Laura Canali "Festival Limes"
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Laura Canali Cartografa "Festival Limes" "The power of love" sabato 04 marzo 2017, ore 21.00 con: Lucio Caracciolo, Laura Canali, Michela Murgia, Umberto Galimberti, Eva Cantarella da www.limesonline.com, articolo di...
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"Festival Limes"
"The power of love"
sabato 04 marzo 2017, ore 21.00
con: Lucio Caracciolo, Laura Canali, Michela Murgia, Umberto Galimberti, Eva Cantarella
da www.limesonline.com, articolo di Laura Canali
Le mappe che escono dalle parole
Le parole sono la prima fonte d’ispirazione. Leggere gli articoli è la modalità più creativa e più corretta per me. L’articolo di un autore che descrive la propria analisi, citando toponimi e legami tra Stati o alleanze di varia natura – come quelle commerciali o strategiche – è una traccia molto importante. Un progetto di oleodotto o di gasdotto, per esempio, porta con sé varie problematiche da non sottovalutare nel disegno di una mappa. Con questa modalità si può realizzare un disegno completamente originale e che ha subito poca influenza esterna.
Le mappe create con l’aiuto delle mappe esistenti in rete
Per realizzare un certo tipo di mappe, è necessario fare una ricerca su quelle già esistenti. Potrei parlare del muro tra Messico e Stati Uniti. Da un solo articolo non è possibile ricostruire una barriera di quel tipo, oppure trovare i confini economici delle Zee (Zone economiche esclusive) marittime. È molto utile cercare dei siti web affidabili, come quelli governativi o di think tanks noti e raccogliere il materiale esistente per poter avere le idee ben chiare e partire da una base solida.
Per quanto riguarda le mie carte, esse sono il frutto di una realizzazione per strati. Il disegno di base dell’area geografica è il punto di partenza, cui vengono gradualmente aggiunte informazioni sempre verificandone l’attendibilità con controllo incrociato: analisi del territorio – informazioni dell’autore – istinto cartografico.
Le mappe create con bozzetti degli autori di Limes
Alcune volte capita di poter lavorare con autori che hanno una loro capacità di disegnare una mappa. Spesso questi schizzi sono il tentativo di descrivere un’idea oppure è un abbozzo di viaggio particolare. Questi “originali” sono davvero una fonte eccezionale e rara perché riportano informazioni prese sul campo che spesso rendono una mappa unica.
Responsabilità di un cartografo
Disegnare mappe geopolitiche porta con sé una grande responsabilità nei confronti dei lettori. Una mappa deve essere leggibile, deve guidare il lettore attraverso un percorso di segni, colori e simboli. Per questo motivo ogni mappa deve avere un centro da cui si dipanano le piste della comprensione.
Il centro è rappresentato dal senso generale del disegno, ossia sull’area geografica. Dopo aver focalizzato il centro lo sguardo si sposta sul secondo livello e cioè sul perché quell’area geografica è così importante da doverla analizzare. Pensando alla Siria mi verrebbe in mente la suddivisione del territorio nelle varie fasi della guerra.
Fatto questo cammino si passa al terzo livello, forse il più impegnativo: quello che riporta con simboli e frecce i movimenti, i legami, le alleanze che si possono intrecciare in quel territorio in un preciso momento storico. La geografia è solo lo spunto, è come un nastro trasportatore sul quale scorrono gli eventi. Infatti lo scenario cambia sempre. Anche nel giro di un giorno.
Non bisogna affezionarsi a una mappa. Talvolta la situazione evolve nel momento stesso in cui la sto facendo.
I colori
I colori sono un passaggio decisivo per le mie mappe. L’uso del colore per un lavoro tanto delicato come il mio ha bisogno di profondità culturale, cioè di una consapevolezza nello scegliere dalla tavolozza. I colori sanno veicolare sentimenti con molta rapidità.
L’utilizzo del nero per colorare un dato paese deve essere utilizzato solo in casi estremi e non permanenti. Il nero è un colore definitivo, evoca il lutto e la morte e non è valido nemmeno per segnalare un paese in guerra. Infatti rappresenta il dopo, semmai. Considero l’utilizzo del nero una sconfitta.
Dal punto di vista tipografico, il nero si forma mescolando tutti i colori di base (magenta, ciano e giallo). Il nero ingoia tutto. Per evidenziare un paese in crisi o in guerra, meglio utilizzare il rosso vivo, il giallo acido, l’arancio forte, il viola scarlatto. Sono colori che evocano un’emergenza, brillano in richiesta di attenzione e li scelgo in base al rischio e al livello del pericolo che in un dato momento quel luogo emana.
Dietro le quinte
Il lavoro che sta dietro le quinte di una mappa è moltissimo. Dopo aver disegnato il primo bozzetto si passa a una prima revisione di correzione per finire con circa quattro passaggi prima di andare in stampa. Il disegno viene realizzato con Illustrator, un software che consente un lavoro a mano libera che io realizzo con la tavola, la penna digitalizzatrice e mouse. Il file finale è adattabile a diversi usi come essere ingrandito innumerevoli volte ed essere stampato su pannelli di grande formato o proiettato in video.
Ma il vero grande lavoro è quello di non farsi travolgere dai sentimenti suscitati dalle parole che poi evocano i disegni. Tenermi fredda e un po’ distaccata è indispensabile per la mia credibilità di cartografa.
Per mantenere questa lucidità ho creato un diverso ramo di cartografia che ho chiamato mappe geopoetiche. L’esperimento è iniziato nel tentativo di realizzare i luoghi di un poeta del Novecento, Paul Celan. Dopo ho capito che potevo riversare un po’ dei miei pensieri in queste mappe fantasiose e libere dagli schemi indotti dalla geopolitica.
È stato un passaggio che rappresenta oggi la mia àncora, il mio punto fisso dal quale salpare per un nuovo viaggio.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
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