27 AUG 2023 · Testo della catechesiSi alza un portale, tre Guardiani della Notte oltrepassano un lungo tunnel che termina con un secondo portale, oltrepassato il quale vedono ciò che non avrebbero mai immaginato di vedere: gli Estranei! Solo uno di loro riesce a sopravvivere e, giunto a Grande Inverno, viene decapitato per aver detto quanto visto.. letteralmente un martire, dal greco mártys, “testimone”, colui che ha visto qualcosa e ne dà “testimonianza”. Alla sua esecuzione assiste, con occhi ben aperti, un giovanotto di nome Brandon. Ha appena dieci anni e gli viene chiesto di assistere come forma di rito iniziatico poiché, dice il padre alla moglie: «il bambino deve crescere, l’inverno sta arrivando». Brandon poco prima si stava esercitando con l’arco, ma aveva mancato più volte il bersaglio, azione che, nella Bibbia, è l’immagine più concreta per intendere il peccato. Nei boschi viene ritrovato un cervo morto, ucciso da un animale estinto ormai da anni, la metalupa, morta a sua volta a pochi metri, lasciando orfani cinque cuccioli, ognuno dei quali viene preso dai rispettivi figli di Eddard Stark, colui che ha decapitato il Guardiano nonché padre di Brandon. Un sesto cucciolo, tuttavia, «lo scarto della figliata», così si dice, viene affidato a Jon Snow, figlio “bastardo” di Eddard. Il sesto giorno, sempre nella Sacra Scrittura, Dio ha creato l’uomo.. (cfr. Gn 1,26-27). Pochi minuti e Jon, mentre a Grande Inverno si sta festeggiando per l’arrivo del re, incontra il nano Tyrion, che lo chiama bastardo, sentendosi rispondere: «Che ne sai di cosa provi un bastardo?». «I nani – gli fa eco Tyrion, in assoluto il personaggio più amato dal pubblico – sono bastardi agli occhi dei loro padri». L’episodio si chiude con qualcuno, questa volta Brandon, che vede qualcosa che non doveva vedere.. E nella Bibbia, ci sia concesso un ultimo accostamento (bugia!), Dio sceglie continuamente l’ultimo, il secondo, lo scarto, non certo i migliori e più quotati. Tale concetto ha la sua trasposizione “martiniana” nelle figure del nano e del bastardo. Ma di cosa stiamo parlando? Nei 62’ della prima puntata – che ci spoilera subito che il Regno di Dio è dei “piccoli”, in tutti i sensi – sono insomma concentrati quasi tutti gli elementi di una saga fantasy pazzesca, carica di sesso quanto violenta, capace di mostrare risvolti politici quanto religiosi, psicologici quanto sociologici, atavici quanto attuali. Il titolo che abbiamo voluto dare a questo episodio della rubrica In effetti, che indaga la serie tv de Il Trono di Spade, è già gravido di intenti: se la cattedra, dal greco “sedia (a braccioli)”, è simbolo di autorità e potere, in chiesa come a scuola, il trono ne è la sua forma diciamo così “imperiale”; la penna è invece lo strumento capace di mettere “nero su bianco” quanto la parola afferma, ma «la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio», recita la Lettera agli Ebrei (4,12), mentre in quella agli Efesini san Paolo invita i suoi a prendere «la spada dello Spirito, che è la parola di Dio» (6,17), ragion per cui viene spesso raffigurato con quest’arma in mano; il libro, infine, è l’oggetto fisico che contiene e trasmette quanto narrato, nella Bibbia come nel romanzo de Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R.Martin, che ha ispirato l’adattamento televisivo di Game of thrones, la serie tv andata in onda dal 2011 al 2019 attraverso 73 episodi, proprio come il numero dei libri che compongono la Bibbia cattolica, ma prendiamolo come un caso.. A crearla sono stati David Benioff (pseudonimo di David Friedman), la cui famiglia ha origini ebraiche e già noto per l’adattamento cinematografico de Il cacciatore di aquiloni, e l’appassionato di videogiochi Daniel Brett Weiss. Durante l’eucaristia di una settimana di evangelizzazione di strada a Riccione, datata ormai nel lontano 2003, il fiorentino don Gianni Castorani disse durante l’omelia: «Preghiamo affinché i VIP si convertano!». È la serie tv statunit...