è l'unico appartamento ad avere un camino.
L’ho presa in affitto immediatamente.
Ed ora eccomi qua, davanti alla porta di una casa non più vuota. A riempirla c’è una ragazza che vuole lasciare fuori dalla porta la frenesia della vita. Apro e ad accogliermi c'è Luna, mi saluta sempre appena torno, anche adesso. Non mi giudica mai.
Mi tolgo le scarpe, mi metto dei vestiti più comodi e preparo un tè caldo. Sono solo le 5 del pomeriggio, eppure mi sembra che siano le 11 di sera. Controllo il camino e c'è ancora la fiamma accesa. Mi piego per aprire lo sportello e un'ondata di calore travolge il mio viso.
Lancio uno sguardo al libro che ho lasciato sopra il tavolo il giorno precedente, tendo il braccio cerco di prenderlo.
Luna viene verso di me, miagola, poi salta su quella che io chiamo 'il trono di Luna': niente altro che un cuscino rosso accanto al camino. Le faccio una piccola carezza in testa e mi giro per prendere un pezzo di legno da buttare sul fuoco; è la legna che mio padre porta a casa ogni fine settimana dalla campagna, solo per me.
Mi pulisco le mani, le stropiccio, le sfrego e faccio un sorso del mio tè. Pensando a mio padre, la mia espressione si intenerisce subito, poi cambio espressione: gli voglio un mondo di bene, ma crea ogni giorno problemi a destra e a manca e sono sempre io, sua figlia, a dover rimediare.
Si intestardisce per ogni piccola cosa, una partita di calcio in tv o al bar con gli amici; e quando si arrabbia diventa una persona diversa: violenta, ingestibile.
Perciò ogni giorno torno a casa prima da lavoro, mi cambio, mi metto comoda davanti al camino. Con Luna, che dorme vicino a me, e un buon libro aspetto la chiamata di papà, del bar, o addirittura dei carabinieri: mi preparo mentalmente, cerco di ricaricare le energie per diventare quella persona tranquilla e semplice che tutti vedono in me.