Vittorio Sabadin "Diana. Vita e Destino"

Sep 2, 2017 · 18m 28s
Vittorio Sabadin "Diana. Vita e Destino"
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Vittorio Sabadin
"Diana. Vita e Destino"
Utet
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Quando nel settembre del 1980 il reporter James Whitaker arrivò con due fotografi sulla sponda del fiume Dee, a Balmoral, non aveva idea di che cosa lo aspettava. Fece appena in tempo a scorgere la giovane ragazza bionda che accompagnava il principe Carlo nella sua battuta di pesca: sentiti dei rumori in lontananza, la ragazza si nascose rapida dietro un albero, utilizzando uno specchietto da cipria per controllare i loro movimenti. Whitaker, sorpreso dall’astuzia, disse agli altri due: «Questa ci darà filo da torcere. Ma chi è?».

Lady Diana Spencer avrebbe poi dato “filo da torcere” a tutti: al principe Carlo, alla regina Elisabetta, alla monarchia e all’intero popolo del Regno Unito, che d’improvviso si trovò a dover reimmaginare il proprio rapporto con la famiglia reale. Dopo secoli di misteri, corridoi silenziosi e finestre chiuse, di vicendevole riservatezza ed estremo rispetto, la tumultuosa e romanzesca storia d’amore tra Carlo e Diana infiammò il paese, dai primi giorni apparentemente felici del fidanzamento alla guerra domestica (e mediatica) che avrebbe segnato la fine di quel matrimonio da fiaba celebrato in diretta televisiva di fronte a milioni di persone.

Oggi, a vent’anni dalla tragica morte nel tunnel dell’Alma, a Parigi, siamo convinti di conoscere tutto di questa storia. Ma l’immagine di Diana, complici i mass media, è stata ridotta troppo spesso alla banalità del santino: amica di Madre Teresa, testimonial attiva per associazioni umanitarie e campagne per la prevenzione dell’AIDS, la “principessa del popolo” sarebbe stata, secondo copione, amata con trasporto e passione dai sudditi, detestata dalla regina, vessata dalla stampa, tradita e mortificata dal marito, immolata come simbolo di una vita libera e coraggiosa schiacciata dalla crudeltà delle istituzioni e della storia.

Ma Diana era molto di meno e molto di più. Aggirando i luoghi comuni e le partigianerie, Vittorio Sabadin penetra con acume quegli occhi tristi e distanti, restituendoci un ritratto inedito della “candela nel vento”, libero dalla mitologia posticcia, distante dagli scandali e dalle foto patinate, sfaccettato, finalmente controverso e, per questo, umano.


“Nei primi giorni del settembre 1997 il mondo è stato scosso da un’onda emotiva mai vista prima, che non ha avuto eguali neppure dopo. Miliardi di persone in ogni paese hanno pianto seguendo in tv i funerali di Diana, principessa del Galles, morta a trentasei anni nella notte del 31 agosto in un incidente stradale avvenuto in un tunnel di Parigi. [...] Negli ultimi anni della sua vita molte donne si erano totalmente identificate con lei: ogni ragazza che avesse problemi di peso, che fosse in lotta con un ambiente familiare o lavorativo che la soffocava, che si ribellasse a una società nella quale le regole erano scritte dai maschi, sentiva di avere qualcosa in comune con quella triste principessa. «Per molte donne, la vita di Diana era stata una fiaba – ha osservato Boris Johnson, ex sindaco di Londra –. Come lei non avevano avuto successo negli studi, non erano sempre state fortunate in amore, o avevano gli stessi problemi coniugali. È un grande campione di umanità quello che Diana è arrivata a toccare.»


Vittorio Sabadin
È stato corrispondente da Londra per “La Stampa”, giornale nel quale ha ricoperto per molti anni incarichi di vertice. Studia da tempo la storia e le tradizioni britanniche, la musica di Mozart e l’impatto dei nuovi media digitali sui giornali di carta, tema sul quale ha scritto il libro L’ultima copia del New York Times (Donzelli, 2007). Da anni collabora con il Teatro Regio di Torino per ideare adattamenti di opere liriche destinati ai ragazzi delle scuole. Per Utet ha pubblicato Elisabetta, l’ultima regina (2015) e Carlo, il principe dimenticato (2016).



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